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BILANCIO DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2018

Si è appena conclusa La festa del Cinema di Roma col solito riscontro fantastico.

LOGOROMA – Anche in questa edizione, gestita per il quarto anno consecutivo da Antonio Monda, non ci sono state cerimonie e premi, ma è stato assegnato solamente il “Premio del Pubblico BNL”, di cui parleremo poco più avanti.

Quest’anno, nella selezione ufficiale spiccavano i nomi dei registi statunitensi Drew Goddard (con il film che ha aperto la rassegna, “Sette sconosciuti a El Royale – Bad Times at the El Royale”), Bart Layton, Michael Moore (che era molto atteso con il suo docu-film “Fahrenheit 11/9”), Peter Farrelly, David Gordon Green, George Tillman jr., Eli Roth, Barry Jenkins, David Lowery; poi, del grande maestro polacco Krzysztof Zanussi con il suo “Eter” (co-produzione tra Polonia, Ucraina, Ungheria, Lituania ed Italia); quindi, dei britannici Peter Jackson e Jon (e non John. Jon è abbastanza tipico in Scozia ed il regista è di Aberdeen) S. Baird; ed anche Felix Van Groeningen, Thomas Vinterberg, Fede Alvarez ed il nostro Edoardo De Angelis. Oltre alla selezione ufficiale ed agli eventi (primo fra tutti, la lezione di Martin Scorsese), si è tenuta la consueta sezione “Alice nella città”.

La prima edizione, denominata “Cinema. Festa internazionale di Roma” e fortemente voluta da Veltroni, si è tenuta nel 2006, promossa da Comune di Roma, dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio. Nel 2007 nasce la Fondazione Cinema per Roma. Nel 2008 la rassegna cambia il nome in Festival Internazionale del Film di Roma, con tanto di premi (il Marc’Aurelio: per il miglior film, il miglior regista, il miglior attore, la migliore attrice, etc.) e Gian Luigi Rondi viene nominato presidente della Fondazione Cinema per Roma e Piera Detassis coordina la direzione artistica. Dal 2009 al 2011, sempre sotto la presidenza di Rondi, Piera Detassis è direttore artistico. Nel 2012 Paolo Ferrari diventa presidente della Fondazione Cinema per Roma e Marco Muller viene nominato nuovo direttore artistico del Festival. Nel 2015, la manifestazione torna a chiamarsi Festa del Cinema di Roma, per volontà di una parte politica che osteggia la manifestazione capitolina, temendo che tolga prestigio e potere a quella storica di Venezia, che si tiene tra fine agosto ed inizio settembre; Piera Detassis è nominata presidente (le succede, proprio da quest’anno, Laura Delli Colli) ed Antonio Monda diventa il nuovo direttore artistico.

Fatta questa doverosa breve storia della rassegna, da chi l’ha seguita personalmente sin dal primo anno, e più volte proprio per PressItalia, torniamo all’edizione appena conclusasi. Come detto, l’unico premio ammesso, peraltro non con una vera e propria cerimonia, è il premio del pubblico, che quest’anno è andato ad un italiano, Edoardo De Angelis, per il suo “Il vizio della speranza”. De Angelis si era messo in luce già lo scorso anno conquistando ben sei David di Donatello con il precedente film, “Indivisibili”.

“Il vizio della speranza”, che sarà nelle sale cinematografiche dal prossimo 22 novembre, è stato presentato in anteprima mondiale a settembre al Festival di Toronto, ed ora a Roma in anteprima nazionale. Il film racconta la storia di Maria (Pina Turco, moglie di De Angelis, molto convincente in questa difficile prova), una ragazza molto povera che si scopre incinta mentre vive un’esistenza di stenti e difficoltà in quel di Castel Volturno, dov’è ambientata l’intera pellicola. Maria traghetta le donne immigrate di colore incinta, costrette dalla drammatica necessità a vendere i propri figli. Molte cose cambieranno proprio a partire dal momento in cui sarà proprio Maria ad attendere un bimbo.

Il quarantenne regista casertano, il cui film è stato presentato nei primi giorni della rassegna capitolina, ha affermato alla stampa: “In questo film vince chi supera l’inverno, dove tutto sembra morto: noi abbiamo acceso un fuoco per riscaldarci attendendo che la natura rinascesse con la primavera. La possibilità di sperare è un imperativo etico, ad ogni costo. (…) Una primavera intesa come la più grande delle rivoluzioni”.

Molto diverso dai precedenti lavori di De Angelis (i cinefili più curiosi potranno andare a cercare i suoi primi tre film: “Mozzarella Stories”, “Perez” e, come già detto, l’eccellente “Indivisibili”), “Il vizio della speranza” è un film ricco di suggestioni, di umanità che può essere vista sia in chiave spirituale che molto umana, religiosa e laica al contempo (com’è emerso anche durante il dibattito successivo alla proiezione). Prima di chiudere, fa piacere segnalare le musiche del grande Enzo Avitabile, e le prove della sempre eccezionale Marina Confalone, di Massimiliano Rossi (già convincente in “Indivisibili”) e di Cristina Donadio (conosciuta in “Gomorra”).

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