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Sagrantino: ieri, oggi e….. futuro

Enologica vuole essere un incentivo per far conoscere il vino, i vini, e i suoi produttori.

Enologica MontefalcoMONTEFALCO (PG) – Quando la qualità va a braccetto con la storia, con la tradizione, ma nello stesso tempo riesce a rinnovarsi e stare al passo coi tempi, senza perdere la sua naturalezza, allora, ecco che si festeggiano i 25 anni di DOCG Sagrantino.

Un vitigno difficile da comprendere nel bicchiere, per il suo tannino così rustico, che lo aveva quasi fatto abbandonare e recludere a pochi filari. Ma la storia ha voluto altro, e dai chiostri dei conventi e da quello che era il vino da messa e il vino delle famiglie nelle feste, ecco che nasce la DOCG, il consorzio; e un numero crescente di cantine oggi sono riuscite a portare alla ribalta quello che da difficoltà è diventata nota caratteristica con una naturalezza che sa essere tipica dei vini, ma soprattutto dei vignaioli, che con la loro tenacia tramandano, ma caratterizzano. Insomma, la rivoluzione agricola sembra proprio non finire mai, nemmeno nell’era digitale. E allora, cosa c’è di meglio di un brindisi? Si, perché ci sono anche le bolle.

Ma l’ordine apparente delle cose, ha visto passi difficili e salti di qualità.

Il Sagrantino. Questo sconosciuto! Per ovviare alla forte trama tannica, veniva vendemmiato quando gli acini erano ben maturi, anche un pò disidratati, e si otteneva un vino molto particolare, perché non era proprio un passito come lo conosciamo noi oggi, ma nemmeno così secco. Caratteristico solo di Montefalco, di conventi e degli orti all’interno della città. Insomma, una rarità. Poi, la ribalta.

E oggi la sperimentazione, non fa da padrona, ma di certo è apportatrice di nuove realtà, un tempo impensabili, forse impossibili. Ogni cantina un microterritorio a se, fatto di terreno, clima, zonazione, esposizione, pendenza… di donne e uomini.

Ecco allora che la trama tannica fitta fitta e scura, si ingentilisce, quasi diventa morbida, sostenuta dall’acidità e da una beva più facile; i legni entrano in diverse modalità e grandezze, in base al prodotto che si vuole ottenere; ecco che si lascia spazio alla pastosità e dolcezza passito, ma torna anche il Sagrantino di un tempo. Ma, come dicevo, anche le bolle, da provare assolutamente.

Dopo tutto, sono ormai passati 25 anni. E la storia ha radici profonde da non dimenticare; ecco allora che continua, portando con se tutto il carico emotivo e simbolico dei carri allegorici che festeggiano la fine della vendemmia e con la festa, arriva Enologica che vuole essere un incentivo per far conoscere il vino, i vini, e i suoi produttori.

Io ci vado da anni, e non la perdo mai. Sarà sicuramente perché il vino non è mai uguale a se stesso e vale la pena prendersi qualche sorso, per perdersi tra nuove annate e persone conosciute. Finisco sempre con qualche passito, ognuno con le sue caratteristiche. Ma per me è d’obbligo iniziare con il Grechetto: bianco che ha il suo carattere e personalità.

E così viti e vitigni, vini e persone entrano a far parte inconsapevolmente della nostra storia, della storia del Mediterraneo, dell’enologia conosciuta. Di quella storia che a volte è chiusa in se stessa per la sopravvivenza, e che oggi, grazie alla sinergia di tante persone riesce a creare punti di forza dai quali partire per il futuro. Chissà se su Marte ci porteranno il Sagrantino, vitigno che potrebbe benissimo simboleggiare la conquista antica e nuova dell’uomo.

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