Skip to content

la doppia vita di VeroniaROMA – La Cineteca Nazionale ed il Centro Sperimentale di Cinematografia organizzano un fine settimana (3 e 4 maggio) dedicato al cinema polacco, presso il Cinema Trevi, nelle immediate vicinanze della Fontana di Trevi della capitale.  Il titolo dell’iniziativa è “Dalla Polonia con amore: Walerian Borowczyk, Krzysztof Kieslowski e Roman Polanski”. Prosegue, dunque, l’omaggio a Walerian Borowczyk con quattro film dedicati all’amore, all’eros… in una parola: alla donna. «L’erotismo (o dovremo dire la visione del mondo) di Borowczyk, in gran parte ignaro del capitalismo e della merce, in un certo senso ancora “settecentesco” – anche se perfettamente consapevole dei meccanismi del potere –, spesso arriva ad un’ammissione di sconfitta e di perdita dell’oggetto del desiderio. Perfetta metafora dello spettatore cinematografico, senza consolazioni» (Pezzotta). Come in una scatola cinese si chiude un universo e se ne apre un altro, quello di Krzysztof Kieslowski e le sue «storie tesissime, brutalmente esplicite (dolori, rancori, vendette, idiozie, follie), che Kieslowski narra schiacciando i personaggi, se si può dire, sotto la macchina da presa, senza concedergli – come il Dio che evoca, non clericalmente – scampo alcuno» (Di Giammatteo). Ma la fine non è mai nota. Si è cominciato questo omaggio con cineasti polacchi ma esuli e si chiude con il regista probabilmente più celebre: Roman Polanski e il suo Luna di fiele… un altro film sulla perdizione e la morte. Va opportunamente detto che le citazioni di Borowczyk sono tratte da Emanuele Horodniceanu (a cura di), Walerian Borowczyk, Circuito Cinema, Venezia, 1982, e Alberto Pezzotta (a cura di), Associazioni imprevedibili. Il cinema di Walerian Borowczyk, Lindau, 2009. Tornando al week-end al Cinema Trevi (Vicolo del Puttarello, 25 – Roma; ingresso a 4,00 €), si inizia sabato 3, alle ore 17.00 con “Goto, l’isola dell’amore” di Walerian Borowczyk (1968, 92’). «Nell’isola di Goto, governata da Goto III, un ladro salvato in extremis da un’esecuzione inizia una scalata sociale che lo porta al potere ma non a conquistare Glossia, l’agognata moglie del re» (Horodniceanu). «Goto è stato vietato dalla censura polacca. L’isola di Goto non rappresenta la Polonia ed è ridicolo supporlo […]. I censori polacchi lo proibiscono perché trovano nel mio film una satira sulla razionalizzazione del lavoro nelle fabbriche polacche, la razionalizzazione degli strumenti di lavoro, cosa che per me è una grande scoperta» (Borowczyk). A seguire, alle ore 19.00, “Nel profondo del delirio” di Walerian Borowczyk (1981, 91’). «Nel profondo del delirio – ovvero fascino discreto della borghesia britannica in una rivisitazione del classico racconto Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (1886). […] Nell’attuale versione di Walerian Borowczyk, polacco espatriato e maestro dell’erotismo cosmopolita, Udo Kier come Jekyll tiene i capelli lunghi, come Hyde li ha tagliati all’Umberto. Per rendere il trucco meno appariscente la trasformazione avviene nella vasca da bagno, dove il protagonista entra bellissimo e dopo aver sguazzato gagliardamente ne esce con un grugno patibolare» (Kezich). Ancora a seguire, alle ore 21.00, “Regina della notte” di Walerian Borowczyk (1988, 97’). «Regina della notte è il film di un uomo alle soglie dell’anzianità, che non si è ancora stancato di esplorare il femminino, e che cerca in esso una risposta per il mistero della vita e della morte. Miriam, attrice, meretrice, sacerdotessa, diventa una figura via via meno reale e più metafisica» (Curti). Tratto dal romanzo di André Pieyre de Mandiargues Sparirà tutto, Regina della notte, è anche l’ultimo film per il cinema di Borowczyk. La seconda giornata, quella di domenica 4, inizia sempre alle ore 17.00, con “Interno di un convento” di Walerian Borowczyk (1978, 97’). «1829. Interno di un convento nelle Marche. Una delle suore, Lucrezia, è sorpresa dalla badessa in compagnia dell’amante Paolo Montesano. Il giovane è allontanato ed imbracato per le lontane Americhe» (Horodniceanu). «Ho scelto questa novella di Stendhal perché l’amavo da molto tempo. Ho trovato, peraltro il racconto interessante e ideale per la trasposizione sullo schermo. Inoltre è attuale questa storia di donne sole e rinchiuse. L’ipocrisia, le proibizioni, la censura sono attuali» (Borowczyk). Alle ore 19.00, “La doppia vita di Veronica” di Krzysztof Kieslowski (1991, 98’). «La polacca Weronika e la francese Véronique sono fisicamente identiche e non si conoscono, ma ciascuna delle due intuisce confusamente l’esistenza dell’altra. Tra le cose che hanno in comune (mancine, musicalmente dotate, orfane di madre) c’è una malformazione cardiaca. […] Film enigmatico in bilico tra realtà e mistero, da sentire più che da capire razionalmente, tentati dalla smania dell’interpretazione. Non a caso la musica (di Zbigniew Preisner) vi ha una funzione trainante. Scritto dal regista con Krzysztof Piesiewicz, suo sceneggiatore per Dekalog. La continuità tra le due opere è evidente, e non soltanto a livello stilistico. Premio a Cannes per la Jacob, radiosa svizzera di lingua francese» (Morandini). Chiude la breve rassegna, alle ore 21.00, “Luna di fiele” di Roman Polanski (1992, 142’). «Dal romanzo omonimo di Pascal Bruckner. A bordo di una nave in crociera da Venezia a Istanbul una coppia inglese (Grant, Scott Thomas) è coinvolta nelle fantasie sessuali e sadiche di un mediocre scrittore americano storpio (Coyote) su sedia a rotelle la cui moglie francese (Seigner) se li porta a letto entrambi, una dopo l’altro. […] Soltanto in apparenza è un film sulla corruzione dell’innocenza e ha poco o nulla da spartire con l’ultimo filone erotico di Hollywood (Attrazione fatale, Nove settimane e mezzo ecc.). C’è – tema ricorrente nel regista polacco – il senso di un destino già scritto e immodificabile, di una fatalità distruttiva che coincide con una disperazione esistenziale. E la visione del rapporto di coppia esclusivamente in termini di potere» (Morandini).

 

 

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME