“Più che inalberarsi per Franceschini, i 5 Stelle dovrebbero riflettere… Le cose dette da Dario sono cose vere e sono posizioni largamente diffuse nel Pd”. Enrico Borghi, deputato dem e membro della segreteria di Enrico Letta, risponde così all’Adnkronos dopo le tensioni, raccolte in chat M5S, per le parole di ieri di Dario Franceschini. Posizioni, quelle del ministro della Cultura, che Borghi definisce “assolutamente condivise” nel Pd.
Intanto l’incontro tra il premier Draghi e Giuseppe Conte è slittato, magari serve a far decantare un po’? “Ma chissà… La mia opinione è questa vicenda sia stata eccessivamente gonfiata a livello mediatico. Sto a quanto detto dal presidente Draghi e dal presidente Conte: il primo dice che non c’è governo senza i 5 Stelle e il secondo che M5S non intende uscire. Stando a queste dichiarazioni derubricherei l’incontro a un fisiologico incontro tra il premier e il leader di un partito di maggioranza. Non drammatizzerei. Poi staremo a vedere”.
Ieri però Franceschini ha un po’ drammatizzato forse. La sua posizione è condivisa da tutti nel Pd? “Assolutamente sì. Le posizioni di Franceschini sono largamente diffuse all’interno del partito e chiaramente, essendo lui tra gli esponenti che maggiormente hanno lavorato per un accordo con i 5 Stelle, credo assumano anche un peso specifico notevole”. I 5 Stelle non l’hanno presa benissimo… “Non è il caso di inalberarsi ma di riflettere. Le cose dette da Franceschini sono vere: siamo alla vigilia di una stagione di alleanze per la prossima legislatura e ogni scelta che viene compiuta dà risposte in un verso o nell’altro. Se si ha la volontà di costruire un’alleanza che vada nella direzione anche del lavoro fatto insieme ai 5 stelle in questi anni, le scelte di questi mesi devono essere conseguenti”.
Alleanze? con chi sostiene Von der Leyen in Ue, M5S quindi interlocutori ma scelta sta a loro
Ovvero? “Non si può mettere in discussione il governo Draghi. Per quel che ci riguarda, noi siamo per la salvaguardia della tenuta del governo e per fare in modo che si costruiscano le ragioni di un’alleanza molto larga”. Onorevole Borghi, quindi i 5 Stelle, se tornasse il sereno con Draghi, restano per il Pd possibili alleati? Certo, dall’Ucraina al termovalorizzatore, sono diverse le distinzioni… “Noi abbiamo detto che ci sono una serie di linee portanti che contraddistinguono la costruzione di un’alleanza fatta sui contenuti e non sugli aspetti ideologici”.
Quali? “L’Europa, la lotta alle disuguaglianze, le varie transizioni che abbiamo davanti da quella ecologica a quella energetica, e poi il recupero della competitività del Paese e i diritti civili. Noi su queste linee portanti siamo pronti ad aprire un dialogo con tutti quelli che si riconoscono con chi ha sostenuto e sostiene la commissione di Ursula Von der Leyen. Il M5S è quindi un interlocutore, noi vogliamo aprire un ragionamento ma spetta ai 5 Stelle, in questo senso, sciogliere la riserva”.
Ma se Conte porta i 5 Stelle fuori dal governo Draghi, con i 5 Stelle è finita e si va a votare? “Il segretario Letta è stato molto preciso giovedì in Direzione dove la sua relazione è stata approvata all’unanimità. Per il Pd il governo Draghi è l’ultimo della legislatura. Se malauguratamente venisse meno il governo Draghi, la strada è una sola: le elezioni. Con tutte le conseguenze paradossali del caso. Tra crisi internazionale e scadenze impellenti, verrebbe precipitato tutto dentro una campagna elettorale… Per noi il governo deve andare fino in fondo, fino alla scadenza e sia chiaro che se cade, non ci saranno altri governi in questa legislatura”.
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