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La stampa 3D: dentro la bolla della quarta rivoluzione industriale

Oggi, per quarta rivoluzione industriale, si intende parlare della manifattura additiva, o piĆ¹ comunemente conosciuta e chiamata stampa 3D

indexForse non ce ne siamo resi conto, ma intorno a noi, intorno alla societĆ  odierna, si ĆØ gonfiata, ed inizia ad espandersi, la bolla di quella che ĆØ giĆ  stata definita la quarta rivoluzione industriale della storia dell’uomo. Oggi, per quarta rivoluzione industriale, si intende parlare della manifattura additiva, o piĆ¹ comunemente conosciuta e chiamata stampa 3D. Questo tipo di processo produttivo, sembra proprio essere considerato il nuovo Eldorado della tecnologia. Sembra avere infinite applicazioni e infiniti sbocchi pratici, da quelli tecnici a quelli tecnologici, dalla sanitĆ , all’aeronautica, fino su, su, nello spazio infinito… per tornare coi piedi per terra, alla pasta fatta in casa della nonna (che era tanto buona). Insomma, a volte sembra proprio che basti avere una buona idea,magari una di quelle idee alle quali nessuno aveva mai pensato prima, e magicamente, per parafrasare: tridimensionalmente, si puĆ² diventare ricchi e senza neanche tanta fatica; basta il solo acquisto di una di queste meravigliose macchine. Ma le cose non stanno sempre proprio cosƬ, come spiega Alessandro Ricci, manager della Rete Manifattura Additiva Umbra. Rete costituita dalle societaā€™ 3dbit , 3dific, Dimention 4, Green Tales, Hub Corciano Hub, tanto per essere precisi. E allora, le cose sono spesso diverse rispetto all’immaginazione, e magari a volte ci vogliono passi e tempo, che accompagnino l’intuito iniziale. La stampa 3D, o meglio ARM, Additive Robotic Manufacturing come la definisce Alessandro Ricci, eā€™ senzā€™altro una tecnologia all’avanguardia, che permette soluzioni irraggiungibili e che a volte possono sembrare fantascientifiche, per altre tecnologie: la possibilitĆ  di passare direttamente da un disegno tridimensionale a un oggetto reale e funzionante; realizzare geometrie altrimenti impossibili da ottenere; produrre serie molto ridotte a basso costo. Sono valori che stanno effettivamente cambiando i processi produttivi e gli interscambi sociali. Insomma, sono processi che nel tempo potrebbero effettivamente portare ad un nuovo e diverso assetto della societĆ , in cui processi oggi ancora ritenuti necessari, possono diventare superflui o addirittura essere omessi, basti pensare ai trasporti, in modo particolare a quelli su gomma; all’industria del petrolio e dei polimeri. Tuttavia lā€™eccitazione (hype) che questa tecnologia sta generando pare dettata in gran parte da una certa superficialitĆ : ā€œlā€™ARM e lā€™utilizzo di questi Universal Tools, come abbiamo battezzato le stampanti 3D, non determinano tout court la democratizzazione dei sistemi produttivi, ma si tratta di strumenti che, alla stregua di un tornio o di una fresa, devono essere messe in mani capaci e al servizio di in menti educate, dalle quali, a quel punto, possono scaturire oggetti e soluzioni effettivamente straordinariā€. Lā€™esempio dellā€™Umbria eā€™ peculiare: un gruppo di aziende che operano oramai da anni nel campo dellā€™ARM ha strutturato le proprie risorse e competenze per offrire soluzioni e servizi del piĆ¹ alto livello qualitativo. Le attivitĆ  sono da subito iniziate con lo scopo di individuare e operare in competenze complementari che possono allargare il campo dā€™azione della rete. Il risultato sarĆ  quindi, un distretto della manifattura additiva umbra ricca di competenze solide e complementari le une con le altre, ad alta specializzazione e di livello internazionale, che potrĆ  offrire servizi decisamente significativi per lā€™industria sia locale che di piĆ¹ ampia rete nazionale e internazionale; insomma, proprio senza confini. Finalmente, grazie ad un approccio strategico maturo, lā€™Umbria potrebbe cogliere prima di altri le opportunitĆ  fornite dalle nuove tecnologie. Che l’Umbria sia una terra verde per un nuovo Eldorado? Un punto importante dove sviluppare nuove tecnologie al servizio della societĆ , mantenendo quasi intatto e sempre verde il cuore d’Italia?

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