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Sindaco Cernihiv: “Città distrutta, cinque anni per tornare a condizioni pre guerra”

(Adnkronos) - Vladyslav Atroshenko: "Rimasto un terzo delle persone, ricordo i corpi a terra e giovanissimi in fila per arruolarsi"

“Nessuno ti insegna come comportarsi, quando ti ritrovi ad essere un sindaco in guerra. Non ci sono nozioni, regole da seguire. Semplicemente le bombe ti sorprendono, iniziano a distruggere quello che negli anni hai mantenuto, curato, creato con i tuoi cittadini che da un giorno all’altro fanno la fila per imbracciare le armi e arruolarsi nella difesa territoriale, così giovani, e con gli altri che prendono poche pose e si preparano a lasciarsi alle spalle la propria vita, per scampare a morte certa. La guerra è così, Cernihiv però ha una storia millenaria di resistenza. Non si è mai arresa e oggi ci prepariamo a ricostruirla”. Vladyslav Atroshenko parla all’Adnkronos collegato da una stanza bianca e asettica. E’ il primo cittadino di un territorio distrutto per il 70% dai russi che oggi, liberato il campo, hanno lasciato dietro di sé devastazione, corpi ancora da identificare, civili letteralmente scomparsi sotto bombe che cancellano qualunque cosa si trovi in un raggio di decine di metri. (FOTO)

Inizia a elencare, metodico e placido, la lista della devastazione. “Sono stati distrutti edifici storici, come le due chiese nei pressi del cimitero comunale, una delle quali del patriarcato di Mosca – spiega – A pezzi anche lo stadio della città, che tra l’altro era intitolato all’astronauta russo Jurij Gagarin. E poi la biblioteca per i giovani, un’altra più antica, l’edificio della Posta e quello del Comune, questi ultimi colpiti da due razzi. Quando sono stati distrutti i ponti, è stata distrutta anche la parte storica della città, costruita sulla sponda del fiume Desna”. Il sindaco che ha avuto il merito di aver fatto brillare Chernihiv, confessa il peso di una responsabilità centuplicata. “Le emozioni non sono più permesse – dice – Un amministratore di una città sotto le bombe deve dare fiducia, speranza, rafforzare lo spirito combattivo delle persone, essere un loro leader che li guidi e un esempio per tutti, non solo per i suoi elettori”.

“L’ho avvertito, quel senso di responsabilità, guardando negli occhi di due ragazzi, uno di 23 e l’altro di 25, gravemente feriti in due diversi attacchi – continua – Scampati alla morte entrambi, operati in condizioni al limite, mi hanno ringraziato per esser rimasto al mio posto, per aver rischiato insieme a loro. E lì più che mai ho capito che stavo lavorando bene. Le emozioni durante la guerra quando vieni bombardato h24 cominciano a sparire, guardi solo al futuro, ma non dimentico i cadaveri in strada, lì per ore, giorni, in attesa che si riuscisse, senza linea telefonica, a chiamare qualcuno per portarli via”.

Liberata la città dagli invasori, ora è tempo di ripulire e ricostruire. “La città ha resistito, siamo diventati scudo e non abbiamo permesso ai russi di entrare – continua a raccontare all’Adnkronos Vladyslav Atroshenko – ma Cernihiv è stata bombardata di continuo tutti i giorni per due settimane. Se all’interno della città non sono presenti mine, tante invece se ne trovano nella periferia, dove ci sono stati i combattimenti veri e propri. La città è pulita, al di fuori la bonifica è ultimata all’80% dei casi e confidiamo di terminarla del tutto entro il 15 maggio, mentre nelle zone di campagna ci potrebbero volere anche sei mesi. Stando alle nostre stime, per ricostruire tutto avremo bisogno di quattro, cinque anni. Un anno e mezzo dei quali per lavori di progettazione, altri tre per le opere concrete, Danneggiate anche le abitazioni civili in periferia, dove i combattimenti sono stati feroci: tra palazzi e grattacieli sono stati distrutti più di 10mila appartamenti in città. Serve un programma statale e speriamo si trovino fondi”.

E poi la conta delle perdite umane. “Contiamo settecento persone morte, tra civili e militari. Non faccio questa distinzione, personalmente, perché quando è iniziata la guerra molti civili si sono arruolati nelle forze armate e per me sono tutti semplici cittadini. Oltre a questi abbiamo 70 corpi non identificati e almeno 50 dispersi. Questo perché quando una bomba cade in un raggio di 70 metri, non resta assolutamente nulla, figuriamoci le persone. E quando piangiamo chi non c’é più pensiamo a chi resta – prosegue il sindaco – Abbiamo danni alle condutture del gas e dell’acqua, il 70% sono distrutte. Stiamo valutando se e come accedere a prestiti europei perché abbiamo il problema delle fognature, del riscaldamento con la distruzione della centrale che generava calore per tutta città”.

“Ora ci stiamo occupando di sgomberare i detriti, di portar via la spazzatura, di ricostruire almeno laddove possibile le strade danneggiate dalle bombe. E speriamo – dice ancora il sindaco di Cernihiv – nelle prossime due settimane di poter fornire almeno a una parte dei cittadini l’acqua potabile, l’energia e il gas. Un grande problema è tuttavia la pulizia, in quanto a causa dell’attacco artiglieristico è stato danneggiato il parco dei mezzi addetti alla pulizia della città: 28 mezzi comunali sono inutilizzabili, ne è rimasto solo uno, ma almeno ne servirebbero sei. Nella città è rimasto un terzo delle persone che ci vivevano e non abbiamo nemmeno uomini a sufficienza per avviare tutti i lavori più urgenti. Ma, l’ho detto, le emozioni in guerra vanno messe da parte. Dobbiamo guardare avanti. E ricostruire Cernihiv”.

(di Silvia Mancinelli)

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