Skip to content

Karakalpakstan, Ferrari (Ispi): “Errore politico del presidente”

(Adnkronos) - Russia, Cina e Kazakistan non hanno un ruolo nella rivolta scoppiata nella regione poco popolata nel nord occidentale dell'Uzbekistan

La crisi del Karakalpakstan nasce esclusivamente da dinamiche interne all’Uzbekistan. Non la Russia, non la Cina, o il Kazakistan, come invece ventilano alcuni in queste ore, hanno un ruolo nella rivolta, spiega Aldo Ferrari, analista dell’Ispi di Milano e dell’UniversitĆ  CĆ  Foscari di Venezia, in una intervista all’Adnkronos. Apparentemente si tratta di “un incidente di percorso”, “di un errore politico” del Presidente Shavkat Mirziyoyev, associato a una tradizionale mancanza di attenzione e di investimenti, da parte di Tashkent, nel Karakalpakstan, non “una rinnovata involuzione autoritaria” del Paese.

“E’ la regione piĆ¹ depressa del Paese. AnzichĆ© contribuire allo sviluppo, il Karakalpakstan ĆØ stato particolarmente toccato dal disastro ecologico del mare d’Aral. Avrebbe bisogno di una attenzione prioritaria da parte dello Stato, ma ne ĆØ esclusa. Questa proposta di riforma ĆØ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, spiega Ferrari. L’annuncio del Presidente, confermato dal voto del Parlamento, per il ritiro degli emendamenti della Costituzione per cancellare la possibilitĆ  di autonomia della regione “dovrebbe servire entro certi limiti a calmare gli animi, ma l’insoddisfazione economica proseguirĆ ”.

“L’Uzbekistan negli ultimi anni ha intrapreso un processo di sviluppo e liberalizzazione, limitato ma reale”. Mirziyoyev ha voluto cambiare l’immagine del Paese e cerca di attrarre investimenti esteri. “Questa crisi interrompe il ruolino di marcia che, fino a ora, era stato positivo. La rivolta, e la repressione cosƬ dura, non ĆØ certo quello di cui ha bisogno l’Uzbekistan oggi. Il Presidente sembra essersi reso conto di aver commesso un errore”. La disattenzione di Tashkent per la regione deriva dalle sue grandi dimensioni, e il fatto che sia poco popolosa priva di risorse e abitata prevalentemente da popolazioni non uzbeke: kazaki, caracalpachi, uzbeki e turkmeni. “Viene percepita come un corpo estraneo poco interessante”.

“La Russia, nello spazio post sovietico e in Asia Centrale, ha un ruolo importantissimo. Ma questi Paesi sono indipendenti da 30 anni e hanno dinamiche interne complicate che solo in parte riguardano la Russia”, precisa l’analista, ricordando la rivolta di inizio anno in Kazakistan, dove “la Russia ĆØ intervenuta ma per risolvere una crisi che aveva ragioni politiche interne”.

Qualcuno sospetta che il Kazakistan abbia gettato benzina sul fuoco. “Effettivamente potrebbe essere un obiettivo stimolante, non tanto l’indipendenza, quanto l’ingresso della regione nel Kazakistan. Sono perĆ² ragionamenti abbastanza astratti. E anche se il governo uzbeko ha velatamente alluso a forze straniere, i disordini hanno ragione socio economica”.

Anche la Cina chiede la stabilitĆ  dell’Uzbekistan come prioritĆ . NĆ© la Cina nĆ© la Russia “hanno interesse a soffiare sul fuoco”. La Cina penetra facilmente con i suoi prodotti, la Russia si occupa, con la Csto, della sicurezza della regione. “Una situazione ottimale sia per Pechino che per Mosca. Questa crisi non nasce da loro, ma da dinamiche interne, soprattutto per l’evidente scarsitĆ  di sviluppo socio economico che le popolazioni non sopportano piĆ¹”.

“Fra Kazakistan e Uzbekistan, poi, non c’ĆØ una vera inimicizia. Ci sono difficoltĆ . Minoranze. RivalitĆ  per il primo posto in Asia centrale: il Kazakistan ĆØ di gran lunga piĆ¹ ricco, ma l’Uzbekistan ĆØ piĆ¹ popoloso e ha una tradizione culturale nettamente maggiore. Sono in competizione, ma nulla di piĆ¹”. “In Asia centrale, la cooperazione fra i Paesi ĆØ piuttosto limitata. Il Presidente per la prima volta ha almeno tentato di avviare una cooperazione a livello regionale, provando a fare passi in questa direzione, anche solo con incontri con gli altri Presidenti, per trattare questioni come il controllo delle frontiere, la sicurezza, l’irrigazione”, riassume Ferrari, precisando che tali passi “per ora non hanno portato grandi risultati, ma almeno il tentativo viene salutato positivamente”.

L’indipendenza del Karakalpakstan non era un tema all’ordine del giorno. Ma anche la sola possibilitĆ  viene considerata inammissibile da parte di Mirziyoyev, che, pur liberalizzando alcuni settori dell’economia vuole mantenere – come tanti altri Stati piĆ¹ avanzati – il pieno controllo del territorio. Ci sono stati in questi anni movimenti politici di dimensioni ridotte e limitati alla sola componente caracalpaca. “Ma l’indipendenza non ĆØ diventata una richiesta di tutta la popolazione della regione”.

“Dopo questa rivolta, il governo sarĆ  costretto a prestare una maggiore attenzione alla regione nord occidentale. Le risorse necessarie non sono enormi, quello che chiede il Karakalpakstan ĆØ tutto sommato nelle possibilitĆ  economiche del governo centrale. Fino a ora ĆØ mancata la volontĆ  politica. C’ĆØ la possibilitĆ  che ora questo cambi”, conclude Ferrari, che all’Ispi dirige le ricerche su Russia, Caucaso e Asia centrale e all’UniversitĆ  CĆ  Foscari insegna Storia dell’Eurasia.

AdnKronos: Vai alla fonte

Ā© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMPI