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Clima: la Strategia climatica al 2050 dell’Italia vecchia ed inadeguata

La Strategia climatica di lungo periodo al 2050 dell’Italia, appare superata ed inadeguata a raggiungere i nuovi target climatici posti dall’Europa.

Fondazione per lo sviluppo sostenibileROMA – La Strategia climatica di lungo periodo al 2050 dell’Italia, definita col Governo Conte e inviata alla Commissione Europea la scorsa settimana, appare superata ed inadeguata a raggiungere i nuovi target climatici posti dall’ Europa. Questo il commento della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile al documento climatico italiano, che ha lo scopo di delineare il percorso verso la neutralità climatica al 2050.,
“Il principale limite di questa strategia –ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della fondazione per lo sviluppo sostenibile- è la mancanza di aggiornamento del target di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. La Strategia climatica, infatti, fa ancora riferimento all’obiettivo oramai superato di riduzione del 40% rispetto al 1990, molto più basso del taglio del 55% stabilito dall’Unione Europea e pertanto non è in linea con l’obiettivo della neutralità carbonica al 2050”.
Secondo la Fondazione, il quadro di riferimento della Strategia non può più essere quello del precedente Piano nazionale per l’energia e il clima (PNIEC), ormai superato a livello europeo sia dalla nuova Climate law europea, di prossima approvazione, sia dagli indirizzi di Next Generation EU che fanno esplicito riferimento all’aggiornamento del target al 2030.
L’Italia, Paese co-organizzatore, insieme al Regno Unito , della prossima conferenza sul clima di Glasgow (COP26) ai primi di novembre– ha dichiarato Edo Ronchi  –  non può presentarsi a questo appuntamento senza aver svolto i suoi compiti, senza aver aggiornato il suo piano per il clima al 2030, perché questi aggiornamenti sono esattamente il centro della COP 26. E anche la Strategia al 2050  non può più assumere  lo scenario al 2030 definito dal Piano integrato energia e clima (PNIEC) che prevede un taglio delle emissioni di gas serra del 37% ma deve assumere il nuovo quadro europeo con  un allineamento con il nuovo target di riduzione del 55% al 2030Tenendo  ben presente che l’utilizzo delle risorse di Next Generation EU, secondo gli indirizzi e le condizioni del primo pilastro -quello della transizione ecologica-, comporta la definizione e l’attivazione sia di riforme, sia di investimenti efficaci per il clima, allineati con l’aumento del target di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 “

Cosa dice la strategia
La Strategia climatica prevede che al 2050 i consumi finali di energia siano ridotti del 40% rispetto ad oggi, che i consumi elettrici crescano al 50% dei consumi totali di energia (oggi sono a poco più del 20%) e che la quota da fonti rinnovabili raggiunga complessivamente l’85-90% (oggi è di circa il  18% ) .La forte penetrazione del vettore elettrico richiederà grandi cambiamenti. La generazione elettrica dovrebbe più che raddoppiare, arrivando a circa 600-700 TWh , per il 95-100% da fonti rinnovabili. La potenza installata di fotovoltaico dovrebbe crescere a 200 – 300 GW (cioè 10-15 volte quella attuale), mentre per l’eolico sia on-shore che off-shore crescere  a 50 GW (5 volte quella attuale). Questa trasformazione dovrebbe essere accompagnata da un  adeguamento della rete elettrica,  potenziando i pompaggi e sviluppando sistemi di accumulo elettrochimico centralizzati e distribuiti, che dovrebbero arrivare a 30-40 GW. Almeno il 25-30% dell’elettricità prodotta dovrebbe essere destinata, in particolare nella fase di overgeneration, alla produzione di idrogeno. Analizzando i contributi dei singoli settori, nel caso dei trasporti il raggiungimento delle zero emissioni al 2050 passerà attraverso un dimezzamento dei consumi finali di energia, grazie ad un sostanziale shift della mobilità privata verso il trasporto pubblico, condiviso  e la mobilità dolce, che dovrebbe consentire di ridurre il parco auto circolante dai circa 40 attuali ai 24 milioni di veicoli nel 2050, di cui 80% elettrici, 16% a idrogeno e 4% a green fuel sintetici. Anche il settore residenziale nei prossimi trent’anni dovrà dimezzare i consumi puntando in primo luogo sulla riqualificazione energetica degli edifici con un forte aumento del tasso di ristrutturazione al 2% annuo, di cui circa l’80% in deep renovation. Questo, unito ad una totale riconversione dei consumi di energia esclusivamente a favore dell’elettrico e delle bioenergie, consentirebbe anche al settore residenziale di raggiungere la piena decarbonizzazione entro il 2050. Il comparto industriale sarà interessato da una forte riconversione dei sistemi produttivi verso modelli e tecnologie a zero emissioni, spinta anche dalla crescita del costo della CO2 per il settore ETS, che arriverà a superare i 90 euro per tonnellata.  Le emissioni residue che non sarà possibile abbattere saranno per i tre quarti di natura non energetica, pari a circa 15 MtCO2eq, in particolare legate all’uso di solventi e agli F-gas, per entrambi dei quali oggi non è possibile ipotizzare soluzioni di pieno abbattimento. Nei consumi di energia, invece, si assisterà ad una forte penetrazione dell’elettrico e ad un ruolo chiave dell’idrogeno, che potrà in varie forme sostituire il gas naturale nei processi ad alte temperature.
Lo Scenario di decarbonizzazione delineato dalla Strategia italiana prevede inoltre  di arrivare al 2050 con circa 65-85 MtCO2eq di emissioni considerate incomprimibili, pari al 15-20% delle attuali emissioni. Di queste, 50 MtCO2eq sarebbero di natura non energetica, derivanti principalmente dal settore agricolo e dai processi industriali e 15-35 MtCO2eq provenienti da usi energetici in particolare del settore industriale . Per centrare l’obiettivo della neutralità climatica, secondo la Strategia tali emissioni  sarebbero compensate dagli assorbimenti di carbonio, fino a 45 MtCO2eq circa tramite assorbimenti forestali e le restanti 20-40 MtCO2eq, con tecnologie di cattura e stoccaggio o riutilizzo della CO2. La quota degli assorbimenti ipotizzata dalla Strategia al 15-20%  andrebbe approfondita perché la parte maggiore della forchetta (85 Mton) pare troppo elevata : lo scenario europeo  prevede una quota più ridotta al 13-15% .

FONTE: Ufficio Stampa Federica Cingolani.

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