Skip to content

“La sospensione del tempo” e l’artista Ignazio Fresu

Fresu attraverso le sue opere cerca di dare un senso, un ordine al caos provocato dal Big Bang e dal susseguirsi della storia e delle persone.

L’ultima installazione di Ignazio Fresu catapulta l’uomo nella disarmante realtà dello scorrere del tempo e della sua immortalità

Ignazio sembra proprio essere alla continua ricerca di un se, un perché, un segno che possa traslare l’umanità nell’infinito; alla ricerca non solo della sua espressione artistica. Ma attraverso le sue opere cerca di dare un senso, un ordine al caos provocato dal Big Bang e dal susseguirsi della storia e delle persone. Per lui gli attimi divengono eterno e l’eterno si proietta nello spazio, come una continua realtà. Per lui non ci sono dubbi: dal momento che l’arte è visibile, tangibile, emozionante, allora è reale.

Igniazio Fresu è un uomo che vive nel suo tempo, in un tempo scandito dalla ricerca dell’arte, dell’istante che ferma il momento, l’essenziale, l’illusione, il sentimento; l’emozione nell’istante stesso in cui si sente, e si vive, ma che può essere fermato, e nello stesso tempo dilaniato, ma anche ricordato, vissuto, contratto e dilatato.

Un’illusione? Un’ossessione?

Dopo tutto da sempre l’uomo è andato alla ricerca del significato del tempo, attraverso calendari anche megalitici, alla ricerca dell’eternità di Dio, alla ricerca dell’immortalità personale. Le sue installazioni vanno oltre il tempo, oltre l’umanità di ricchi e poveri, di diseredati o re, di profughi o amanti.

Con le sue installazioni Igniazio riesce ad immortalare l’invisibilità delle emozioni, delle passioni umane, la fugacità della vita e delle persone che calpestano la polvere del mondo, che nascono e muoiono, mai del tutto, attraverso un processo metafisico e immorale. Immorale perché viola l’intimità del sentire di ogni persona; pretende di trasfigurarne i sentimenti. Per lui esiste e si appropria di quella memoria ancestrale che su un piano altamente spirituale lega tutta l’umanità, dalle origini dei tempi, quel contenitore che sembra dar vita ai sentimenti più sconosciuti dell’uomo, come il senso del mistero, rendendogli un valore unico di stupore.

E cos’altro è il tempo se non un mistero, uno sconosciuto demone che nemmeno bussa alla nostra porta ma si appropria delle nostre vite, le mangia e con essa divora la felicità dell’illusione e ci ricorda ad ogni istante la sua esistenza. Tutto passa e tutto torna, o forse, nulla passa e niente resta.

Igniazio Fresu è riuscito a prendere il tempo nelle mani, renderlo tempio. Tempio dell’umanità, dio oscuro ed intransigente, che non ammette errori, e ci rende consapevoli di quanto umanamente siamo esseri fragili. Ha intrappolato il tempo nel suo multiplo divenire, nella sua metamorfosi di ambiguità: l’essere presente, passato, scorrere e restare, saper ritornare; e noi attoniti attori che lasciano tracce su un palco convinti di fermare il tempo e regalarci alla fama eterna, inginocchiati a dee di bellezza e vanità.

“LA SOSPENSIONE DEL TEMPO” è stata presentata a Villa Giulia, a Verbania. L’opera, riveste completamente l’interno di una stanza, composta da circa 800 quadranti; il tempo è fermato sui quadranti di resina rivestita di pietra polverizzata; le lancette delle ore e dei minuti sono realizzati con ferro fatto arrugginire. Igniazio tratta i materiali quali la pietra in forma di granulato o sabbia, li dipinge con la pasta di ferro e il ferro stesso polverizzato, fatto arrugginire.

Sopra il caminetto della stanza, unica parete libera dallo scorrere del tempo, incorniciato come una foto ricordo, il testo scritto a mano del poeta Eliot.

La stanza quasi completamente rivestita dal visibile scorrere del tempo, si è completamente avvolti dai quadranti che contengono tutte le ore e tutti i minuti della giornata, ha il prodigio di farci immergere tutto insieme completamente avvolti da tutti i minuti della giornata ed allo stesso tempo in un ambiente fortemente legato alla memoria con la presenza del caminetto, ma anche della speranza del futuro.

La pietra diviene il tempo stesso, immobile nella sua di durata infinita, mentre è solo una nostra percezione, il nostro modo di leggere una realtà; i quadranti con le ore e i minuti rappresentano il tempo come noi lo concepiamo nella sua impermanenza. Tempo che va scomparendo mangiato dalla ruggine.

Igniazio Fresu ha dato forma, espressione e pensiero, ad uno dei dilemmi profondi dell’umanità attraverso la sua disarmante semplicità, riesce a cristallizzare i nostri sentimenti più antichi.

L’installazione si ispira ad una poesia di Thomas Eliot:

“Il tempo presente e il tempo passato
sono forse entrambi presenti nel tempo futuro,
e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
tutto il tempo è irredimibile.
O diciamo che la fine precede il principio,
e la fine e il principio erano sempre lì
prima del principio e dopo la fine.
E tutto è sempre ora”.

 

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME