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Casolari (Unibo): Ucraina in Ue? “Serve cautela, a rischio futuro Unione”

(Adnkronos) - Il professore di Diritto dell'Unione europea dell'Università di Bologna, Federico Casolari spiega all'Adnkronos che l'Ue "non è solo grande madre che accoglie, ma sistema complesso che impone responsabilità",

La decisione del Consiglio europeo sulla concessione dello status di Paese candidato “è una partita fondamentale non solo per l’Ucraina, ma anche per l’Unione europea, che qui sta rischiando il proprio futuro”. Lo ha sottolineato all’Adnkronos il professore di Diritto dell’Unione europea dell’Università di Bologna, Federico Casolari, esortando a “muoversi con grande cautela, se si vuole che l’Unione europea rimanga un’organizzazione di integrazione tra Stati”. Non si tratta – evidenzia l’accademico – “di un approccio egoista, a meno che non s’intenda per egoista il voler salvaguardare un’integrazione che è un unicum della panoramica internazionale e che di fatto ha garantito la pace nel continente per vari decenni”.

Sottolineando che “è certamente positivo in un’ottica politica il fatto che Stati terzi vedano nell’Unione europea un elemento di garanzia, di stabilità e di pacificazione” e che concedere lo status all’Ucraina “è un messaggio positivo di solidarietà nei confronti della popolazione di quel Paese”, Casolari evidenzia però che “l’Ue non è solo una grande madre che accoglie, ma un sistema molto complesso ed elaborato che impone delle responsabilità molto significative agli Stati. Se questo non è chiaro, il rischio è che la costruzione a un certo punto collassi o regredisca a qualcosa di meno sofisticato, perché per avere una solidarietà di fatto, serve una piena condivisione dei valori di fondo”.

La procedura di concessione dello status di candidato a Ucraina e Moldavia in meno di quattro mesi è qualcosa di “inedito”, secondo il professore di Diritto dell’Ue, ma “questa velocità è giustificabile alla luce del contesto che stiamo vivendo e dell’impronta politica che si è voluta dare ed è accettabile nella misura in cui non impone decisioni finali sull’adesione del Paese”.

Adesione che deve passare da negoziati su trenta diversi capitoli e che richiederà secondo Casolari “almeno 5 o 6 anni, anche per dare luogo a una ricostruzione del Paese e di quelle infrastrutture fisiche, ma anche sociali ed economiche, che gli consentano poi di reggere la pressione in un contesto di forte integrazione. A meno che non si pensi a un’adesione accelerata di un Paese che però di fatto non è in grado di garantire lo standard di membership che normalmente è richiesto”.

Numerosi, infatti, i nodi da sciogliere per arrivare all’ingresso di Kiev nell’Ue, oltre a quelli già segnalati dalle istituzioni europee, come la lotta alla corruzione e la tutela delle minoranze. “Se ragioniamo in laboratorio, allora possiamo dire che quello che ha segnalato la Commissione europea nel parere favorevole corrisponde al vero: l’Ucraina è un Paese che ha certamente avanzato grandemente sui temi economici, grazie all’accordo di associazione con l’Ue che è stato concluso negli anni scorsi”, spiega il professore, osservando però che la valutazione di Bruxelles è come se non avesse tenuto conto degli ultimi quattro mesi, in cui il Paese “in alcune zone del suo territorio ha subito un disfacimento totale del tessuto economico e sociale e anche della possibilità da parte delle autorità pubbliche di esercitare un potere di governo. Quindi c’è tutta questa dimensione che ora va ricostruita, perché gli avanzamenti che si erano fatti negli anni scorsi si sono in parte persi”.

La guerra in Ucraina e le sue conseguenze sono un qualcosa “che non ci si può nascondere”, sottolinea Casolari, evidenziando per altro che “è la prima volta che si discute dell’adesione di un Paese nel momento in cui colpito da un conflitto”. Questione non indifferente, dal momento che “formalmente se un Paese dell’Unione è oggetto di un attacco armato da parte di uno Stato terzo, può scattare su richiesta dello Stato medesimo una clausola di mutua assistenza, l’art. 42 paragrafo 7 del Trattato sull’Unione europea, una sorta di art. 5 Nato, attivata in passato solo una volta dalla Francia, dopo gli attacchi terroristici del 2015”, spiega il giurista.

“Questo però è un contesto molto diverso, perché un conto è un attacco terroristico, un conto è un attacco armato. È da immaginare che il supporto da alcuni Stati membri dell’Unione dovrebbe essere rafforzato, anche dal punto di vista militare, rispetto a quello che è attualmente fornito e questo chiaramente può comportare ulteriori squilibri e tensioni anche sullo scacchiere internazionale. Potrebbe verificarsi un’escalation del conflitto”, osserva il professor Casolari, rassicurando però sul fatto che l’ingresso nell’Ue dell’Ucraina ancora in guerra è “uno scenario poco realizzabile, perché ritengo poco probabile che ci possa essere un’adesione in tempi rapidi”.

Altra questione è quella dell’integrità territoriale, “un punto molto importante, perché al momento ci sono delle porzioni del territorio del Paese che sono oggetto di occupazione”. Nell’ottica di un’ingresso nell’Ue “ci sono varie possibilità: la prima è che si giunga a un trattato di pace, che potrebbe determinare un mutamento dell’assetto territoriale dell’Ucraina e in questo modo il diritto dell’Unione avrebbe modo di applicarsi su tutto il territorio”. Se così non fosse, “potremmo avere un contesto simile a quello di Cipro”, con la sospensione dell’applicazione diritto comunitario in una porzione del territorio nazionale.

Con la concessione dello status di candidato l’Ucraina avrà accesso alla preadesione, “uno strumento – spiega Casolari – sostanzialmente di assistenza finanziaria”. Nel frattempo “il punto di riferimento giuridico dei rapporti” tra Kiev e Bruxelles resta l’accordo di collaborazione entrato in vigore nel 2017, che “è già molto sofisticato e prevede una cooperazione anche nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune, cosa straordinaria”, ma – anche a causa dei pochi anni trascorsi dall’entrata in vigore – “non è ancora del tutto attuato”.

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