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Se il tappo sa di tappo …

I tappi a vite sono ancora guardati con sospetto dagli enoappassionati italiani mentre i tappi di sughero di ultima generazione raccolgono sempre più preferenze in cantina.

Tappo-di-sugheroI tappi a vite sono ancora guardati con sospetto dagli enoappassionati italiani mentre i tappi di sughero di ultima generazione raccolgono sempre più preferenze in cantina. Per non aver la brutta sorpresa del vino che sa di tappo, e capita mediamente in una bottiglia su cento, cresce la diffusione delle chiusure Diam in aziende vinicole di riferimento dell’enologia nazionale, da Marchesi Antinori a Michele Chiarlo, da Carpenè Malvolti a Mastroberardino, da Cavit a Fontanafredda. Dal 2007 ad oggi sono decuplicate le vendite di questi tappi, passate da 30 milioni a 300 milioni di esemplari trattati con la Co2 supercritica. Questa è una procedura brevettata che si chiama Diamant e conserva solo la suberina, la componente più nobile, per tappi di assoluta neutralità, senza rischi cioè di sentori di Tca246, la molecola che da la caratteristica puzza di tappo. L’Italia è il secondo mercato dopo la Francia per l’azienda francese, Diam Bouchage, quotata in Borsa, che ha appena inaugurato un impianto, costato 30 milioni di euro, nei Pirenei-Orientali a Cèret. Il Portogallo e la Spagna insieme producono il 90% del sughero utilizzato per vini e alcolici in tutto il mondo. Altre aree produttive sono in Sardegna, in misura minore in Sicilia, e in Marocco. In tutte le zone c’è sughero pregiato che viene raccolto ogni 9-13 anni, dipende se si tratta di coltura in pianura dove cresce più rapidamente. L’azienda quindi utilizza le cortecce dalle foreste e le purifica col gas carbonico, un processo naturale e low cost in uso anche per il caffè decaffeinato e per il luppolo. Quello che viene offerto, è senza dubbio un servizio di garanzia del lavoro di enologi e distillatori con una soluzione che abbina alla tradizione del sughero la tecnologia più avanzata”.

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