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La corsa dei Ceri di Pietro Nardelli

I Ceri di Gubbio hanno attraversato i secoli, e altri ne attraverseranno. Hanno trasmesso un senso di continuità con la società eugubina.

GubbioGUBBIO (PG) – Se qualcuno pensa al futuro, alla corsa dei Ceri e a quello che sarà, allora deve vedere i quadri della corsa dei Ceri di Pietro Nardelli. In anticipo su qualsiasi immaginazione o scenario futuro che potrebbe essere o no reale. I Ceri di Gubbio hanno attraversato i secoli, e altri ne attraverseranno. Hanno trasmesso un senso di continuità con la società eugubina. Hanno attraversato paesi e guerre. Ovunque erano gli eugubini, erano i Ceri. Arriveranno al futuro, mantenendo lo stretto legame con la città di pietra, con le tradizioni, con il senso di appartenenza storica ed emozionale, ma nello stesso tempo saranno rinnovati. Il nuovo può dipendere da molte cose: persone, circostanze, luoghi. La visione è quella futurista di Pietro Nardelli, che ha immaginato lo scenario della corsa dei Ceri di Gubbio, in un mondo che sarà; ancor prima della sonda su Marte: i Ceri corrono in un pianeta lontano dalla terra. Tutto è trasformato, adattato dagli eugubini che hanno ripercorso la loro storia e le tradizioni. Ma, potrebbe anche benissimo essere la terra, diventata ormai arida e desolata e inospitale. Paesaggi visionari, dove è stata ricostruita la Gubbio antica, vie di un paesaggio deserto e lontano, popolato da ceraioli, dove correrono ancora i Ceri, in un senso di continuità storica e affettiva, che n’è lo spazio, n’è il tempo potranno mai scalfire. 15 quadri, come per mantenere il contatto con il giorno dei Ceri: il 15 Maggio. Su tavole che erano porte di legno del 1700, 1800, per mantenere il contatto effettivo e sempre tangibile con la storia e la tradizione, dalla quale affiorano chiodi antichi delle lavorazioni dei fabbri e dei falegnami, coperti dall’intuito e dalla mano di pennellate e colori dell’artista. E i Ceri, non li ferma nessuno, nessuno ferma lo spirito intraprendente degli eugubini, che anche nel futuro riusciranno a far correre i loro amati Ceri. L’eugubinità e l’attaccamento alla città e alla festa, il legame sanguigno con i Ceri, con la città, ripartito dal dopoguerra; ricordi di una vita di Pietro, di corse e giorni dei Ceri, di sentimenti e delle emozioni di quando era bambino e i Ceri venivano portati giù dal monte, da un popolo stanco della guerra; perché come afferma lui stesso: assolutamente, il 15 Maggio, è il 15 Maggio. Per Pietro tutto è possibile! I suoi studi, le sue ricerche formali, nascono già nel ’75; idee e concetti di una vita su un altro pianeta, forse proprio su Marte. “Dopo tutto, se l’uomo è andato sulla luna…” è così, da questo pensiero che ha iniziato bozzetti, e disegni di quella che è già una corsa dei ceri futuristica. E allora ecco che gli eugubini trovano il modo di far correre i Ceri, in capsule, trasportati sul pianeta extra terrestre attraverso apposite navette che dal cielo osservano la corsa. Le forme metafisiche dei Ceri, si ricollegano agli studi di Giuseppe sull’alchimia, in un percorso stilistico di ricerca storica e visione di una mente sempre e comunque all’avanguardia. Un andare oltre, un mettersi in continua discussione. Case e paesi, costruiti sotto campane di cristalli, collegati da tunnel trasparenti, che permettono di vedere le stelle. E i Ceri che corrono anche fuori, dove non c’è la gravità, dove non c’è ossigeno, ma sorretti come sempre da un senso ancestrale di entusiasmo, che riesce a varcare qualsiasi difficoltà. Una visione esclusivamente personale, di un occhio e una mente che vanno sempre oltre l’attuale, come se l’oggi già fosse stretto, tutto già fatto, già visto. Il futuro è invece ancor pieno di mille possibilità, di mille vite, di mille mondi ancora inesplorati, mille altre scoperte. Un futuro, che vive però dell’attaccamento al passato, ai ricordi, al rispetto che l’uomo porterà sempre con se, ovunque andrà.

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