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Papilbò: a Bolgheri un papillon divino

Il vino scalda sere invernali passate in casa, quando, come dice il poeta Bolgherese Carducci: “sotto il maestrale urla e biancheggia il mare...”.

pap5Si sa… il vino è spesso complice di serate lunghe e di chiacchere che portano oltre le reali apparenze. Un complice silenzioso, ma laborioso.
Scalda sere invernali passate in casa, quando, come dice il poeta Bolgherese Carducci: “sotto il maestrale urla e biancheggia il mare…”.
Ma, questa volta a Bolgheri, non parlerò di vino in modo specifico, ma il vino è sempre presente, nell’animo e nel lavoro. E’ proprio in una sera d’inverno, una sera di dicembre 2015, pioveva e due giovani amici si ritrovano davanti un buon vino rosso, a parlare del loro presente, della loro terra e delle prospettive per il futuro. Il legame con la terra è forte, con le tradizioni e la famiglia, ma anche la voglia di un futuro che sia tutto loro. L’amicizia è ventennale: scuola e pallone, lavori diversi, ma un presente che stanno creando insieme: Federico Socci e Giacomo Satta. Si, proprio Satta, figlio d’arte nel mondo del vino e lui stesso impegnato in prima persona nella cantina di famiglia (parlerò dei loro vini un’altra volta). Da tempo meditavano insieme di fare qualcosa d’altro, qualcosa di tutto loro, che fosse collegato al territorio, ma anche che fosse qualcosa di artigianale, fatto a mano e fatto bene. La zona è già famosa di per se, per cui la tradizione, il legame con il mondo che vi gravita intorno doveva per forza essere saldo; e Fedrico credeva fortemente in quello che Bolgheri rappresenta, un territorio in grado di varcare confini e portare il nome ovunque, proprio come i vini. Così, il pensiero era sempre più forte su qualche cosa da indossare, qualche cosa che le persone possano portare con loro, un qualcosa che abbia un significato vivo, che sia in grado anche di far sognare. Così, tra diverse idee e associazioni, vini e lavoro… quella sera di dicembre, i pensieri si focalizzano su una cosa semplice, ma con le ali: un Papillon!
Dallo slancio alla pratica non sempre il passo è breve, ma l’entusiasmo aveva ormai preso le loro mani e la testa e i sogni! Impossibile fermarsi, impensabile arrendersi!Federico è un bravo artigiano e si mette subito al lavoro: stoffa, forbici, seghetta e… legno, sughero, con cui realizzare i primi papillon. Così, una sera di nuovo davanti ad un buon vino, un Vermentino, Federico mostra il suo lavoro: “Erano bellissimi! Fantastici!”, mi racconta Giacomo. Così hanno iniziato a fare diversi modelli, con abbinamenti anche inconsueti e mai uguali, insomma, largo alla fantasia: “Abbiamo così iniziato a pensare a diversi prototipi, diversi modelli, la combinazione del colore del legno con il colore della stoffa. Mille idee, mille sviluppi, tante prospettive. Più aumentavano le idee e più Federico diventava abile a lavorare il legno con cura e precisione”. È così che è nato PapilBò! E così, i primi acquirenti sono gli amici, ma poi anche negozi di moda e di tendenza, fino a raggiungere paesi vicini in pochissimo tempo, un entusiasmo contagioso, nato dall’amore nel fare ciò che si ama, che sta già conquistando anche le cantine di Bolgheri, alcune delle quali chiedono un personalizzato. Credo proprio che anche io vorrò il mio PapilBo personalizzato.

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