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All’Opera di Roma la Messa di Bernstein, voluta da Jacqueline Kennedy

(Adnkronos) - Il 'pezzo teatrale per cantanti, musicisti e ballerini' era stato commissionato dalla vedova del presidente americano e rappresentato per la prima volta, per la sua inaugurazione, al Kennedy Center (John F. Kennedy Center for the Performing Arts) di Washington

Era stato commissionata da Jacqueline Kennedy a Leonard Bernstein ‘Mass’, il capolavoro firmato dal grande compositore americano che giunge per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma con debutto l’1 giugno alle Terme di Caracalla (repliche domenica 3 e martedƬ 5, sempre alle ore 21). La nuova produzione dello spettacolo ĆØ affidata al regista Damiano Michieletto, che dopo il successo del ‘Rigoletto’ al Circo Massimo nellā€™estate 2020 torna a lavorare a Roma, per la prima volta a Caracalla. Sul podio, al debutto con la fondazione capitolina, il direttore dā€™orchestra Diego Matheuz, tra i piĆ¹ affermati musicisti provenienti da ‘El Sistema’, il modello didattico-musicale fondato in Venezuela da JosĆ© Antonio Abreu. Il ‘pezzo teatrale per cantanti, musicisti e ballerini’ su testo dello stesso Bernstein, con versi aggiuntivi di Stephen Schwartz, era stato, dunque, commissionato da Jacqueline Kennedy e rappresentato per la prima volta, per la sua inaugurazione, al Kennedy Center (John F. Kennedy Center for the Performing Arts) di Washington D.C. lā€™8 settembre del 1971. La prima europea risale invece al 1973 e fu data a Vienna. Il lavoro nasce per essere messo in scena teatralmente ma nel nostro Paese, fin a ora, era stato eseguito solo in forma di concerto.

“Non avevo mai lavorato a Caracalla ā€“ dice Michieletto ā€“ e sono felice di farlo con uno spettacolo che vede impegnate tutte le forze dellā€™Opera di Roma, con una forte presenza coreografica e quindi del Corpo di Ballo. Al centro della scena ho inserito un muro, e ci sarĆ  anche una videoproiezione con una mappa di tutti i muri che sono stati costruiti nel mondo per dividere i popoli, dal Messico alla Palestina, passando per lā€™Ungheria. Chi deve difendere la propria ricchezza erige muri. Ma i muri li portiamo anche dentro di noi – spiega ancora – Sono le nostre paure, i nostri pregiudizi, rappresentano lā€™impossibilitĆ  di comunicare, la volontĆ  di sottrarre agli occhi quello che cā€™ĆØ dallā€™altra parte, per chiudersi nelle proprie sicurezze”. “Nello spettacolo sono gli street singers a costruire questo muro, e lo useranno anche per inscenare una crocifissione del sacerdote che celebra la messa, interpretato da Markus Werba – aggiunge ancora – Ma il muro sarĆ  attraversato da altri uomini e verrĆ  distrutto. Lā€™opera si chiuderĆ  con unā€™immagine positiva ā€“ conclude il regista ā€“ chi sta attraversando il mare della sofferenza e della desolazione per aver cercato di abbattere i muri, vedrĆ  una luce di speranza”. Accanto a Michieletto sono impegnati Paolo Fantin che firma le scene, Carla Teti per i costumi, Alessandro Carletti per le luci e Filippo Rossi per i video.

Lo spettacolo vede impegnato il corpo di ballo del Teatro dellā€™Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, nelle coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. In scena ci sarĆ  uno Street People Chorus, composto da performer di musical, accanto al Coro del Teatro diretto da Roberto Gabbiani. Lo spettacolo vedrĆ  anche la partecipazione di ‘Fabbrica’ Young Artist Program e della Scuola di Canto Corale del Teatro dellā€™Opera di Roma. Mass fu pensata in un primo momento come una messa tradizionale. Bernstein optĆ² poi per unā€™opera teatrale piuttosto sperimentale, basata sulla Messa tridentina della Chiesa cattolica romana. Nel libretto, i frammenti liturgici veri e propri sono mantenuti e cantati in latino, con lā€™eccezione del Sanctus che comprende versi in ebraico. Ci sono poi testi aggiuntivi in lingua inglese di Bernstein stesso, ma anche di altri autori come Stephen Schwartz e Paul Simon. Lā€™idea dellā€™opera fu fortemente influenzata da alcuni avvenimenti coevi alla composizione. I funerali di Robert F. Kennedy nella cattedrale di San Patrizio a New York, nel 1968, le celebrazioni del bicentenario della nascita di Beethoven, nel 1970 e la composizione da parte di Bernstein di un breve brano destinato al film “Fratello sole, sorella luna’ di Franco Zeffirelli, poi ritirato. Lā€™opera venne interpretata da una parte dellā€™opinione pubblica e politica come una presa di posizione di Bernstein contro la guerra in Vietnam, il Presidente Nixon non partecipĆ² alla prima e persino lā€™Fbi ne seguƬ la genesi.

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