Skip to content

La saggezza del vignaiolo

Parlare di Sebastian Stoker on è cosa facile, tanto è semplice la sua umanità. Gli fai una domanda e lui ti risponde con una semplicità ovvia. Ed io resto a guardarlo, curiosa. Ti guarda con due occhi celesti, intensi ed espressivi. Parla e ti guarda dritto dritto negli occhi, come se non solo con le parole, volesse farti comprendere, ma sopratutto con il cuore. E ti fa capire l’amore per le vigne, per il vino, per la terra, per il suo territorio. Non so come fa, ma sembra avere appena venti anni, tanto è il suo entusiasmo per la vita, per il futuro. Parla dei suoi vini, come entità destinate al futuro. E il tempo gli ha dato ragione.
La saggezza lo ha portato anche a salvare dall’estinzione un vitigno storico, il Terlaner Bianco, troppo spesso confuso con altre viti, con altri vini. Questa è una varietà indigena, molto particolare, infatti, non si feconda da se, come le altre viti e, non tutti gli acini vengono fecondati; per cui è una specie dal raccolto insicuro. Ma è una vite che a Terlano ha una lunga tradizione. Abbandonata e quasi dimentica, è stata salvata dall’oblio, grazie a Sebastian Stocker e ai Masi Kohler e Lehenegg. Sebastian ha offerto ai suoi amici il prodotto dell’uva Terlaner Bianco, per la prima volta nel Natale del 2003, imbottigliando l’originale vino della tradizione storica locale. La zona in cui cresce questa vite è cruda, non è facile, come del resto non è facile il suo prodotto. Ne produce poche bottiglie all’anno, in un vigneto arroccato in montagna. Entriamo nella sua cantina-laboratorio e ci chiede che cosa vogliamo assaggiare. Ma ci informa che non aprirà il Terlaner Bianco, perchè “è veramente prezioso”! Così, iniziamo con il brut Natur, o Pas dosèe. Insomma, un metodo classico che non contiene zucchero aggiunto dopo la sboccatura. E poi, via con brut, e riserve…. ed io gli chiedo di aprire altre bottiglie, in un clima amichevole e veramente piacevole. Ogni bottiglia è una scoperta nuova… Ogni bottiglia un piacere. Un piacere unico, soprattutto perchè ogni bottiglia ci è raccontata personalmente da Sebastian: difficoltà dell’annata, pregi dell’uva, tappi difettosi. E poi i suoi esperimenti per portare lontano nel tempo il suo vino. I suoi vini. Nel 1962 nasce l’idea di spumantizzare viene bocciata dal consorzio della cantina Terlan, così l’anno successivo compera un piccolo Maso, dove pianta i primi Chardonnay e inizia a sperimentare il metodo classico, dopo un viaggio in Francia, Nello Champagne, naturalmente, dove è tornato per approfondire le fasi di spumantizzazione. Per lui il metodo classico deve esprimere in modo particolare la finezza del vino. Dietro la porta della cantina, dove stocca le sue bottiglie, una specie di lavagna, quì accanto all’anno ci sono dei segni, corrispondono alla qualità che si aspetta da quell’annata, da quel vino in pèarticolare. Un modo esclusivamente artigianale di lavorare. Insomma, sembra quasi una di quelle… capsule del tempo. Ma il vino è vivo e vive con due anime: la propria e quella del viticoltore. Non è poco. Vive della terra, del territorio; delle stagioni e del sole e della pioggia; vive delle sconfitte e delle vittorie.
Questi vini portano con se l’anima, la storia, la tradizione; Altrimenti non c’è grazia, e tutto sarebbe perduto, come afferma lo stesso Sebastian.

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME