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L’opera profetica di ENZO CARNEBIANCA

L'artista fondatore dell'“ALIENOANDROCOSMICISMO”. Attuali le figure imbavagliate degli anni '80/'90

Profetico. E’ il termine più appropriato per definire il lavoro dell’artista Enzo Carnebianca, che iniziò a concepire intorno agli anni ‘80 – ‘90 una serie di opere di forte suggestione, anticipatrici del vivere al tempo del Covid.

Oggi l’utilizzo delle mascherine è una necessità imprescindibile e si stanno diffondendo ovunque immagini con emblemi dell’arte o simboli di storia, coperti di maschere e mascherine, in un gioco che si spera esorcizzante di angosce e paure, non solo per lo stato di salute ma anche per inquietudini e incertezze sul futuro, più o meno distopico. In realtà, il Maestro Carnebianca, avvezzo ad essere precursore di stili e forme, tanto da risultare più volte plagiato, aveva intuito che l’umanità si sarebbe trovata a fare i conti con un’emergenza che rischia di stravolgere pesantemente, e quasi antropologicamente, le relazioni interpersonali e la percezione del mondo circostante.

Artista visionario e solitario, nato nel 1948 a Roma, dove vive e lavora quando non è in giro per il mondo con la moglie architetto Marta, Carnebianca è scultore, pittore e creatore di gioielli, e non è nuovo ad esperienze che delineano eventi futuri.

Lontano da contaminazioni accademiche, dal 1967 è il creatore della figurazione androgina aliena extraterrestre, del colore “solturchese”, la tonalità dello spazio, nonché caposcuola dell’ “Alienoandrocosmicismo”, un mondo di simbologie cosmiche spaziali ed esoteriche, al limite tra reale e irreale, nel “Tempo senza Tempo”, un universo infinito, dove tutto ciò che accade è già successo, forse in dimensioni analoghe, diverse o parallele.

Le sue figure, gli esseri androgini glabri con corpi, arti e teste allungate che richiamano i teschi di Paracas e le teorie di una specie di origine extraterrestre, sono la dichiarazione visiva che noi esseri umani siamo venuti sulla terra da un altro sistema, da un’altra dimensione, come sostiene il Maestro Carnebianca.

Emblematici i suoi quadri come ‘Barriera – Isolamento’, realizzato addirittura nel 1975, con la narrazione di un’umanità costretta a vivere in maniera innaturale e a difendersi mediante l’allontanamento sociale per salvarsi da un nemico invisibile, o le statue del Gianicolo del 1988, imbavagliate e quasi irriconoscibili, o ancora altre figurine nude ma con il volto coperto, ieratiche nella loro assenza di contatto. Da sempre i simboli hanno giocato un ruolo determinante, con la finalità più o meno occulta di agire nel profondo della psiche, per influenzarla o cambiarla. L’uomo e la maschera sono un connubio affascinante e inquietante, nel contempo.

E ce lo ricorda Carnebianca, con l’opera del 2007 ‘Equilibrio Armonia’, presentata in esposizione nello stesso anno presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, che riassume gli elementi della riflessione indicata dall’artista, quella sulla mutazione in atto e sui conseguenti influssi nei comportamenti fisici, affettivi e di socializzazione. L’utilizzo della sola tonalità di bianco su supporto bianco, colloca la tela in una dimensione eterea ed evanescente.

L’immagine sembra suggerire il comportamento che l’essere umano deve mettere in atto nella condizione di emergenza nella quale ci troviamo, ovvero mantenere l’ equilibrio per poter far fronte al dramma che stiamo vivendo. La simbologia dell’uovo collocato verticalmente sulla testa della figura androgina, ci invita a muoverci con grande cautela per non precipitare rovinosamente e per poter evitare il fantasma in agguato che ci affligge con l’attuale pandemia: dobbiamo muoverci senza mai lasciare cadere l’uovo, ovvero senza perdere il nostro equilibrio.

Concordiamo con l’artista che ha più volte affermato come, coscienti dei grandi mutamenti e della necessità di adattarsi ad essi, dobbiamo imparare a conquistare una nuova armonia, sia con noi stessi che con gli altri, e con tutto ciò che ci circonda. I veri alieni sul pianeta Terra siamo noi, “genere umano”. Infatti, unici esseri viventi non ci adattiamo al territorio, ma lo modifichiamo, lo deturpiamo, lo saccheggiamo al fine di piegarlo alle proprie dis-umane esigenze. Le tonalità di colore bianco su fondo bianco, impalpabili come nebbia, in un’atmosfera quasi invisibile, sottolineano la condizione delicata, fragile e di precarietà del momento che l’umanità sta attraversando. Il collare rappresenta un aiuto, un sostegno per mantenerci stabili. Certamente è un periodo non semplice, ma se ci impegniamo veramente, con intelligenza, sensibilità e solidarietà, ce la faremo.

Non possiamo che ringraziare Carnebianca, per ricordarci che l’arte ‘rinnova i popoli e ne rivela la vita’. Dunque è sempre futura e l’uomo dovrebbe avere a cuore i suoi insegnamenti.

di Anna Buoninsegni

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