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Una Vita in Più: La Storia di Fatina Sed – Sopravvissuta all’Olocausto

Un documentario toccante sulla resilienza e il riscatto del silenzio.

copertinaSarà presentato in anteprima mercoledì 18 ottobre alla Festa del Cinema di Roma il trailer del documentario “Una vita in più” prodotto da Light History SRL dedicato a Fatina Sed una delle bambine ebree romane deportate ad Auschwitz nel 1944 e sopravvissute all’orrore Nazifascista.

All’evento organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma, moderato dalla giornalista e scrittrice Marianna Aprile  interverranno Fabiana Di Segni,  psicologa e psicoterapeuta nipote di Fatina Sed e coautrice del documentario com Mery Mirka, Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma, storico politico e saggista, Daniele Regard Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, Lia Tagliacozzo scrittrice e giornalista e  Paolo Masini ideatore de “Il civico giusto”.

Una vita in più – Storia di Fatina Sed
Il potere del cinema nel raccontare storie e esplorare la profondità dell’esperienza umana è innegabile. Un docu-film ha una doppia funzione toccare nel profondo queste emozioni e raccontare con dedizione e attraverso fonti storiche eventi e accadimenti che hanno il diritto di essere espressi e narrati con fini bibliografici, educativi, narrativi e di conoscenza.

Questo documentario, mette in scena la storia di una donna romana, Fatina Sed che ha vissuto l’atrocità del campo di sterminio e che incredibilmente ne è sopravvissuta. La storia di Fatina è la storia di una donna costretta al silenzio per la paura di non essere creduta da chi riteneva folli questi racconti, e per non provocare dolore alle proprie figlie, alla propria famiglia con il suo stesso dolore.

E’ la vicenda di una donna che ha tenuto dentro i propri sentimenti fino alla sua morte e che ha tradito la disciplina del silenzio affidando la sua storia a fogli protocollo ritrovati da Fabiana (sua nipote) a distanza da tanti anni dalla sua morte.

E’ la storia della sua famiglia, del dolore e delle ripercussioni che questo ha provocato nella vita di figli e nipoti. E’ la raccolta e la ricerca di informazioni tra Polonia e Russia, che hanno permesso la ricostruzione del viaggio per e da Auschwitz.

Dopo aver trovato la biografia – dice la nipote- è stato inevitabile proseguire nella ricerca che mi fornisse la possibilità di mettere a fuoco, di ricostruire responsabilità e accadimenti di tutte queste atrocità. La storia di Fatina apre una finestra su un tema delicatissimo come quello degli esperimenti del famigerato Professor Mengele nei campi, di cui ancora oggi è difficilissimo parlare. Con questo documentario si vuole non solo restituire e onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto, trasmettere consapevolezza dei danni della spirale dell’odio, preservare la testimonianza storica, promuovere un’educazione consapevole sulle responsabilità storiche e etiche di questa pagina della storia, ma c’è qualcosa di più profondo legato al vissuto familiare e collettivo, legato alla difficoltà di tenere un fardello cosi grande sulle proprie spalle. E’ il riscatto del silenzio che prende voce e grida tutto quello che ha taciuto per anni e che si è manifestato sulla pelle di chi lo ha vissuto e dei suoi figli generando danni. E’ la storia di Fatina Sed e lei stessa in ogni occasione ha detto “credo che i giovani debbano sapere cosa hanno patito i propri genitori, nonni e parenti, affinchè non rinneghino la loro identità”.

FONTE: REGGI&SPIZZICHINO Communication.

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