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Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso

La nuova fiction di Rai 1 in onda dal 20 ottobre.

Un prodotto gradevole, diverso dal consueto, che segna la giusta consacrazione per Massimiliano Gallo, dopo le stagioni da ottimo comprimario ne “I bastardi di Pizzofalcone”, al quale abbiamo rivolto la nostra domanda in conferenza stampa.

VINCENZO-MALINCONICO-1-inRai Fiction presenta Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso, per la regia di Alessandro Angelini, con Massimiliano Gallo (Vincenzo Malinconico), Denise Capezza (Alessandra Persiano), Francesco Di Leva (Tricarico), Teresa Saponangelo (Nives), Lina Sastri (Assunta), Michele Placido (Ugo Maria Starace Tarallo), Giovanni Ludeno (Espedito Lenza), Luca Gallone (Benny La Calamita), Chiara Celotto (Alagia), Francesco Cavallo (Alfredo), Ana Caterina Morariu (Veronica Starace Tarallo), Giacomo Rizzo (Giustino Talento), Gianfelice Imparato (Romolo Sesti Orfeo), Carlo Massarini (Mister Fantasy).
Liberamente tratto dai romanzi “Non avevo capito niente”, “Mia suocera beve” e “Divorziare con stile”, di Diego Silva, editi da Einaudi, si tratta di una serie tv in otto episodi da cinquanta minuti, per un totale di prime quattro serate, dal 20 ottobre su Rai 1, per una coproduzione Rai Fiction e Viola Film. I romanzi sono stati sceneggiati per la tv da Diego De Silva, Massimo Reale, Valerio Vestoso, Gualtiero Rosella.
Proviamo a presentare la serie, grazie a tutto quanto visto in proiezione stampa e senza spoilerare nulla. Prendete la persona più simpatica che conoscete. Poi, quella più intelligente. Quindi, quella più stupida ed infantile, ma anche la più generosa e più matta. Mescolate bene. Ecco, grosso modo, questo è il protagonista della serie. Un po’ Woody Allen, un po’ Holden, un po’ semplicemente se stesso: Vincenzo Malinconico, iconico personaggio nato dalla penna di Diego De Silva, è un avvocato semi-disoccupato, un marito semi-divorziato, e soprattutto un grandioso, irresistibile, filosofo naturale. Capace di dire cose grosse con l’aria di sparare fesserie e di affrontare la camorra e l’amore con la stessa piroettante e stralunatissima forza, Malinconico ci fa affezionare alle sue vicende sgangherate ed irrisolte, e ci fa vedere il mondo attraverso il suo sguardo ironico ed autentico, costringendoci a pensare ridendo. Avvocato d’insuccesso, forse più psicologo che avvocato, Vincenzo Malinconico non raggiunge mai la piena sufficienza. Il suo portafoglio clienti ha un profilo decisamente leggero, si occupa di contenziosi non particolarmente impegnativi (sinistri stradali, liti di condominio, separazioni, recupero crediti non ingenti) e non sempre porta a casa delle vittorie. C’è solo una cosa che sa fare davvero (e senza che mai nessuno glielo chieda): filosofeggiare. Vincenzo ha sempre un pensiero in testa. Generalmente, un pensiero fuori tema.
Il precariato professionale di Vincenzo va di pari passo con quello privato: Nives, la sua ex moglie, affermata psicologa, lo ha lasciato da tempo per sposare un architetto e tuttavia non riesce a non tradire il nuovo marito con il suo ex. Malinconico vorrebbe ricostituire l’unità familiare, ma viene puntualmente respinto; eppure, quando Vincenzo inizierà una relazione con la bella collega Alessandra Persiano, Nives dimostrerà che non ha nessuna intenzione di farsi da parte.
Vincenzo e Nives hanno due figli: Alfredo (18 anni), Alagia (22), figlia di un precedente compagno di Nives. Per via del divorzio, Vincenzo coltiva la colpa di non sentirsi un padre all’altezza, ma è una convinzione solo sua, perché sia Alagia, sia Alfredo, gli sono profondamente legati.
Rassegnato, ormai, all’ozio delle giornate tutte uguali, Malinconico viene chiamato d’ufficio a difendere un certo Mimmo ‘O Burzone, squallido macellaio di camorra su cui pende l’accusa di fare a pezzi cadaveri scomodi e smaltirli con totale nonchalance. In un primo momento, Malinconico vorrebbe rifiutarsi di difenderlo, appellandosi a principi deontologici. Poi, convinto dalla figlia di Burzone, Brooke, che gli ricorda la sua Alagia, accetta l’incarico. Quest’avventura nei meandri della camorra, a cavallo tra commedia e giallo, darà a Malinconico l’occasione di conoscere Amodio Tricarico, un surreale tuttofare della malavita che da un momento all’altro si autoproclama suo braccio destro e non lo lascia più, nella buona e nella cattiva sorte. Ed è proprio la cattiva sorte a dare il via all’indagine ‘made in Malinconico’, la notte in cui Brooke viene trovata assassinata senza un apparente motivo.

Veniamo ad una breve panoramica sui personaggi. Di Vincenzo Malinconico abbiamo già detto quanto basta per aver reso un’idea anche piuttosto precisa. Veniamo a Nives. Ex moglie di Malinconico, è una psicologa di successo. Dopo il divorzio da Vincenzo ha inspiegabilmente ritrovato l’attrazione nei suoi confronti, continuando a farci l’amore di nascosto, di tanto in tanto. Ha messo sempre prima il lavoro e poi la famiglia, rischiando così di predicare bene e razzolare male in termini di rapporti umani. Quando Malinconico accenna a rifarsi una vita sentimentale, in lei albeggia la gelosia ed il desiderio di ricreare la famiglia di un tempo.
Alfredo e Alagia. I due figli adolescenti di Vincenzo e Nives, sensibili ed intelligenti. Il loro rapporto con Vincenzo brilla per senso dell’umorismo e complicità. Alfredo manifesta i segni di una sessualità liquida che Malinconico fatica a comprendere, annegando più di una volta nell’imbarazzo di certe strane situazioni. Alagia, vittima dei menu vegetariani di Nives, ha una sorta di tresca culinaria con Vincenzo, che la porta segretamente ad ingozzarsi di cheeseburger. Tra i due vige un rapporto meraviglioso, di complicità e confidenza, privo di qualsiasi gerarchia. Capita spesso, infatti, che sia lei a dare consigli a lui, e non ci sorprende affatto.
Alessandra Persiano è l’avvocatessa più bella e corteggiata del tribunale. S’innamora di Malinconico nella prima puntata e fa di tutto per trovare un futuro ad una relazione instabile come la loro. Ironica e maliziosa, è la leggenda sessuale degli avvocati e non si fa capace di come Malinconico, destinatario del privilegio di averla accanto, si lasci spesso distrarre dalla propria famiglia, lasciando che l’ambizione di diventare una coppia stabile naufraghi continuamente.
Espedito Lenza, vecchio amico di Vincenzo, divide con lui uno studio in affitto. Ragioniere (ma sulla targhetta ha fatto scrivere un pomposo “Certified accountant”) è costretto a dormire in ufficio su un canotto, da quando la moglie lo ha cacciato di casa per via della sua inguaribile passione per le donne.
Concludendo, Tricarico è uno che nei giri delinquenziali conosce tutto e tutti e si fa rispettare, con le buone e le cattive. Assunta è la madre di Nives, molto legata all’ex genero, Vincenzo Malinconico, che ricambia ammirando la tenacia di lei.

Come da tradizione, vi anticipiamo la sinossi dei primi due episodi, quelli che compongono la serata d’esordio, di giovedì 20 ottobre.
EP. 1 – Un avvocato d’insuccesso.
L’avvocato Vincenzo Malinconico, modesto avvocato dalla complicata vita sentimentale, viene nominato d’ufficio per assumere la difesa di Domenico Fantasia, in arte Mimmo ‘o Burzone, accusato di essere un ‘becchino di camorra’. Intenerito dalla figlia di lui, Brooke, che gli ricorda tanto la sua Alagia, Vincenzo accetta di difendere il camorrista. In tribunale, Vincenzo incrocia Alessandra Persiano, l’avvocatessa più corteggiata del tribunale, che si mostra attratta dalla sua goffa timidezza e, con suo grande stupore, gli lascia il numero di telefono.
EP. 2 – Non avevo capito niente.
Malinconico ottiene dal GIP la scarcerazione del Burzone, ma c’è qualcosa che non lo convince. Brooke, innamoratissima del violento Dylan, confida felice a Malinconico che il ragazzo, dopo essere sparito per qualche giorno, si è finalmente rifatto vivo e vuole fare pace con lei. Presto, i dubbi di Malinconico si rivelano fondati. Il Burzone viene nuovamente arrestato in flagranza di smistamento di cadaveri: la scarcerazione era frutto di una strategia dei magistrati per prenderlo con le mani nel sacco. Vincenzo non fa in tempo a metabolizzare il fallimento, che viene raggiunto dalla tragica notizia dell’omicidio di Brooke.

Conferenza stampa
Dopo la visione riservata alla stampa, si è tenuta nella tarda mattinata di lunedì 10 la conferenza stampa, nella mitica “Sala A” (o “degli Arazzi”) di Viale Mazzini, che ha mostrato un cast – non solo attoriale – divertente e divertito, fortemente coeso e sinceramente molto simpatico. Anche noi abbiamo posto la nostra domanda a Massimiliano Gallo, ma intanto riportiamo una sintesi delle dichiarazioni del regista e dell’autore dei romanzi (e co-sceneggiatore della serie) dai quali è stata tratta la fiction.
Cominciamo con alcune dichiarazioni rilasciate dal regista, Alessandro Angelini: “Vincenzo Malinconico non è solo un ‘avvocato d’insuccesso’, ma soprattutto un acrobata dei sentimenti. In quel carnevale sgangherato che è la sua vita, riesce a stare in piedi solo con l’autoironia e il giusto distacco di chi pensa che in fondo, in ogni situazione, poteva anche andare peggio. E come potrebbe essere altrimenti? Ha un rapporto esclusivo con una figlia che in realtà non è sua, un figlio in perenne ricerca d’identità, un’ex moglie che lo ha lasciato ma che lo rivuole come amante e una suocera in aperto conflitto col mondo, che sembra essere l’unica a capirlo. A lavoro non va poi tanto meglio e Malinconico è costretto a muoversi in un sottobosco di camorristi, avvocati tromboni, bellissime ereditiere deluse e guappi con problemi di daltonismo. Insomma, una galleria di figure al limite eppure incredibilmente vere. Merito della penna di Diego De Silva, abile ad immergersi in un contesto drammatico e a restituircelo filtrato dalla lente dell’ironia, a creare un eroe dei nostri tempi così simile a noi, proprio perché impreparato – a casa come a lavoro – a resistere agli urti della vita. Nel passaggio dalla pagina scritta alla realizzazione, il cast ha arricchito e valorizzato quanto di prezioso esisteva. Massimiliano Gallo si è calato nei panni di Vincenzo Malinconico con grande cura, facendo suoi i vizi e le nevrosi del personaggio letterario per contagiarlo con la sua simpatia, la sua bravura, tutta la sua irresistibile umanità. Per il mondo di Malinconico, in cui il rovesciamento dalla commedia al drammatico avviene alla velocità della luce, Massimiliano è l’attore perfetto al posto giusto! Lina Sastri, straordinaria signora delle scene italiane, e Michele Placido, autentico mattatore sulla scena e fuori, non solo hanno reso indimenticabili i loro personaggi ma hanno capitanato con grazia ed esperienza un gruppo di formidabili attori che ha saputo mettersi in gioco fino in fondo. Ana Caterina Morariu, Teresa Saponangelo, Francesco Di Leva, Luca Gallone, Giovanni Ludeno, Tony Laudadio, hanno il merito di aver portato sullo schermo il gioco, la verità, la bellezza di personaggi fortemente empatici. (…) Mi sono innamorato di Malinconico alla prima lettura, ma metterlo in scena non è stato affatto facile. Malinconico è Malinconico. Commedia, dramma, visioni oniriche, rapporti generazionali e affettivi rovesciati. Nulla è certo. Il genere legal svuotato di pathos e riempito d’ironia; niente studi legali milionari e avvocati vincenti, piuttosto cause di poco conto e il fato a regolare la vita delle persone come solo al sud può accadere. Nomen omen… Malinconico… ma anche scoprire l’allegria in un piccolo dolore. (…) Salerno, con il suo centro storico da scoprire e la Costiera Amalfitana con i suoi orizzonti a picco sul mare, non sono solo l’ambientazione, ma dei veri e propri personaggi della serie”.

Passiamo ad alcune delle dichiarazioni rilasciate dall’autore, Diego De Silva: “Il mondo delle libere professioni – in questo caso, quella forense – è, da tempo, in difficoltà. Il perdurare della crisi economica, la penuria di lavoro e l’immissione di un numero spropositato di professionisti su un mercato al limite della saturazione, hanno fatto dell’avvocato contemporaneo un nuovo precario, ben lontano dalla solidità e dalla reputazione sociale di un tempo. Se fino a qualche anno fa un avvocato professionalmente ‘figlio di nessuno’ (perché il dramma – è chiaro – non riguarda chi eredita uno studio affermato) conservava il pudore di nascondere la gravità della sua condizione, oggi l’impresa di tenere aperta la baracca ha raggiunto livelli di allerta così elevati da spingere schiere di professionisti a scendere in piazza per autodenunciarsi, invocando almeno l’effetto placebo di un qualche beneficio fiscale. Vincenzo Malinconico, napoletano, quarantatré anni portati non benissimo, è uno di questi. Da ben prima che la crisi della sua categoria fosse conclamata, regalava in giro frasi del tipo: “Provateci pure, se volete. Non troverete un avvocato disposto ad ammettere che guadagna meno della badante di sua nonna”. Il problema è che nessuno lo ascoltava; e non è che adesso che i fatti gli danno ufficialmente ragione abbia un pubblico. Il suo portafoglio clienti ha un profilo decisamente low: difende più che altro amici e parenti, che si rivolgono a lui per contenziosi non particolarmente impegnativi: sinistri stradali, liti di condominio, separazioni, recupero crediti non ingenti; e non sempre porta a casa delle vittorie. Il suo studio è una stanza di 20 metri quadrati in un appartamento in coaffitto al primo piano rialzato di un vecchio palazzo tipicamente napoletano con cortile e doppia scala, arredato con mobili a basso costo. Non è famoso, né fra i colleghi né fra i magistrati. Non ha clienti che a Natale gli mandino casse infiocchettate di frutta e verdura di coltivazione certificata o almeno il panettone. Arranca per arrivare a fine del mese, e ogni volta subisce l’umiliazione del mancato versamento dell’assegno di divorzio alla sua ex moglie, affermata psicologa, che lungi dall’infierire sulla sua insolvenza lo rassicura sulla non necessità di svenarsi per consegnarle la quota mensile dovuta. Perché quel che rende amabile Malinconico è un’autenticità al limite della tenerezza, una naturale capacità d’introspezione, un senso del ridicolo che rivolge a se stesso prima che al prossimo e gli consente di alleviare i fallimenti e comprendere l’altro da sé senza prevaricarlo né giudicarlo. È per questo che i suoi figli lo amano, che gli amici non lo abbandonano, che le donne posano gli occhi su di lui, anche se poi lo lasciano. (…) Malinconico congettura e rimugina su tutto quanto lo circonda perché tutto lo interessa. Eroga riflessioni e aforismi sulla vita, l’amore, la solitudine, il lavoro, i soldi, la paternità, come cercasse continuamente un senso possibile al proprio stare al mondo. Quando affronta una causa, intraprende una speculazione filosofica gratuita e sempre piuttosto comica, perché per lui ogni incarico è un’occasione per riflettere sulla vastissima gamma delle bassezze e delle grandezze umane. (…) Malinconico è un perdente che non si piange addosso, che non fa dei suoi fallimenti una causa di livore. (…) Le storie che vedrete, tratte in buona parte dai miei libri che lo hanno reso uno dei personaggi letterari più amati dai lettori italiani, saranno un modo di entrare nella sua testa, di farci avvolgere dalla sua curiosità, dal suo bisogno di riflettere sulle cose mentre le racconta, e ci troveremo a ridere nel momento stesso in cui pensiamo, a imparare a non prenderci sul serio anche quando ci sembra di saperla lunga”.

Abbiamo posto una nostra domanda al protagonista, Massimiliano Gallo, e non era facile, considerato che era già stato detto tutto o quasi nella lunga ed interessante introduzione tenuta dal Direttore di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, da Alessandro Angelini e da Diego De Silva, dallo stesso Massimiliano Gallo e dagli altri interpreti presenti, anche se abbiamo avuto la fortuna di essere stati chiamati per primi a porre una domanda.

D. Dopo tantissimi film per il cinema e quasi vent’anni in cui entra nelle case degli italiani con crescente visibilità in numerose fiction, dopo aver lavorato per registi come Paolo Sorrentino, sia per una notissima serie tv che per il pluripremiato “È stata la mano di Dio” per il cinema, ma anche per Martone e Ozpetek, e dopo lo scatto in avanti con il successo ottenuto interpretando il commissario Palma nelle tre stagioni dei Bastardi di Pizzofalcone, considera proprio dentro di sé, a livello personale e professionale insieme, questa serie che la vede protagonista assoluto, come la giusta, attesa e definitiva consacrazione?

R. Eh, questo me lo auguro, nel senso che sono 35 anni di carriera, di una gavetta infinita, fatta di tantissimo teatro, anche di esperienze completamente diverse, anche riguardo al teatro. Poi, approccio al cinema in maniera casuale, con “Fortapàsc” di Marco Risi, nel 2008, e dal 2008 ho cercato di recuperare, in una sorta di bulimia il lavoro perduto al cinema perché ho scoperto questo amore per il set, quindi dal 2008 ad oggi ho interpretato 35 film e 15 serie tv di successo, continuando a fare teatro, e adesso ti arriva questa serie che come condizione non poteva essere migliore di questa, perché comunque è un personaggio che sento completamente mio, in una serie in cui hai la fortuna di suonare gli strumenti insieme con degli artisti straordinari, con una scrittura incredibile e con una grande regia. Quindi, le condizioni sono le migliori e chiaramente mi auguro – e incrocio le dita – per i risultati della messa in onda.

Da quanto sentito dire, le cosiddette ‘voci di corridoio’ che richiedono d’obbligo l’uso del condizionale, il titolo inizialmente sarebbe stato “Vincenzo Malinconico, avvocato”. Le riprese della serie, della durata di sedici settimane, si sono svolte a Salerno, nella meravigliosa Costiera Amalfitana, con alcuni interni a Roma, con termine il 15 ottobre 2021, praticamente un anno esatto prima della messa in onda.

In conclusione, un prodotto decisamente fuori dal comune, molto gradevole, con un valido script, ben girato ed altrettanto ben interpretato, una commedia molto divertente ma che fa anche pensare, e che rappresenta la giusta consacrazione per Massimiliano Gallo, a 54 anni di età, dopo le stagioni da ottimo comprimario ne “I bastardi di Pizzofalcone” e sempre maggiori presenze sul piccolo schermo. Tanti validi motivi per sintonizzarsi su Rai 1 dal 20 ottobre, verrebbe da dire “per fare compagnia a Vincenzo Malinconico”.

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