Continua oggi lo stillicidio di dimissioni dal governo del Regno Unito, con varie uscite che aumentano ulteriormente la pressione sul primo ministro Boris Johnson, per il cambio di versione sulla nomina di un’alta carica del gruppo Tory nella Camera dei Comuni. Downing Street aveva sostenuto inizialmente che Johnson non fosse al corrente delle accuse di molestie sessuali rivolte ad uno degli incaricati di mantenere la disciplina di voto tra i banchi dei Conservatori, Chris Pincher, ma il premier alla fine ha ammesso che era a conoscenza dei comportamenti del deputato e si è rammaricato di averlo nominato.
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Le dimissioni ieri del ministro delle Finanze, Rishi Sunak, e della Salute, Sajid Javid, per la perdita di fiducia nel premier hanno dato un duro colpo a Johnson, che un mese fa è sopravvissuto a fatica ad una mozione di censura presentata dai suoi stessi compagni di partito. A Sunak e Javid si sono aggiunti nelle ultime ore altri esponenti dell’esecutivo, che chiamano in causa il primo ministro: hanno reso pubbliche oggi le proprie dimissioni il segretario di Stato all’Infanzia e alla Famiglia, Will Quince, e l’assistente parlamentare nel ministero dei Trasporti Laura Trott. Quince è passato dall’essere uno dei volti più visibili nell’esecutivo nel momento di difendere davanti ai media la versione ufficiale sul caso Fincher a rinfacciare pubblicamente a Johnson le sue bugie, delle quali non sarebbe stato al corrente fino a ieri.
Quince ha spiegato in dichiarazioni a Sky News che Downing Street è arrivata a garantirgli in modo “categorico” che il primo ministro non era al corrente delle accuse di molestie contro il dirigente parlamentare, malgrado l’ufficio di Johnson abbia finito per ammettere il contrario. Quince ha riconosciuto che il primo ministro si è scusato con lui per le informazioni “imprecise” che aveva ricevuto, ma ha sostenuto che non gli restava altra scelta che farsi da parte e abbandonare il gabinetto. Trott si è espressa in termini simili, affermando che “la fiducia in politica è di importanza vitale” e che “negli ultimi mesi è andata perduta”, alludendo al diluvio di scandali che colpisce il governo in carica e che include, tra l’altro, le multe inflitte per i party celebrati in piena pandemia di Covid-19.
Oggi i principali quotidiani britannici dipingono un quadro tetro per il primo ministro Boris Johnson. “Game over”, è il titolo del Times, che aggiunge che per Johnson è “un errore” continuare ad aggrapparsi al potere, perché “ha perso la fiducia del suo partito e del Paese”. Per il Times “non c’è alcuna chance pensabile che Johnson, che non è riuscito ad assicurarsi il sostegno di 148 parlamentari nel voto di fiducia del mese scorso, possa recuperare la leadership efficace di cui il Paese ha bisogno in un periodo di crisi nazionale acuta. Ogni giorno che rimane rende più profondo la sensazione di caos. Per il bene del Paese, dovrebbe andarsene”, aggiunge il Times. Nelle pagine interne, il columnist Iain Martin descrive il caos che regna nel governo, esprimendo speranze limitate per il nuovo Cancelliere Nadhim Zahawi.
“C’è stata una corsa pazza da parte del team di Boris, che ha tentato di identificare una persona, una qualsiasi, preparata ad accettare la seconda carica politica più importante del Paese e il rischio di essere il Cancelliere dello Scacchiere dal mandato più breve della storia”, scrive Martin. E aggiunge che l’ex segretario alla Salute Jeremy Hunt e il segretario alla Difesa Ben Wallace vengono citati come potenziali successori di Johnson. Sul Telegraph, l’ex ministro per la Brexit David Frost dice che Johnson dovrebbe lasciare il posto; in caso contrario rischia di “trascinare giù con sé il partito e il governo”, aggiunge, notando che dopo le dimissioni di ieri “altri ministri ora devono valutare se sono davvero contenti dell’attuale direzione di viaggio”. Il Daily Express descrive Johnson come “ferito” ma “liberato”, con la prima pagina in cui il premier viene indicato come impegnato a combattere per mantenere la promessa di tagliare le tasse.
Il columnist del Daily Mail Stephen Glover loda il primo ministro come “un politico eccezionale, che sta una spanna sopra quasi tutti gli altri membri del gabinetto. Johnson verrà adorato per aver realizzato la Brexit”, malgrado il “grande difetto” della “riluttanza a dire la verità, che lo distingue in una professione non celebre per la sua sincerità. Ma dopo tutto quello che è accaduto, e malgrado i suoi successi, sembra ora un primo ministro condannato. Tuttavia, che tragedia e che spreco”, scrive Glover. La columnist del Guardian Polly Toynbee ritiene che “gli unici interrogativi che restano” sono il modo e la tempistica in cui il primo ministro lascerà. “Molto pochi si aspettano che si ricandiderà. Il comitato 1922 (il gruppo parlamentare dei Tories, ndr) potrebbe cambiare le regole all’istante e tenere un altro voto sulla leadership. E ci sono tutti i segnali che perderebbe. Oppure, potrebbero aspettare la prossima settimana l’elezione di un nuovo comitato, con l’obiettivo di cambiare le regole, per consentire un altro tentativo di defenestrarlo entro l’anno”.
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