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25 anni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

Una storia lunga 25 anni, è quella della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, raccontata in poco più di 200 pagine.

stazi-bianconi-colaiacovoPERUGIA – Una storia lunga 25 anni, è quella della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, raccontata in poco più di 200 pagine. Un volume ricco di immagini, accompagnato anche da un filmato, traccia le fasi più importanti e significative che hanno portato l’Ente perugino, ad essere una delle Fondazioni di origine bancaria più importanti d’Italia. Ci sono cose note ai più e curiosità che solo chi le ha vissute poteva mettere nero su bianco. Con questo volume, la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ha voluto raccogliere e documentare l’attività svolta dalla sua nascita: era infatti il 1992 quando in applicazione della Legge Amato voluta fortemente da Ciampi, all’epoca governatore della Banca D’Italia, è stata attuata la separazione tra l’attività creditizia, rimasta in capo alla Cassa di Risparmio di Perugia, e quella di beneficenza e sostegno alle attività socio-culturali che ha portato all’istituzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Il volume, arricchito di una ricercata galleria fotografica, offre uno spaccato delle iniziative realizzate e delle numerosissime persone che nel corso degli anni sono state coinvolte nell’attività istituzionale dell’Ente e nella vita del territorio, è stato presentato oggi a Palazzo Graziani, nel corso di un evento a cui hanno preso parte i Soci e i Componenti degli Organi della Fondazione. L’evoluzione di una realtà che, grazie ad un grande ed impegnativo lavoro di squadra, oggi può essere annoverata a pieno titolo tra le principali Fondazioni di origine bancaria in Italia. Il volume comprende tre parti principali: la prima dedicata alla storia, alle opere d’arte, alle sedi espositive e alle pubblicazioni; la seconda ai settori di intervento e i principali progetti ai quali sono stati indirizzati le risorse; la terza incentrata sui rappresentanti e sul patrimonio. Il volume rappresenta un “pezzo di storia collettiva” grazie alla presenza delle numerose foto “dove si riconoscono – ha detto – molte delle personalità che hanno segnato la vita pubblica dell’Umbria in campo politico, economico e culturale nel corso degli ultimi tre decenni”. A guidare l’imponente macchina della Fondazione sin dall’inizio è stato Carlo Colaiacovo, Presidente per oltre un ventennio che quest’anno, scaduto il mandato, ha lasciato l’incarico al successore Giampiero Bianconi per poi ricevere la nomina di Presidente Onorario. È stato proprio Carlo Colaiacovo ha raccontato che alla sua nascita la Fondazione aveva soltanto “una piccola sede in comodato d’uso al quinto piano dello stabile di Madonna Alta sede della Cassa di Risparmio di Perugia, non aveva alcun patrimonio immobiliare”. In sostanza l’unica ricchezza, come ricorda anche nel suo racconto autobiografico inserito nel volume lo stesso Colaiacovo, “era rappresentata dal 100% delle azioni della banca conferitaria”. Nessuna cosa poteva lasciar presagire ciò che è accaduto negli anni: i diversi passaggi che hanno consentito di accumulare l’attuale patrimonio; la pionieristica avventura della nomina dei primi organi dirigenti; le prime attività della Fondazione, soprattutto nel campo della beneficienza; l’acquisizione dell’importante patrimonio immobiliare e di una collezione di opere d’arte di grandissimo prestigio. Un bilancio più che positivo, che non riguarda soltanto i numeri ma soprattutto la “lungimiranza nel fare le scelte giuste al momento giusto, anche quando tali scelte sono state sofferte”. Una crescita che è stata possibile anche grazie alla qualità delle relazioni e alla sinergia che la Fondazione ha saputo instaurare con le istituzioni e gli enti locali, e con l’intero tessuto sociale economico e culturale del territorio. Sostegno all’arte e alla cultura, alla sanità, al volontariato, all’istruzione e allo sviluppo, dunque, ma sempre con un occhio attento alle fasce più deboli. Il libro è così una storia in pillole della Fondazione, ma si rivela anche un racconto dell’Umbria negli ultimi tre decenni.

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