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Si è conclusa la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Venezia ha presentato un ventaglio di film candidati al Leone d’Oro.

Il-regista-messicano-Guillermo-Del-Toro
Il-regista-messicano-Guillermo-Del-Toro

VENEZIA – Un festival che per molti decenni ha tenuto testa a quello di Cannes, ma che dalla metà degli anni Settanta è entrato in crisi, tra (pochi) alti e (diversi) bassi, minacciato dalla crescente rilevanza di quello che è sempre stato il terzo festival più importante del pianeta, Berlino. Così, se dagli inizi fino a circa 40 anni fa, Venezia era in lizza con Cannes per l’ideale titolo di festival più prestigioso del mondo (che, comunque, è sempre stato quello della croisette), da 40 anni fa ad oggi Venezia ha dovuto vedersela, con alterne fortune, contro Berlino, per difendere la seconda piazza.

Ma quest’anno, Venezia ha presentato un ventaglio di film candidati al Leone d’Oro di livello decisamente superiore ai film in concorso nel maggio scorso a Cannes, dove la qualità era sì livellata, ma verso il medio/basso. Invece, Venezia ha piacevolmente sorpreso con un livello medio/alto (qualcuno ha parlato di edizione monstre), per una volta ben superiore sia a Cannes che a Berlino, ma con un neo che ha molto disturbato chi vi scrive e molti critici e cinefili, italiani e non. Difatti, e non è la prima volta in questi ultimi anni, in concorso per il Leone d’Oro c’erano ben quattro film italiani, il che rappresenta una forma di provincialismo e di auto-referenzialità di cui vergognarsi, tanto più considerato che le quattro pellicole italiane in concorso erano in assoluto le peggiori di questa edizione; un’Italia presente con ridondante quantità e vergognosa qualità, il che – scritto da chi ama e rispetta il cinema italiano e non certo da un cinefilo esterofilo – la dice lunga. Neanche i francesi, noti per la loro ‘grandeur’, sarebbero scesi così in basso. I transalpini, pur potendo contare su una cinematografia attualmente infinitamente più rilevante rispetto a quella italiana, e potendo vantare un numero straordinariamente maggiore di vendite nel mondo di loro pellicole rispetto al cinema italiano, non sono mai andati oltre le due o tre pellicole in concorso per la Palma d’Oro, mantenendo una quantità assolutamente in linea con la rilevanza internazionale della loro cinematografia ed una qualità sempre piuttosto alta dei loro prodotti presentati alla croisette. Pertanto, prima di parlare dei premi, vanno sottolineati il maggiore pregio ed il maggiore difetto di questa edizione della mostra veneziana. Il pregio (grazie ad un grande direttore come Barbera, già apprezzato a Torino quando erano giovani e vivaci sia il Festival di Torino che Barbera stesso, che lo dirigeva) è l’alta qualità media dei film presentati a Venezia, come detto, per una volta superiore ad una deludente edizione del Festival di Cannes. Il difetto, inaccettabile e sgradevolmente provinciale, è stato rappresentato dall’inserimento di ben quattro pellicole italiane, impresentabili (sfiora la sufficienza solo il film di Pallaoro).

Tutto ciò opportunamente premesso, per inquadrare meglio questa edizione della Mostra Internazionale del Cinema, passiamo all’immancabile palmarès. Rispettati quasi tutti i pronostici dell’immediata vigilia. Inattesi soltanto i premi (il prestigiosissimo Leone d’Argento alla ‘Migliore Regia’ ed il premio alla ‘Migliore Opera Prima’) all’opera prima di un emozionato e commosso Xavier Legrand per “Jusqu’à la garde”, che nei pronostici della vigilia pagava il fatto che il suo film era stato l’ultimo film presentato in concorso, quindi in un momento in cui già impazzava da almeno 24 ore il TotoLeoni.

La Giuria, presieduta da Annette Bening e composta da Ildikó Enyedi, Michel Franco, Rebecca Hall, Anna Mouglalis, Jasmine Trinca, David Stratton, Edgar Wright  e Yonfan, dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

LEONE D’ORO per il miglior film a THE SHAPE OF WATER di Guillermo del Toro (USA). LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a FOXTROT di Samuel Maoz (Israele, Germania, Francia, Svizzera). LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a Xavier Legrand per il film JUSQU’À LA GARDE (Francia). COPPA VOLPI per la migliore attrice a Charlotte Rampling nel film HANNAH di Andrea Pallaoro (Italia, Belgio, Francia). COPPA VOLPI per il miglior attore a Kamel El Basha nel film THE INSULT di Ziad Doueiri (Libano, Francia). PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a Martin McDonagh per il film THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh (Gran Bretagna). PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a SWEET COUNTRY di Warwick Thornton (Australia). PREMIO MARCELLO MASTROIANNI ad un giovane attore o attrice emergente a Charlie Plummer nel film LEAN ON PETE di Andrew Haigh (Gran Bretagna).

Come detto, rispettati quasi tutti i pronostici della vigilia, con un meritatissimo Leone d’Oro al film di Del Toro, regista messicano di una produzione statunitense, che nel discorso di ringraziamento è stato molto simpatico esordendo con un autoironico: “Ho 52 anni e peso più di 110 kg”, per poi farsi serio e dedicare questo ambitissimo premio internazionale a tutti i registi sudamericani in generale e messicani in particolare. Standing ovation per Charlotte Rampling, meritatamente ‘Coppa Volpi alla miglior attrice’ per un film italiano ma che nel premio non ha nulla di italiano, perché il merito è tutto della Rampling e non certo del film di Pallaoro, seppure si trattasse della pellicola italiana in concorso meno disastrosa delle quattro, come già detto. Una sorpresa è arrivata dalla ‘Coppa Volpi al miglior attore’, che non è andata a Donald Sutherland, 82 anni, che però nei giorni veneziani ha ricevuto ben altra notizia e soddisfazione; difatti, è stato appena comunicato che a lui andrà l’ ‘Oscar alla carriera’ dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, in una cerimonia che lo vedrà protagonista insieme ai registi Agnès Varda e Charles Burnett ed al direttore della fotografia Owen Roizmana. Sutherland è stato protagonista a Venezia del film di Paolo Virzì “The Leisure Seeker”, penoso tentativo di grande lancio internazionale di Virzì, e che sicuramente correrà con altri film, tra alcune settimane, per scegliere il rappresentante per l’Italia agli Oscar 2018, nonostante si tratti di un film molto pretenzioso e null’altro. La ‘Coppa Volpi al miglior attore’ è andata a sorpresa, ma con merito, a Kamel El Basha, pressoché sconosciuto a tutti, grande attore teatrale palestinese, al suo esordio assoluto cinematografico! Molto bella, e non politicamente voluta, perché decisamente meritati entrambi i premi, la coincidenza che ha visto premiati (con due tra i premi più importanti) sia Israele che la Palestina: il regista israeliano Samuel Maoz (non certo una novità per Venezia, dove vinse già il Leone d’Oro nel 2008 con “Lebanon”), e – come appena ricordato – l’attore palestinese Kamel El Basha.

E’ opportuno ringraziare tutti gli uffici stampa dei film in gara, che hanno permesso anche a chi non era presente a Venezia, di poter conoscere i film in concorso (per intero o grazie all’invio di vasto materiale per la stampa), di essere messo in grado di lavorare concretamente e più correttamente possibile anche da Roma o da Milano.

Sarà nostra cura approfondire nei prossimi articoli l’esame dei principali film presentati a Venezia e che si accingono in gran parte a presentarsi al pubblico delle sale cinematografiche (qualcuno sin da subito o quasi; per qualcun altro bisognerà attendere diversi mesi). Intanto, solo poche parole dedicate al film trionfatore al Lido, per rispondere ad una legittima curiosità dei lettori. Il film di Guillermo Del Toro, “The Shape of Water”, è una sorta di favola-musical, divisa tra mistero, fumetto noir e sentimenti, di grande originalità e qualità. Se non ci fosse stata una delle ultime dive del cinema mondiale, qual è Charlotte Rampling, molto probabilmente il premio alla migliore attrice sarebbe andato a Sally Hawkins, intensa protagonista muta (non è semplice per un’attrice o un attore rimanere in silenzio per un intero film, e vivere di intensità espressiva di altissimo livello), l’unica capace di comunicare con un misterioso essere, metà uomo e metà pesce, rinchiuso in un laboratorio di massima sicurezza statunitense. Siamo certi che di Del Toro si parlerà, e non poco, ai prossimi Oscar.

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