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Storico De Bernardi: “La Nato non interverrà direttamente, ma sostegno a resistenza ucraina è necessario”

(Adnkronos) - "Nessuna volontà per un'escalation, ma la sconfitta di Kiev sarebbe tale anche per la democrazia occidentale e per la civiltà europea"

“Il limite che non dev’essere varcato è ovviamente quello dell’intervento diretto della Nato nel conflitto. Già la scelta fatta originariamente di non costruire una ‘no-fly zone’ o di limitare l’azione del Patto Atlantico a rinforzare i confini est polacchi e dei Paesi che hanno aderito alla Nato testimonia che l’Occidente non ha alcuna intenzione di costruire le condizioni di una escalation militare che coinvolga direttamente l’Europa occidentale e gli Usa nel conflitto. Di conseguenza ogni richiamo alla III Guerra Mondiale da parte di Lavrov o di Putin fa parte di dichiarazioni propagandistiche e ideologiche da parte di chi, sul campo, come dicono molti osservatori, non sta ottenendo risultati significativi”. Lo dice all’Adnkronos lo storico dell’Università di Bologna Alberto De Bernardi, rispondendo alla domanda se, a causa delle forniture all’Ucraina di armi o di soldi per il loro acquisto, sia da parte dei Paesi che fanno parte della Nato, sia di altri che non ne fanno parte, siamo anche noi parte attiva nella guerra, in qualche modo belligeranti contro la Russia.

“Ovviamente il sostegno alla resistenza ucraina è tutt’altra cosa – precisa De Bernardi – L’Occidente, e in particolare l’Europa, ritiene che l’Ucraina sia una frontiera politica, culturale, ideale, addirittura morale, che vada presidiata, perché una sconfitta dell’Ucraina e un’invasione totale da parte della Russia, con la reintegrazione dell’Ucraina all’interno del blocco russo, sarebbe una sconfitta intollerabile dell’Occidente e della democrazia, che oggettivamente modificherebbe gli equilibri internazionali. Paradossalmente, l’unica effettiva condizione per mantenere la pace e impedire che il conflitto dilaghi su altri scenari planetari è quella di consentire all’Ucraina di resistere nel miglior modo possibile. E questo giustifica l’invio di aiuti militari”.

Secondo lo storico, concessioni a Mosca sarebbero controproducenti: “Soltanto una difficoltà militare porterà la Russia al tavolo delle trattative, perché fintanto che resterà nella convinzione di poter vincere la guerra non si siederà mai a un tavolo negoziale e lo farà soltanto quando si renderà conto di non poter realizzare il suo tentativo di costruire un corridoio russo che dal Donbass vada alla Transnistria, estendendo tutto il confine del Mar Nero. E’ comprensibile che gli europei si sentano minacciati da un’azione militare che riporta la guerra in Europa dopo 70 anni. Ma è necessario chiarire che questa minaccia di mettere in discussione i valori della civiltà europea sia maggiormente garantita se noi facciamo con Mosca, sulla pelle degli ucraini, un accordo al ribasso”. De Bernardi cita il precedente di Monaco nel 1938, “quando l’appeasement nei confronti della volontà di potenza della Germania nazista spinse le potenze occidentali a concedergli i Sudeti, la Cecoslovacchia e tutte quelle implementazioni territoriali che Hitler chiedeva per unire i tedeschi sotto la grande Germania. Lì si è visto che l’appeasement è uno strumento attraverso il quale le potenze ricorrono per modificare l’ordine mondiale e per costruire le condizioni per ulteriori attacchi. E’ quindi indispensabile che Putin non realizzi i suoi obiettivi militari e sia costretto a una negoziazione a partire da una sconfitta politica”.

(di Cristiano Camera)

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