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Misteri d’Italia

Salvatore Giuliano di Francesco Rosi

“Misteri d’Italia” è il titolo di un’interessante retrospettiva tenutasi nei giorni scorsi al cinema Trevi di Roma, a cura del Centro Sperimentale di Cinematografia, nelle persone di Christian Uva e Pierpaolo De Sanctis, e con la collaborazione dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, di Cinecittà Luce, e delle società Pav, Mir Cinematografica, Movietime e Rosetta Film. Oltre alla proiezione di numerosi film (lungometraggi e corti) dedicati ai tanti, troppi, misteri d’Italia, si sono tenuti incontri e dibattiti che hanno visto impegnati Franco Bernini, Daniele Biacchessi, Franco Grattarola, Roberto Greco, Aurelio Grimaldi, Nino Marazzita, Massimo Martelli, Mario Martone, Luigi Perelli, Roberta Torre, Giorgio De Vincenti, Enrico Magrelli ed altri ancora, tra registi, sceneggiatori, docenti del DAMS dell’Università Roma Tre.

Leggendo le note allegate all’invito stampa che abbiamo ricevuto dall’Ufficio Stampa del Centro Sperimentale di Cinematografia, nella persona di Silvia Tarquini, scopriamo che nel manifesto di un film poco noto del 1994, Strane storie di Sandro Baldoni, campeggia un’immagine surreale ed inquietante: quella di un enorme squalo che, come piombato dal cielo, ha la testa conficcata nella carcassa di un vagone dell’Italicus, il tristemente noto treno Roma-Monaco di Baviera devastato da una bomba il 4 agosto 1974. Uno dei tanti, come detto “troppi”, misteri d’Italia, rimasti tali fino ad oggi. Difatti, per questa come per altre oscure vicende della storia della Repubblica Italiana non sono mai stati trovati i responsabili. Una storia oscura, dunque, che fa compagnia – nella storia del nostro Paese così come nella rassegna del Centro Sperimentale cui abbiamo assistito – ai drammatici fatti di Portella della Ginestra, piazza Fontana, Brescia, Ustica, Bologna, oltre ai tentati Golpe De Lorenzo e Borghese, alle discusse e misteriose morti di personaggi straordinariamente lontani tra di loro, quali il bandito Salvatore Giuliano, l’anarchico Giuseppe Pinelli, Enrico Mattei, Aldo Moro, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, Roberto Calvi, fino a giungere alle stragi di mafia degli anni Novanta. Tutte storie che appartengono ai cosiddetti “misteri d’Italia”; nodi apparentemente inestricabili di un passato remoto e prossimo che la rassegna ha ripercorso proiettandone la rappresentazione ed una possibile interpretazione nella cornice del grande schermo.

Si è voluto adottare uno sguardo ad ampio raggio, capace di rendere conto del cinema d’autore così come dei casi più rilevanti di quella produzione documentaria e indipendente che ha tentato di fronteggiare questioni cruciali all’interno di tale scenario, talvolta attraverso instant-movie. Complementare a tale direttrice è quella dedicata ai modi in cui l’immaginario dei misteri italiani ha trovato spazio in un cinema di genere che, attraverso i codici popolari (radicati soprattutto nel filone poliziesco degli anni Settanta), ha saputo fotografare le zone più buie della nostra “notte della Repubblica”.

Per la cronaca, tra i film presentati durante la rassegna romana, ci piace ricordare alcuni. “Salvatore Giuliano” (1961) di Francesco Rosi; cronaca oscura dei fatti che hanno condotto alla morte del bandito siciliano Salvatore Giuliano, il cui corpo fu rinvenuto a Castelvetrano la mattina del 5 luglio 1950. “Il sasso in bocca” (1970) di Giuseppe Ferrara, con il titolo che rappresenta lo sfregio che la mafia compie sul cadavere di un affiliato che ha rivelato segreti ad estranei; il film è stato concepito come un’indagine sulla moderna mafia siciliana e sulle sue origini storico-sociologiche. “Segreti di Stato” (2003) di Paolo Benvenuti, sui drammatici fatti di Portella della Ginestra nella cornice del processo di Viterbo del 1951, offrendone una versione inedita basata su documenti ufficiali e ricerche storiche. “Il caso Mattei” (1972) di Francesco Rosi, con Gian Maria Volonté nei panni di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni che aveva osato sfidare gli interessi petroliferi statunitensi restando vittima, nel 1962, di un misterioso incidente (il jet privato fu sicuramente sabotato, cadendo nei pressi di Melegnano). “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970) di Elio Petri, anch’esso interpretato da Gian Maria Volonté. Oscar al “miglior film straniero” nel 1971, nonché Grand Prix a Cannes, il film è ben noto e non ha bisogno di parole per essere ricordato. “Ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli” (1970) è segnato ancora dall’accoppiata Elio Petri (regista) e Gian Maria Volonté (attore protagonista). Al “caso Pinelli”, la rassegna romana ha dedicato altri spazi, compresi due cortometraggi.

A tal proposito, molti sono stati i cortometraggi, tutti interessanti e poco noti (quando non pressoché inediti), presentati al cinema Trevi: “Italicus” (1974), di Giampaolo Bernagozzi, Pierluigi Buganè e Vittorio Zamboni, evidentemente dedicato alla strage già citata; “2 agosto 1980: oggi” (2005) e “2 agosto. Stazione di Bologna. Binario 9¾” (2006), entrambi dedicati da Filippo Porcelli alla strage di Bologna; molti altri corti presentati a Roma nascono dal progetto NowHere, che coinvolge studenti universitari, giovani e cittadini in un’attività di laboratorio, e nasce all’interno della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna.

Un corto di lunghezza superiore agli altri presentati, ventidue minuti per l’esattezza, firmato da Daniele Biacchessi ed intitolato “Il filo della memoria” (2001), ha il pregio di sintetizzare, con l’ausilio del montaggio di Gianfranco Vietti, un viaggio nel dolore delle vittime lungo le pagine più buie della strategia della tensione, che passa da piazza Fontana alla stazione di Bologna, passando per altre stragi già ricordate in questo articolo.

La rassegna romana non si è fatta mancare anche titoli più recenti, toccando altri “fattacci” della storia del nostro Paese, come il film di Michele Placido, del 2005, “Romanzo criminale”, tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, e che poi ha dato il via ad un serial tv. Il docente di Roma Tre, professor Christian Uva, ha giustamente parlato di film sulla “peggio gioventù” della banda della Magliana, giocando sul titolo di un noto film di Marco Tullio Giordana.

Affascinante la rassegna del CSC, che meriterebbe di diventare un libro. I misteri d’Italia intrigano, appassionano, fanno discutere, indignano, coinvolgono, feriscono, anche sul grande schermo.

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