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Champagne Experience a Modena

Due giorni interamente dedicati al mondo affascinante e sensuale dello Champagne.

Champagne Experience a Modena-locandinaMODENA – Se il suo fascino, un po legato al mistero, un po legato al mito, lo allontana dalla quotidianeità, oggi una ricca selezione di Champagne si trova a Modena, in una delle più prestigiose manifestazioni dedicate a questo spumeggiante prodotto.
Ben 125 Maison, 500 diversi tipo di Champagne, che abbracciano tutte le zone, per regalarci un’emozionante esperienza.
Sarà forse per la sua storia, sarà forse perché indomito, forse perché legato al lusso, al piacere e ad una raffinata femminilità, ma lo Champagne, riveste un luogo a se nel panorama enologico mondiale.
Il mito seicentesco di Dom Perignon è legato alla tecnologia di produzione, alla volontà di governare le bollicine, e a ricercare un gusto equilibrato assemblando i vini di diverse vigne, in una regione, quella della Champagne, che sfida a nord il limite massimo di produzione di vino: le temperature e l’andamento climatico non sonno favorevoli alla maturazione dell’uva.
Ma, l’uomo ha sempre trovato il modo per produrre vino, forse per avvicinarsi agli dei; e lo Champagne, ci fa di certo sognare.
La storia dello Champagne si snoda nella Francia dei re, e da nobile, si fa borghese, fino a diventare la bevanda preferita nei bordelli, ma immancabile nei banchetti non solo delle feste; bandito dal clero, perché legato ai facili costumi, ha accompagnato vittorie e anche sconfitte di grandi condottieri, primo fra tutti Napoleone. Giunto in Russia, non ha temuto i gelidi inverni, e nemmeno le sciabolate dei soldati che avanzavano di carriera.
Non è mai stato una moda. Esso stesso è, non deve apparire.
Da secoli la metodologia di produzione è sempre la stessa, raffinata, aggiustata, ma Champagne significa assemblaggio, rifermentazione in bottiglia, sosta sui lieviti che può arrivare a decenni, sboccatura e bollicine!
E allora, ecco il Pinot Nero, che ci da nerbo ed una mascolina eleganza, un frutto predominante; lo Chardonnay, che ci avvolge con una burrosa suadenza, una delicatezza che volge quasi al femminile; il Pinot Meunier che in questi ultimi anni è tornato alla ribalta, che si fa notare tra frutto delicato e colore, tanto che si vinifica anche in purezza.
E se lo Chardonnay fa da padrone nei diversi aerali di produzione, il Pinot Noir ha la sua zona di elezione, vitigno testardo e radicato alla Montagna di Reims.
Devo confessare che ho passato alcun giorni a studiare gli assaggi migliori. Inutile dire, che la selezione attenta mi ha messo in difficoltà, a partire dai più grandi e storici marchi, fino alle piccole Maison. Ho provato a dividerle per zona.
Ma, devo confessare che sono molto curiosa, per cui, accanto ai miei (e non solo) miti, come Fleuy, Bedel, Barà, ho trovato una piccola cantina nella parte più a nor Ovest di Reims, Mailly. Così, anche se prediligo il Pinot Noir, e magari un bel dosage zero, mi immergo nello Chardonnay, mi lascio tentare dalla fragranza di certi millesimi, dall’opulenza di decenni sui lieviti, da zone che non conosco e produttori che lavorano prima di tutto con il cuore.
Certamente un giorno non basta per comprendere l’emozione dei sorsi, sempre nuovi, sempre differenti. Così, anche se a malincuore, ci sono bottiglie che dovrò saltare, magari le lascio al prossimo anno.

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