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ENI sponsor del Festival di Sanremo 2022

Le proteste di Greenpeace: «Ennesimo caso di greenwashing»

L’associazione ambientalista critica la presunta svolta green di ENI e lancia una petizione per dire basta alla pubblicità delle aziende inquinanti.

Protesta-Greenpeace-a-Sanremo-(5-Febbraio)ENI, la principale azienda italiana del settore energetico, figura tra gli sponsor principali della 72esima edizione del Festival di Sanremo e dal “green carpet” srotolato dinanzi all’entrata del Teatro Ariston ha rilanciato la sua immagine in una veste più attenta alla sostenibilità e alla transizione ecologica. Secondo Greenpeace, tuttavia, si tratta dell’ennesimo episodio di greenwashing da parte dell’industria dei combustibili fossili, ossia di una precisa strategia di comunicazione e marketing volta a presentare come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo.

Per l’associazione ambientalista, il lancio della campagna Plenitude, presentata quale svolta green dell’azienda, serve soltanto come specchietto per le allodole, distogliendo l’attenzione dal fatto che ENI continuerà a puntare principalmente su gas e petrolio, tra i principali responsabili del riscaldamento globale e della conseguente crisi climatica.

«È inaccettabile che ENI sfrutti la vetrina di Sanremo per fare greenwashing e promuovere un’immagine di azienda attenta all’ambiente che non corrisponde affatto alla realtà. ENI continua a investire sul gas e sul petrolio, è il principale emettitore italiano di gas serra e una delle aziende più inquinanti del pianeta. Il mondo della musica, della cultura, dello sport e dell’istruzione dovrebbero essere liberi dalla dannosa propaganda dell’industria dei combustibili fossili, così come sono già da tempo liberi dalle sponsorizzazioni dell’industria del tabacco» dichiara Federico Spadini, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia.

Lo scorso ottobre, l’indagine commissionata da Greenpeace al centro di ricerca olandese DeSmog aveva rivelato che circa due terzi delle pubblicità online delle aziende che operano nell’industria dei combustibili fossili possono essere ritenute ingannevoli poiché promuovono false soluzioni a tutela dell’ambiente oppure enfatizzano piccoli progetti in materia di sostenibilità, il cui impatto è quasi del tutto irrilevante rispetto alle attività principali. Secondo l’analisi, solo l’8% degli annunci pubblicitari di ENI parla di combustibili fossili, malgrado essi costituiscano circa l’80% del suo portfolio.

Per fermare questo fenomeno, Greenpeace ha lanciato la petizione europea «Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti»: sostenuta da più di 30 organizzazioni, se raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte obbligherà la Commissione europea a discutere la proposta di una legge europea per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria dei combustibili fossili.

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