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Generale Leonardo Tricarico, Presidente ICSA

Presso la Camera dei deputati è stato presentato dalla Fondazione ICSA il “Rapporto sul terrorismo internazionale di matrice jihadista – Il modello italiano di prevenzione e contrasto”. Sono intervenuti: l’on. Angelino Alfano, Ministro dell’Interno, il sen. Marco Minniti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Autorità Delegata per la Sicurezza della Repubblica, il Prefetto Alessandro Pansa, Capo della Polizia, il Generale di Corpo d’Armata, Leonardo Gallitelli, Comandante Generale dell’Arma dei carabinieri, il Generale di Corpo d’Armata Saverio Capolupo, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Hanno illustrato le finalità e i contenuti della ricerca, il Prefetto Carlo De Stefano, già Direttore Centrale della Polizia di Prevenzione e Vice Presidente di ICSA, ed il Generale di Divisione Giampaolo Ganzer, già Comandante del ROS e Consigliere scientifico di ICSA. Il Questore della Camera, on. Stefano Dambruoso, ha rivolto un indirizzo di saluto a tutti i convenuti.

Generale Leonardo tricaricoPresidente, quando e perché nasce la Intelligence Culture and Strategic Analysis? La Fondazione ICSA nasce da una intuizione del compianto Presidente Francesco Cossiga e di Marco Minniti, attuale sottosegretario ai Servizi di informazione a Palazzo Chigi, con i quali ci siamo trovati a ragionare sulla necessità di promuovere e rafforzare una cultura dell’intelligence in Italia presso le istituzioni, i media e l’opinione pubblica in generale.

Dal “Rapporto  sul terrorismo internazionale di matrice jihadista. Il modello italiano di prevenzione e contrasto” presentato recentemente alla presenza del Ministro degli Interni Alfano, il senatore Marco Minniti sottosegretario alla Presidenza Consiglio Ministri e autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, il Prefetto Alessandro Pansa capo della Polizia, il comandante dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, della Guardia di Finanza Saverio Capolupo,il Prefetto Carlo De Stefano, già direttore Centrale della Polizia di Prevenzione e vice presidente ICSA, il generale di divisione Giampaolo Ganzer, già comandante del ROS e consigliere scientifico di ICSA ed il questore della Camera Stefano Dambruoso. Che cosa è emerso? La ricerca ha fatto emergere, tra le altre cose, l’efficacia del modello italiano di prevenzione e contrasto del terrorismo jihadista, nell’ambito di sistemi di alleanza e di coalizioni ove vigono obiettivi e procedure comuni, vincolanti per tutti i partecipanti. Nella realtà, talvolta accade che i singoli Stati – subordinati al proprio quadro normativo e costituzionale nonché ai propri interessi vitali nazionali – perseguono finalità tra loro non convergenti, perché ognuno tende a privilegiare gli interessi del proprio sistema Paese, assumendo un peculiare modus operandi nelle questioni internazionali. In un sistema ormai multipolare tali comportamenti si stanno accentuando sempre di più e tuttavia il nostro modello si sta rivelando efficace, sia sul territorio nazionale sia nei teatri operativi, nel rispetto delle regole e degli interessi vitali nazionali, riuscendo a coniugare le esigenze di sicurezza dello Stato con quelle di tutela delle libertà individuali e della privacy di ciascuno.

Come è cambiato il terrorismo negli anni, quale è oggi il più pericoloso? Il modello più pericoloso è senz’altro quello qaedista. Al Qaeda è oggi più che mai una rete in franchising, un marchio che appartiene a chi se ne appropria per rivendicare attentati, continuando nel contempo ad avere la forza e le capacità di realizzare attacchi di grande e grandissima portata. Il metodo qaedista si incarna nell’appello rivolto, principalmente attraverso i moderni canali mediatici e internet, a tutti i musulmani nel mondo, ad intraprendere la jihad. Tra le conseguenze principali di un simile approccio, vi è il rafforzamento del terrorismo spontaneista che determina oltre ad una maggiore imprevedibilità, soprattutto la difficoltà di individuare cellule o singoli jihadisti che, privi di background e di specifici collegamenti con gruppi strutturati, soggetti a rapidissimi processi di radicalizzazione, entrano in azione in assenza di direttive impartite a livello gerarchico.

Come hanno influito ed influiscono le nuove tecnologie? Nella più recente evoluzione della strategia qaedista, il web ha acquisito una sempre maggiore centralità. Il singolo aspirante jihadista, attirato dalla retorica di predicatori e di leader dei principali gruppi terroristici jihadisti, trova su internet il materiale per acquisire le conoscenze tecniche, come il confezionamento degli ordigni artigianali, e dopo aver selezionato in autonomia l’obiettivo da colpire, passa all’azione nel momento in cui si sente pronto, sapendo di rispondere ad un appello alla jihad, che la leadership di Al Qaeda ha permanentemente lanciato via internet. La minaccia di un tale approccio è molto elevata, soprattutto perché percepita come generalizzata, incombente e sconosciuta nelle sue reali potenzialità. I suoi effetti, anche nel caso di azioni di portata relativamente limitata, vengono esaltati dalla propaganda mediatica qaedista, moltiplicandosi nell’immaginario collettivo.

I Paesi  europei a rischio e cosa attuano per difendersi? Non vi è un Paese europeo più esposto di altri. Va certamente potenziato però il coordinamento degli apparati di sicurezza e di intelligence nazionali.

L’evoluzione della difesa militare italiana, nei confronti delle minacce  esterne, come ha cambiato la nostra immagine? Il modello di difesa nazionale è indubbiamente cambiato e si dovrà adattare sempre più alle nuove tipologie di conflitto. Dopo la caduta del muro di Berlino, i conflitti convenzionali sono molto più rari e limitati mentre quelli non convenzionali persistono tenacemente, sono preponderanti e si sviluppano, con palese tendenza, all’interno degli Stati stessi con molti, fra i combattenti, che non indossano uniformi. Il conflitto non convenzionale (o asimmetrico) – dove il debole lotta contro il grande e può metterlo in crisi – è la forma dominante negli attuali teatri operativi.

Ai vostri corsi chi sono i giovani che vi partecipano? Che cosa è la ” Cultura dell’intelligence”? La cultura dell’intelligence, nell’accezione di ICSA, consiste nella promozione di una cultura della sicurezza e del valore dell’informazione presso le istituzioni ed i cittadini, nonché nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa il ruolo e le attività dei Servizi segreti. Proprio per questo, la Fondazione ICSA di recente ha misurato il grado di fiducia degli italiani nella propria intelligence. I risultati della rilevazione campionaria, per certi versi, sono stati sorprendenti e contribuiscono a sfatare una serie di miti e luoghi comuni circa l’immagine proiettata dai Servizi sull’opinione pubblica, un’immagine che oggi è piuttosto positiva e in ascesa: più di sei italiani su dieci infatti esprimono una particolare fiducia nell’attività dell’intelligence. Nella stessa indagine, i giovani, nella quasi totalità, hanno espresso un particolare interesse verso la professione di agente segreto soprattutto per spirito patriottico, volontà di contribuire alla sicurezza nazionale e status socioeconomico.

I rapporti della ICSA con le sue omologhe e le  istituzioni straniere? ICSA ha dovuto darsi in questi anni un’architettura organizzativa e scientifica su basi nazionali. Il prossimo step nel medio-lungo periodo sarà di proiettare la propria azione culturale, tecnica e scientifica sul piano internazionale.

Presidente, la Spagna è la nazione che ha subito i più gravi attentati terroristici negli ultimi anni e lo sbarco di migliaia di clandestini, le cifre parlano di più di un milione, fra i quali spesso si nascondono dei ” proseliti” del terrorismo. Anche da noi è così? Indubbiamente l’inevitabile aumento dell’immigrazione clandestina – sia per l’esponenziale aumento dei soggetti che lasciano le aree di crisi, sia per la attuale grandissima difficoltà degli stati rivieraschi a controllare efficacemente le proprie coste ed impedire e/o scoraggiare le partenze dei migranti verso l’Europa – è un problema complesso che l’Italia e l’Europa sono chiamate a gestire con lucidità e razionalità. Non va mai operata però un’equazione immigrati clandestini=terroristi. Dal nostro punto di vista, in questa fase, è necessario invece prestare particolare attenzione agli sviluppi del conflitto siriano. Al riguardo, la preoccupazione maggiore deriva da quei soggetti che dopo aver combattuto in quel teatro operativo rientreranno nei Paesi di provenienza, facendo tornare in Europa lo spettro del reducismo. Infatti, la Siria è attualmente l’area di crisi che esercita il più forte richiamo per i volontari stranieri che provengono oltre che dal Medio Oriente, dal Nord Africa (ma anche dal Caucaso e dall’Asia Centrale) e dall’Europa. Molti miliziani stranieri si sono uniti ai gruppi jihadisti ed il loro eventuale ritorno potrebbe sensibilmente aumentare la minaccia terroristica nei paesi di origine. La fase del rientro in Europa è quindi quella che dovrà essere maggiormente seguita sul piano dell’intelligence per verificare tempistiche e modalità di arrivo, senza trascurare l’attività informativa sul contesto familiare e sulla micro comunità di riferimento.

La Fondazione I.C.S.A. (Intelligence Culture and Strategic Analysis), ente di diritto privato, è un centro di analisi e di elaborazione culturale che intende trattare in modo innovativo i temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence. Il Presidente della Fondazione è  il Gen. Leonardo Tricarico. Sono altresì organi della Fondazione il Segretario Generale, Sen. Paolo Naccarato, il Vice Segretario Generale, Giovanni Santilli. Il Consiglio Scientifico formato da figure accademiche e professionali di alto profilo, nazionale e internazionale, e di riconosciuta rappresentatività scientifica in materia di difesa, sicurezza ed intelligence, è un organo fondamentale nell’assetto organizzativo della Fondazione. La Fondazione I.C.S.A. si pone l’obiettivo di analizzare i principali aspetti connessi alla sicurezza nazionale interna ed esterna, all’evoluzione dei modelli di difesa militare dalle minacce esterne, alla crescita dei principali fenomeni criminali e illegali in Italia e all’estero, alla sicurezza informatica e tecnologica dello Stato e dei cittadini, soprattutto in relazione al crescente dispiegarsi della globalizzazione economica, finanziaria e giuridica. In questa prospettiva di analisi, lo sguardo degli apparati normativi, delle strutture di intelligence, dei corpi dello Stato che tutelano l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, deve essere in grado di interpretare in chiave critica la combinazione delle principali dinamiche politiche, sociali ed economiche, interne ed esterne alla vita di un singolo Paese. La Fondazione intende, pertanto, attraverso propri gruppi di progettazione e di studio, fornire un originale apporto in termini di analisi, studi, rapporti di ricerca, puntando a diventare un polo di riferimento culturale per istituzioni politiche e amministrative (centrali e periferiche, nazionali e internazionali), commissioni parlamentari e governative, centri di ricerca e università, impegnate sui temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence. Inoltre, la Fondazione si pone l’obiettivo di progettare e implementare percorsi di alta formazione specialistica (master post-laurea, seminari di studio, ecc.) in collaborazione con istituzioni politiche, amministrative, economiche e culturali. L’istituzione di borse di studio da destinare a giovani studiosi e ad appartenenti alle strutture della sicurezza e della difesa nazionali rappresenta un obiettivo primario della Fondazione. Tra gli scopi principali della Fondazione vi è anche quello di diffondere una cultura dell’intelligence in Italia, attraverso momenti di comunicazione mirata (seminari di studio, convegni, forum) e strumenti di diffusione editoriale specializzati (report di analisi, riviste, newsletter). La Fondazione potrà ricevere finanziamenti pubblici da organismi ed istituzioni nazionali ed internazionali, nonché donazioni da privati. ICSA si è dotata di una sede operativa a Roma in grado di assicurare ai Soci e agli esperti e studiosi delle materie di pertinenza della Fondazione un ambiente di studio e di dibattito culturale. Infine, per perseguire i propri scopi la Fondazione assumerà iniziative finalizzate a: a) promuovere, finanziare e patrocinare progetti di ricerca scientifica e di analisi storiografica sui temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence; b) promuovere, finanziare e patrocinare manifestazioni ed eventi culturali sui temi della propria attività istituzionale; c) la Fondazione, inoltre, stipulerà convenzioni con ministeri, enti pubblici e partner economico-imprenditoriali italiani ed esteri al fine di promuovere la conoscenza e l’analisi delle politiche pubbliche in tema di sicurezza e difesa, anche attraverso l’organizzazione di eventi e convegni di rilevanza nazionale ed internazionale.

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