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Tra archeologia e vino…le antiche viti della Serenissima, rivivono nel Brolo di Cannareggio

brolo1Per tutta la durata di Expo, il Consorzio Vini Venezia contribuisce a riaprire le porte dell’antico Brolo di Cannaregio,regalando ai turisti di tutto il mondo la possibilità di vedere uno dei più antichi giardini di Venezia. Nell’orto giardino del Convento dei Carmelitani Scalzi, che risale alla metà del Seicento, il consorzio ha fatto rivivere le antiche viti della Serenissima. Un vigneto unico, ottenuto dal materiale genetico prelevato e riprodotto dalle varietà presenti da centinaia di anni all’interno della laguna di Venezia. Dopo aver creato un vigneto nell’isola di Torcello, utilizzando il materiale genetico prelevato dalle vecchie viti di Venezia mappate e studiate all’interno di conventi, broli, giardini e altri luoghi, ora il Consorzio Vini Venezia alza il sipario su un altro lavoro: il restauro e il ripristino dell’orto-giardino del convento dei Carmelitani Scalzi a Cannaregio, adiacente alla chiesa di Santa Maria di Nazareth, meglio conosciuta come chiesa degli Scalzi, uno dei più mirabili esempi dell’architettura barocca veneziana. l’utilizzo dello stesso materiale genetico ricavato dall’analisi e dalla mappatura delle antiche viti della città lagunare, ha dato la possibilità di far rivivere una parte della storia della laguna. Un progetto, firmato dall’arch. Giorgio Forti, che ha permesso la ristrutturazione e l’apertura al pubblico di uno dei più importanti luoghi di Venezia. Uno scrigno verde a salvaguardia della biodiversità della città lagunare dove sono state scelte e recuperate tutte le essenze floreali proprie dell’habitat veneziano. Sette aiuole raccoglieranno piante di tipo diverso, dal frutteto all’uliveto, dal bosco al prato. A ciascuna di esse si accompagnano, lungo il percorso, coltivazioni diverse, tra cui rampicanti (gelsomino, glicine, vite americana, edera, bignomia gialla, plumbago), alberi di noce, passiflora, iris, erbe aromatiche, alberi di alloro, alberi medicinali, melograno, kiwi, kaki, rose, frutti di bosco. I due vigneti sperimentali, quello di Torcello e quello sorto all’interno dello storico convento, sono stati creati utilizzando le varietà mappate e riprodotte, a partire dal 2010, nell’ambito del progetto storico-scientifico diretto dal prof. Attilio Scienza, in collaborazione con un gruppo di tecnici dell’Università di Padova e Milano, il Centro di Ricerche per la Viticoltura di Conegliano e l’Università di Berlino. Un lavoro che ha interessato esemplari presenti non solo a Venezia ma anche nelle isole della Laguna. Per scoprire la provenienza, l’identità e l’entità del germoplasma viticolo della laguna diverso dai vitigni già conosciuti, è stata pianificata un’indagine a tappeto su tutto l’areale. I campionamenti sono stati effettuati in 11 località comprese tra la laguna nord (isola di Torcello, delle Vignole e di S. Erasmo), Venezia città e la laguna sud (Lido Alberoni, S. Lazzaro degli Armeni e Pellestrina). Il progetto è stato approvato anche dal Comitato Venice to Expo 2015 che ne ha riconosciuto la grande valenza culturale e ne ha colto le potenzialità in fatto di turismo alternativo.

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