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Vengo da lontano…..sono nato qui

Una condivisione di esperienze significative tra persone di differenti età e diverse provenienze, sono gli utenti alla base del Concorso.

Primo concorso per stranieri adulti promosso dal CPIA

africaValorizzare l’importanza dell’interazione, dell’inclusione e della condivisione di esperienze significative tra persone di differenti età e diverse provenienze; questi gli intenti che sono stati alla base del Concorso “VENGO DA LONTANO, SONO NATO QUI…UN INCONTRO”, promosso dal CPIA 1 Perugia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) e che ha visto coinvolti studenti dei vari corsi attivati nella Provincia. La cerimonia di premiazione si è tenuta venerdì 17 marzo presso  il teatro della parrocchia di Ponte San Giovanni in via Cestellini, alla presenza delle massime autorità della Provincia, della Regione, dell’Ufficio Scolastico Regionale ed il Sindaco di Perugia oltre ai rappresentanti delle agenzie con cui il CPIA ha avviato una significativa sinergia espressa attraverso il contatto vivo e fattivo con il territorio. Sono stati tutti accolti dalla Dirigente dell’Istituto,  Dott.ssa Angela Maria Piccionne. Nell’occasione è stato insignito di un riconoscimento al suo operato in qualità di Assessore con funzioni alla Scuola ed Edilizia Scolastica, Politiche per l’infanzia e l’adolescenza oltre che Partecipazione e Associazionismo, Dramane Wagué il quale oltre ad una targa ha ricevuto in dono un’opera della pittrice Clarita Lavagnini. L’assessore ha colto l’occasione per raccontare al vasto pubblico presente la sua storia di immigrato e quanta fatica gli sia costato avere nel tempo la fiducia e la stima di colleghi e cittadini.

Gli elaborati, i più vari, hanno avuto il compito di dare voce al valido incontro di persone, etnie, culture, idee e competenze diverse sottolineando i molteplici aspetti positivi della convivenza tra persone italiane e non, oggi in atto presso molteplici istituzioni scolastiche, oggi purtroppo spesso sottovalutata, ignota e/o comunque non resa evidente ad un’utenza che si lascia spesso irretire da pregiudizi e stolti comportamenti xenofobi.

Riflessioni che spaziano dalla scrittura alla poesia, dall’arte grafico pittorica alla produzione di video che hanno raccontato la difficoltà, non solo di ricominciare, ma di ricostruire una vita. Come nel caso di Adam Lamin Jarju, gambiano, vincitore del primo premio nella sezione “Biografie”; un novello Ulisse che ben rappresenta la condizione dei migranti. Dal suo peregrinare emerge la forte voglia di riscatto umano e sociale. “Prima di venire in Italia abitavo in un villaggio che si chiama Nema Kunku. Questo villaggio è molto bello, avevo tanti amici. Loro mi mancano molto. Io e i miei genitori vivevamo insieme in modo bello fino a quando mio padre non si è ammalato e poi anche mia madre si è ammalata tanto. Mio padre è morto, poi un anno dopo ho perso anche mia madre. […] Ho preso una decisione, io dovevo andare via, ho lasciato il mio paese per andare in Italia quando avevo 17 anni. Sapevo che questo viaggio era molto molto pericoloso, ma per avere una vita migliore dovevo fare questo viaggio.[…]Sono rimasto in Libia per sette mesi; per cinque mesi ho vissuto a Saba dove ho trovato lavoro come venditore di frutta. Mi dovevo svegliare sempre alle 5 del mattino. Poi sono stato a Tripoli dove ho trascorso due mesi prima di venire in Italia; in questi due mesi a volte non ho avuto del cibo da magiare e poi sono partito con la barca per venire in Italia il 16 luglio 2014[…] Quello che non mi piace dell’Italia è che alcune persone fuggono da noi come se fossimo di un altro pianeta, ma comunque mi trovo bene. Mi piacerebbe rimanere qui in Italia. Cerco un lavoro per migliorare la mia vita. Con tutte queste sofferenze che sto passando ho capito che il mio futuro di domani sarà molto bello, anche più bello del mio passato di ieri”.

I più sono arrivati percorrendo un infinito dedalo di strade, che li ha portati lontano da luoghi dove i nostri occhi non possono arrivare. Sono alla ricerca di una nuova terra, di una vita diversa, hanno operato scelte coraggiose e sofferte decidendo di percorrere una strada che dovrebbe condurre ad una integrazione ardua ed impervia.

Un nido, loro non ce l’hanno, solo quello in cui sono nati e da cui hanno spiccato il volo.

Da allora, hanno dispiegato le loro ali sopra mari ed oceani, sopra città e paesi, accarezzando cime di montagne, leggeri declivi di colline, sconfinate pianure e mutevoli deserti rinnovando la dolce immagine dell’accogliente villaggio, dell’erba di  casa, della loro luna nella notte.

 Un volo dopo l’altro, un nido dopo l’altro, per ricominciare e ricominciare ancora, alla scoperta di nuovi spazi geografici dell’anima e della mente, costruendo un’ ideale mappa in cui meglio orientarsi e ritrovare nel tempo, spiriti e luoghi, sensazioni e momenti, che avrebbero portato con loro. Ed alcuni hanno commesso degli errori e per questi errori stanno pagando. Come nel caso di un detenuto presso la Casa Circondariale di Capanne, che ha ottenuto il primo premio nella Sezione “ Pagina di diario”; era così forte la sua voglia di raccontarsi, che ha dettato la sua pagina di diario al cugino, in quanto analfabeta! “Mi sono davvero pentito di aver fatto certi errori che davvero potevo evitare, ma ormai sono stati fatti e sto pagando come giusto sia. […]Ora qui in galera sto imparando come si deve davvero vivere la vita ed andare avanti dritti senza fare stupidate[…] Mio carissimo diario ti prometto che appena sarò “liberante” non farò mai più casini, anzi sarò io a dare la mano a lavorare, a sorridere a vivere gioiosamente me[…]

Sicuramente da segnalare – così come è stato – sempre nella sezione “Biografie”, Paolo Pellegrini, uno studente adulto italiano (!!!) che sta perseguendo l’obiettivo di ottenere il diploma di terza media, in una classe miltietnica. Egli, nel suo scritto ha saputo cogliere lo spirito d’integrazione della classe di cui fa parte ed ha saputo rimettersi in gioco sia dal punto di vista personale sia per aver saputo rivedere ed allargare i propri confini conoscitivi e relazionali cogliendo nella diversità un’opportunità di crescita.

 

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