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Vino e Wine destination decisivi per la ripresa del turismo italiano

La sfida di Donatella Cinelli Colombini ideatrice della giornata Cantine Aperte e prima portabandiera dell’enoturismo italiano, è quella di trasformar...

Grazie al web, gli accessi nelle cantine torneranno presto ai 15 milioni e il business ai 2,5-3 miliardi registrati nel 2019.

Paesaggio Toscano-in
Paesaggio Toscano

A differenza delle città d’arte, le wine destination con Montalcino e Barolo in primis, si sono riempite persino in questa estate 2020. A dirlo è proprio Donatella Cinelli Colombini.
L’onda lunga del Covid infatti non ha favorito la fruizione di mostre e musei, teatri e monumenti d’arte al chiuso, ma ha lanciato virtualmente la sfida per operare una trasformazione delle denominazioni del vino in attrattori capaci di richiamare visitatori dall’Italia e dall’estero e, così facendo, è possibile rimettere in piedi il settore del turismo italiano. Insomma, non solo la classica cultura, ma anche quella che negli ultimi decenni è diventata la cultura del vino.
“Perché la locomotiva vino trascini la ripresa – commenta Donatella Cinelli Colombini –  bisogna che le grandi bottiglie ed i loro luoghi di produzione diventino molto più visibili, acquisendo spazio e rilevanza nei siti ufficiali del turismo dove attualmente sembrano avere poca rilevanza. Devono diventare delle vere rockstar: Chianti, Prosecco e vini dell’Etna per esempio, sono calamite turistiche più potenti del Museo dell’Accademia, di Palazzo Vecchio o della Cattedrale di Monreale. Sarebbe opportuno che il Governo li utilizzasse mostrandoli on line, in TV, facendoli raccontare per radio e spingendoli con B2B e press tour. L’economia italiana ha bisogno del turismo e il turismo italiano può e deve tornare forte, ma per farlo ha bisogno del vino per recuperare slancio. Sono certa che i produttori italiani – conclude –  siano pronti ad affrontare e vincere questa grande sfida”.
Una manovra che potrebbe avere un ampio respiro, se i luoghi dove nascono le eccellenze alimentari fossero organizzati come le cantine, potrebbe funzionare anche ad esempio con i forni del pane di Altamura, le cattedrali del prosciutto San Daniele o i profumatissimi magazzini di stagionatura del Parmigiano Reggiano. In Italia ci sono 25-30.000 aziende enologiche aperte al pubblico di cui il 96% con punto vendita, visita guidata e degustazione (dati ENIT 2020) e circa 8.000 con una vera organizzazione per la wine hospitality.
“Per questo il compito di battistrada nella ripartenza del turismo in Italia tocca al vino  ai suoi meravigliosi territori e ai vignaioli che lo popolano e che ora devono accogliere i turisti anche la domenica, raccontando la propria storia in modo divertente in italiano e inglese”. Questo il commento di Donatella Cinelli Colombini ai dati dell’Osservatorio della Reale Mutua (elaborati da Nextplora) che rivelano quanto il turismo del vino entusiasmi anche gli italiani: il 38% desidera fare un’esperienza enoturistica in patria mentre uno su quattro non intende andare a visitare cantine estere prima di aver visto le nostre. Il 41% vede il vino come la punta di diamante del made in Italy, il 37% si ritiene appassionato di vino e attribuisce al nettare di bacco un ruolo determinate della convivialità (41%). Altissime le percentuali di chi è attratto dalla scoperta del mondo rurale (38%) e si sente appagato dalle esperienze legate alla visita dei territori del vino (44%) e dal contatto rilassante con la natura (27%). Si tratta di wine lovers che fanno turismo del vino soprattutto all’interno della propria regione (60%), come ha evidenziato l’ultimo rapporto dell’Osservatorio delle Città del Vino, il quale conferma con percentuali addirittura più altre (45%) l’attività enoturistica dei connazionali.
“Gli enoappassionati postano foto, video, pubblicano commenti trasformandosi in evangelisti virali delle bellezze golose del nostro Paese – aggiunge Donatella Cinelli Colombini, ribadendo come il web sia, da anni, il primo canale di diffusione dell’enoturismo.  “Una capacità di ripartenza che può quindi trasformare il vino nel locomotore della riscossa turistica – termina –   come ha profetizzato Magda Antonioni Corigliano dell’Università Bocconi”.
Per concludere, sembra quasi di assistere ad un capovolgimento, in cui oggi è il turismo del vino, a braccetto con quello alimentare ed enogastronomico, ad aprire nuove prospettive turistiche, fare da apripista per un territorio e la sua cultura nel totale, senza tralasciare tradizioni popolari, artigianato artistico e opere d’arte. Sembra quasi che si riparta veramente dalle cose più semplici: il pane e il vino.

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