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“All’origine del mito”: Raffaello a Zagabria

L'esposizione è aperta al pubblico dal 24 aprile scorso, fino al 6 giugno.

27zagabriaraffaello-inZAGABRIA – Prosegue il progetto di Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia “Raffaello. Custodi del mito in Lombardia”, avviato in occasione delle celebrazioni del cinquecentenario della morte del genio urbinate con la mostra “Raffaello. L’invenzione del divino pittore”, tenutasi al Museo di Santa Giulia tra l’ottobre 2020 e il febbraio 2021.
La mostra, a cura di Roberta D’Adda, ha presentato ai visitatori una collezione di stampe d’après Raffaello, realizzate in Italia e in Europa dall’inizio del Cinquecento alla metà dell’Ottocento, insieme a una scelta di dipinti e oggetti d’arte, al fine di restituire quale fosse, per i conoscitori europei di primo Ottocento, l’idea della cultura figurativa raffaellesca. Oltre cento le opere che i visitatori hanno potuto ammirare lungo il percorso che ha raccontato un’epoca e la costruzione di un mito a partire dalle collezioni civiche bresciane che raccolgono più di seicento fogli d’après Raffaello.
Selezionata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, attraverso la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, tra i progetti espositivi da promuovere presso le proprie sedi all’estero, la mostra fa ora tappa a Zagabria presso il Museo delle Arti e dei Mestieri (MUO), con il titolo “Raffaello. All’origine del mito”.
Nell’esposizione, aperta al pubblico dal 24 aprile scorso e sino al 6 giugno, i visitatori possono ammirare 110 opere prestate da Brescia a Zagabria (incisioni d’epoca, maioliche, dipinti, disegni) tra cui i fogli cinquecenteschi di Marcantonio Raimondi, le grandi stampe di Giovanni Volpato dai palazzi Vaticani e la copia pittorica della Scuola di Atene commissionata da Paolo Tosio, insieme all’installazione multimediale interattiva Invece di Raffaello.
“Negli ultimi mesi, in cui è venuta a mancare la possibilità di accesso ai nostri musei sia per il pubblico locale che per i turisti, l’importante e qualificata offerta artistico-culturale della Fondazione Brescia Musei non solo si è sviluppata su canali alternativi, ma è anche diventata oggetto di importanti reti, nazionali e internazionali, avviate e potenziate con l’obiettivo di accreditare fuori dai nostri confini il patrimonio culturale bresciano e la strategia di valorizzazione, anche turistica, che ruota attorno ad esso”, spiega Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla Cultura. “La mostra di Raffaello a Zagabria è il terzo di una serie di importanti appuntamenti cha hanno visto dapprima il progetto con le opere di Zehra Doğan al PAC, Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, e poi la rassegna su Dürer al Museo Statale di Storia russo e che oggi vedono il patrimonio delle incisioni raffaellesche bresciane porsi come il principale evento culturale della stagione primaverile nella capitale croata. Eccezionali ambasciatori di quello che Brescia può offrire agli amanti ed appassionati d’arte che ci apprestiamo ad accogliere di nuovo numerosi in città e nei nostri musei”.
L’esposizione è stata resa possibile grazie a un accordo fra Fondazione Brescia Musei e l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, che si occupa di diffondere la cultura italiana, nonché di collaborare alla promozione del patrimonio artistico italiano all’estero.
“La mostra”, interviene Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei, “dopo il suo allestimento presso il Museo Santa Giulia di Brescia dove le opere esposte erano state amorevolmente raccolte dal mecenate Paolo Tosio e da altri collezionisti, viene ora accolta dalla comunità croata nella capitale Zagabria grazie allo straordinario impegno del corpo diplomatico italiano e dell’Istituto di Cultura Italiana di Zagabria. Poche altre mostre avrebbero titolo a un’itineranza europea come questo progetto scientifico-culturale, che mette in scena la costruzione del mito di Raffaello attraverso la circolazione nel continente delle sue invenzioni grazie alle stampe”.
L’inaugurazione si è svolta alla presenza di Miroslav Gašparović, direttore del Museo delle Arti e dei Mestieri di Zagabria, Pierfrancesco Sacco, ambasciatore d’Italia a Zagabria, Nina Obuljen Koržinek, ministro della cultura e dei media, Jelena Pavičić Vukičević, sindaco pro tempore di Zagabria, Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei, e Roberta D’Adda, curatrice della mostra.
“Questo nostro “progetto Raffaello”, di cui la splendida mostra della Fondazione Brescia Musei è il cuore, mi sembra un segnale bellissimo in due direzioni”, sottolinea l’ambasciatore Sacco. “Da una parte, verso la concreta speranza di superare anche grazie all’arte e alla cultura la crisi pandemica che stiamo attraversando. Dall’altra, nei confronti degli amici croati a cui, insieme al MUO, vogliamo anche così manifestare solidarietà e incoraggiamento affinché Zagabria, dopo i terremoti dello scorso anno, rinasca ancora più bella e culturalmente attiva”.
Chiude il direttore della Fondazione Brescia Musei Karadjov: “La riflessione proposta dalla mostra ruota intorno alle stampe tratte dalle opere raffaellesche e prodotte in Italia e in Europa dall’inizio del Cinquecento alla metà dell’Ottocento, attingendo al ricco patrimonio delle collezioni civiche bresciane, costituito da oltre seicento fogli d’après Raffaello. Il progetto si inserisce nell’alveo del programma di international travelling exhibition che Fondazione Brescia Musei sta sviluppando allo scopo di dare un segno tangibile dell’importanza dei rapporti culturali transnazionali e un concreto contributo alla costruzione di ponti di conoscenza e di comunicazione che valorizzino l’apporto che ciascun contesto locale può offrire alla definizione dell’identità europea”.
La mostra “Raffaello. Alle origini del mito” è dunque un omaggio al grande maestro del Rinascimento, un modello di creatività artistica che spazia dal Rinascimento alla fine dell’Ottocento, in occasione del cinquecentesimo anniversario della sua morte. La mostra, presentata dal Museo dell’Arte e dell’Artigianato, grazie all’Ambasciata d’Italia, all’Istituto Italiano di Cultura e alla Fondazione Brescia Musei, è un’occasione unica per ricordare i 500 anni dalla morte di questo grande artista, l’occasione per il Museo dell’Arte e dell’Artigianato, Zagabria e la Croazia di unirsi alle celebrazioni globali e per il pubblico di incontrarsi con una nuova dimensione e un nuovo significato del suo lavoro.
Presentando una selezione di 110 stampe, disegni e maioliche conservate nelle collezioni dei Musei Civici di Brescia, incontriamo molte delle migliori opere di Raffaello tra cui stampe create secondo le Stanze e Logge Vaticane di Raffaello. Questa mostra sottolinea in particolare l’importanza e l’influenza che questo artista ha avuto per lo sviluppo dell’arte incisoria e la divulgazione non solo delle sue opere ma anche quelle di altri artisti, dal Rinascimento alla fine del XIX secolo e l’emergere della fotografia e di altri mezzi di riproduzione contemporanei.
L’occasione del cinquecentenario della morte di Raffaello consente di ritornare sul tema della presenza del grande artista nella cultura figurativa dell’Europa e del mondo. Se l’ininterrotta fortuna di Raffaello nell’arco di cinque secoli fu un fenomeno non solo pittorico – coinvolgendo gli ambiti delle arti decorative, della teoria artistica, della letteratura, del gusto e addirittura del costume – le stampe costituirono l’ordito su cui andò tessendosi la trama di questo mito: alle incisioni infatti, prima ancora che alla diretta conoscenza degli originali, fu affidata la trasmissione della cultura figurativa raffaellesca. Veri e propri surrogati degli originali (che prima dell’epoca dei musei e della fotografia erano alla portata di pochissimi), le stampe furono documento per i conoscitori, strumento di formazione per i pittori, oggetto del desiderio per collezionisti e cultori del mito.
È stato più volte – e forse anche esageratamente – sottolineato che Raffaello ebbe parte attiva, se non addirittura lucidamente consapevole, nell’avviare questo processo di produzione su larga scala di multipli attraverso i quali garantire la diffusione geografica e la permanenza nel tempo delle proprie invenzioni. Raffaello introdusse Marcantonio e altri incisori nella propria bottega, affidando loro la riproduzione dei suoi disegni e incaricando Baviero de’ Carrocci, detto il Baviera, della stampa e della commercializzazione delle incisioni. La questione del rapporto tra il maestro e la cerchia degli intagliatori che per primi si dedicarono alla traduzione incisoria delle sue invenzioni rimane argomento di grande fascino, con il quale gli studiosi continuano a misurarsi.
Quali che fossero le intenzioni e le azioni di Raffaello, la produzione di Marcantonio Raimondi, Marco Dente e Agostino Veneziano rimane a suggerire l’idea di una straordinaria e vivacissima fucina di immagini, certamente non estranea alle logiche del mercato e capace di licenziare opere nelle quali un elevato livello di raffinatezza formale e concettuale si conciliava con finalità e utilizzi più semplicemente divulgativi e funzionali. Ad alcuni di questi fogli – quelli tratti da disegni concepiti ad hoc, firmati dagli intagliatori e documentati da tirature eccellenti, come è il caso per esempio del Giudizio di Paride – si può guardare come a veri e propri originali di Raffaello. E pertanto non si devono perdere di vista le ricadute di questi modelli nella produzione di oggetti di arte decorativa, spesso di grande pregio formale e di innegabile preziosità. Dall’oreficeria alla maiolica, dalla glittica all’arazzeria, la produzione europea dal Cinque al Settecento pullula di manufatti ispirati alle stampe uscite dalla bottega di Marcantonio.
Cominciando dall’inizio, dalle iniziative di Raffaello per rendere popolari i suoi dipinti in produzione incisoria, la mostra segue lo sviluppo del fenomeno di espansione della fortuna delle incisioni raffaellesche in tutta Europa.
Raffaello architetto
Raffaello è stato un artista “a 360 gradi”, perché nella sua breve vita fu pittore, architetto e poeta. Inoltre viene considerato anche un imprenditore, perché rivoluzionò completamente il concetto di bottega: diede molta importanza ai suoi allievi e, mentre gli altri artisti lasciavano agli aiuti piccoli dettagli da dipingere, egli fece realizzare alcune opere totalmente o in buona parte dagli allievi. Per questo, però, non è facile individuare e distinguere in un’opera la mano di Raffaello e quella degli aiuti. Quando Raffaello decise di accettare l’incarico di soprintendente ai lavori nella basilica vaticana, il più importante cantiere romano, egli aveva già alle spalle alcune esperienze in questo campo. Le stesse architetture dipinte, sfondo di tante celebri opere, mostrano un bagaglio di conoscenze che va di là dal consueto apprendistato di un pittore.
Palazzo Branconio dell’Aquila
Fu progettato da Raffaello Sanzio probabilmente nell’ultimo anno della sua vita, quindi intorno al 1520, per l’amico Giovanbattista Branconio dell’Aquila, facoltoso consigliere del papa e orafo. Il prospetto dell’edificio si allontanava dall’autorevole modello bramantesco di Palazzo Caprini e dallo stile misurato mostrato dallo stesso Raffaello nel Palazzo Jacopo da Brescia e forse nel Palazzo Vidoni Caffarelli, costituendo una facciata senza precedenti. Il palazzo fu demolito verso il 1660 per permettere la costruzione di uno slargo davanti al colonnato della piazza San Pietro (piazza Rusticucci).
Il Centro Studi Vitruviani di Fano
Nato nel 2010 il Centro Studi Vitruviani si occupa di diffondere la conoscenza della cultura classica e della classicità in ogni sua espressione, promuovere la ricerca e la documentazione sull’opera antica e l’influenza moderna di Vitruvio nello sviluppo dell’architettura e della cultura occidentale dal Rinascimento ai giorni nostri, organizza convegni, giornate di studio, conferenze, pubblicazioni, mostre.Il Presidente del Centro Studi Vitruviani, il dott. Dino Zacchilli ci ha aiutato nell’operazione di portare a Zagabria il Plastico del palazzo Branconio dell’Aquila.
Prodotto dal Centro Studi Vitruviani insieme alle Scuderie del Quirinale e realizzato da Opera Laboratori Fiorentini, sotto la direzione del prof. Francesco Paolo Di Teodoro (Politecnico di Torino e Museo Galileo di Firenze nonché componente del comitato scientifico del Centro Studi), il plastico della facciata di Palazzo Branconio dell’Aquila è stato esposto nel 2020, alla grande mostra “Raffaello 1520-1483”, alle Scuderie del Quirinale, a Roma.
La mostra di Zagabria prevede un certo numero di visite guidate, che partiranno giovedì 29 aprile, alle ore 17, e proseguiranno il 6 maggio, l’8, il 13, 20 e 27 maggio e il 5 giugno, sempre alle 17, tranne di sabato, quando la visita sarà programmata alle ore 12. Sempre nelle giornate di sabato 15, 22 e 29 maggio, alle ore 12, sono previsti dei workshop a corredo della mostra. Infine è prevista la proiezione, il 9 e il 23 maggio, del film “Raffaello – Il Principe delle arti 3D (2017)“ di Luca Viotto, con Flavio Parenti, Angela Curri, Enrico Lo Verso, Marco Cocci e Niseem Onorato. Il film sarà proiettato in inglese, tramite live streaming da 12 a 24 ore con un numero limitato di 500 spettatori per proiezione. Tutti gli interessati dovranno prenotarsi alla mail: segreteria.iiczagabria@esteri.it, per ottenere la password d’accesso che gli permetterà di guardare il film. Le prime 500 persone riceveranno la password.

FONTE: AISE.

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