Skip to content

Enologica, tre giorni di rassegna dei vini di Montefalco

Una passeggiata tra cantine, Sagrantini, vecchie e nuove conoscenze, alla scoperta del vino simbolo di Montefalco.

eno4MONTEFALCO (PG) – Una passeggiata tra cantine, Sagrantini, vecchie e nuove conoscenze, alla scoperta del vino simbolo di Montefalco. A Montefalco, per una bella passeggiata, tra cantine e produttori, tra vecchie e nuove conoscenze, per assaggiare vini e conoscere meglio chi il vino lo fa in prima persona. Insomma, Enologica fa sempre una bella figura, e mi da la possibilitĆ  di conoscere vini e cantine. Manifestazione che riesce a proporre al pubblico una gran parte del panorama vinicolo locale, di una terra fatta di persone che hanno fatto la storia di un vino assolutamente di territorio: il Sagrantino, figlio d’Umbria, ma soprattutto figlio di Montefalco, dove ĆØ autoctono e, inscindibile dalla cittĆ . Ma Montefalco non ĆØ solo Sagrantino e rossi importanti e ben strutturati, ma ĆØ anche terra di bianchi di territorio e generosi, che sanno raccontare la storia di generazioni, come Ad Armando 2013, il Trebbiano Spoletino di Tabarrini, 8000 bottiglie tutte subito vendute. Vitigno che racconta la storia di una civiltĆ  contadina ormai scomparsa, recuperato da un decennio, con la prima vera annata nel 2004. Ma la cantina produce 3 cru di Sagrantino, da 3 vigne diverse per territorio, esposizione e altitudine: Campo alla Cerqua, dal terreno sassoso e salmastro per la presenza di un antico fiume sotterraneo prosciugato, che ha lasciato impronta di se e le radici delle vigne ne traggono il meglio, per un Sagrantino un po atipico e direi unico. Colle alle Macchie, che risulta un po piĆ¹ tannico; e Colle Grimaldesco. Vini che fanno tutti botte grande e fanno parlare di se per diversi motivi, tutti evidenziati dai premi che ogni anno vincono. Una cantina storica nel territorio, che ha saputo legare il passato con il presente, rinnovarsi nelle linee fondamentali, senza stravorgere i rapporti con la terra. C’ĆØ poi il Grechetto che sa raccontare l’Umbria intera, vitigno che esprime se stesso e il territorio in cui cresce, per tipologia di terreni, clima ed esposizione. Assolutamente da assaggiare quello della fattoria colle allodole di Milziade d’Antano. Sempre una piacevole scoperta, ogni anno; come il mitico Colleallodole di Milziade d’Antano, per non parlare di tutti i suoi rossi, un crescendo di emozioni, che raccontano l’anima e il carattere del produttore oppure Vigna Clara 2014 di Napolini, piacevolmente rustico, sincero, sa raccontare le radici di una famiglia numerosa e dedita alla vigna; il vino fa solo acciaio e pochissimo affinamento in bottiglia, proprio per lasciare spazio totale all’espressione del vitigno e delle colline su cui nasce. Da provare dal primo all’ultimo, i bianchi di Moretti Omero. Ma uno in particolare ha attirato la mia attenzione, un bianco pensato e certificato per i vegani, il Nessuno, dove non viene utilizzato assolutamente niente che possa avere una derivazione animale, n’ĆØ in vigna e nemmeno in cantina. E i rossi assolutamente naturali, oppure il Grechetto senza solfiti, uscito da soli 2 mesi, della cantina Di Filippo, solo acciaio per rispettare la natura e lo spirito originale del vitigno, che in questa azienda si affaccia verso Cannara e Assisi. Sempre attento a rispettare la natura, il territorio e la vigna, per regalarci dei vini inconfondibili dai bianchi a tutti i suoi rossi, alla vernaccia, vitigno che andava scomparendo. Ma forse dovevo partire dalle bollicine… e certamente non possono mancare, e allora, ecco il metodo classico di Scacciadiavoli (padre di grandi vini rossi): il Brut, da uve Sagrantino vinificate in bianco e Chardonnay, ed il RosĆØ, da solo Sagrantino. Insomma, non volevo fare una lista, ma ci sto riuscendo in pieno, va bene, per fortuna le foto, che in questo caso racconteranno meglio della penna; per il resto, vi consiglio l’enoteca… Ma, che dire, Montefalco ĆØ Sagrantino per eccellenza! E allora ecco il Rosso di Montefalco, dove il vitigno re, appare in pare, o la DOCG Sagrantino di Montefalco. Non posso non citare Dionigi, i due fratelli, Pierluigi e Roberto, non filtrano i rossi e fanno invecchiare il Sagrantino un po piĆ¹ rispetto al tempo richiesto dal disciplinare, per rendergli una maggiore bevibilitĆ  e ammorbidire il tannino; meravigliosi i Passiti. Romanelli, che con le sue barriques fa anche oggetti di designe veramente accattivanti. Costantino non utilizza la chimica in vigna e in cantina, niente di niente, come dice lui stesso, proprio per rispettare la tipicitĆ  del terreno, del campo, della vite e riscoprirla nel vino. Un viaggio i sui vini, dove il frutto maturo non si nasconde, dove il Sangiovese fa da padrone e tira fuori tutto il suo carattere sanguigno, senza prepotenza; e il Sagrantino evidenza le sue caratteristiche, anche di tannicitĆ  ma senza eccessi. E poi, tanti altri vini, di cantine storiche e nuove promesse, da seguire e vedere nel tempo.

Ā© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME