Skip to content

Deduzioni dalle statistiche sul coronavirus il caso Italia

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Paolo Micciche', regista e visual director italiano, che si pone delle domande e poi ci fa conoscere alcune proprie considerazioni.

Coronavirus mappa

Premesso che i numeri forniti possono essere non veritieri e/o incompleti, procediamo ad alcune costatazioni e alle relative ipotesi deduttive. Il quadro evidenzia delle incongruenze, a cui speriamo qualcuno possa dare una risposta.
Alle ore 12 del giorno 11 Marzo 2020 secondo Coronavirus Global Cases (CSSE & Johns Hopkins Univ) apprendiamo che i casi di contagio nel mondo sono circa 120.000. Di questi circa 80.000 cinesi e 10.000 italiani, ovvero il 75% dei contagi totali. I morti sono 3.000 in Cina e 631 in Italia su un totale di 4.300.
Venendo all’Europa osserviamo Francia, Spagna e Germania a cui aggiungiamo il Giappone che, come l’Italia, ha un’alta popolazione di anziani.
Francia 1800 contagi, 12 ricoverati, 33 morti
Spagna 1700 contagi, 135 ricoverati, 36 morti
Germania 1600 contagi, 18 ricoverati, 2 morti
Giappone 600 contagi, 100 ricoverati, 12 morti
Cercando un paese più possibile omogeneo all’Italia – rispetto all’Iran – sia per dimensioni, che per temperature e abitudini, prendiamo in esame la Corea del Sud
La Corea del Sud ha quasi 8.000 casi con 247 ricoverati e 54 morti.
L’Italia, lo ripetiamo ha 10.000 contagiati, 724 ricoverati e 631 morti.
Si dice anche che molti paesi, non facendo i tamponi e, magari, non dichiarando i morti da coronavirus possono aver occultato una parte del contagio specifico ma il virus non credo si renda complice di manovre di questo genere e avrebbe fatto ugualmente il suo corso. Mettiamo che così sia avvenuto in Europa e che i risultati si vedranno a breve, il confronto con la Corea, per analogia e con il Giappone, per contrasto, ci pone invece alcuni interrogativi.
Perché la Corea che ha così tanti casi, ha minor ricoverati e così pochi decessi?
Come mai il Giappone, pur avendo – con l’Italia – la popolazione più vecchia del mondo ha così pochi contagi e altrettanto pochi decessi?
Abitudini di vita diversi? Pochi abbracci e baci? Molte mascherine indossate correntemente? Sicuramente questi elementi hanno un peso ma Seoul è una città che ha una grande promiscuità di persone. Il dubbio che sorge e con esso la domanda: non è che forse siamo diventati una nazione di immunodepressi? Non è che il ginseng e l’aglio, che i coreani consumano ad alti dosaggi – così come la loro fitoterapia – possano essere fattori che contribuiscono a costruire nel tempo migliori difese immunitarie?
Le mie – non essendo medico – sono solo costatazioni e, a seguire, caute deduzioni, per le quali spero di ricevere una spiegazione se non una confutazione.

FONTE: Paolo Miccichè.

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME