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Espacio Escultórico: un’opera d’arte collettiva nel paesaggio vulcanico di Città del Messico

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Foto di Andrés Cedillo

All’Espacio Escultórico nel Pedregal de San Ángel, a Città del Messico, viene dedicata la trentatreesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, 2023-2024. Il Premio, ideato e realizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e incentrato su un luogo denso di valori di natura, memoria e invenzione, torna a esplorare per la seconda volta, dopo la sua prima edizione del 1990 che vide la scelta del Sítio Santo Antônio da Bica di Roberto Burle Marx, in Brasile, luoghi appartenenti al vasto mondo dell’America Latina.

L’Espacio Escultórico è un luogo costituito da una grande opera d’arte collettiva che emerge dalla stessa superficie lavica sulla quale, nel secolo scorso, a partire dalla fine degli anni quaranta, nascono e si sviluppano nuovi quartieri e soprattutto un’intera città universitaria, quella dell’Universidad Nacional Autónoma de México (unam).

Un anello dentato, composto da sessantaquattro prismi in cemento che poggiano su un basamento circolare del diametro di 120 metri, circoscrive un brano di suolo lavico “intatto”, rendendo manifesta la potenza espressiva di questo paesaggio, ma anche la sua condizione mutevole e fragile.

Opera fortemente voluta dall’Università e inaugurata nel 1979, l’Espacio Escultórico esprime in modo esemplare il valore e il significato di un paesaggio – quello del Pedregal de San Ángel, così forgiato da un’eruzione vulcanica – con il quale la città, le istituzioni e le comunità universitarie, l’ambiente culturale e la società messicana si confrontano e dialogano sul piano del suo valore ambientale ed ecologico, della sua potenza evocativa, ma anche dei conflitti generati in seno all’espansione urbana di una megalopoli che ne accerchia il perimetro e ne modifica nel tempo la natura e i significati.

Frutto dell’eruzione del vulcano monogenetico Xitle, – che in termini geologici risulta recente, avendo avuto luogo, approssimativamente, solo millecinquecento o forse duemila anni fa –, il Pedregal (che in italiano potremmo chiamare “pietraia”) ci appare come una distesa di roccia lavica, disseminata di vegetazione e variazioni morfologiche, che si evolve nel tempo e si manifesta come un paesaggio vivo, ricco di valore ecologico, e tuttora denso di richiami alla storia preispanica che lo ha preceduto, nonostante l’enorme riduzione del suo perimetro e della sua estensione originaria.

L’Espacio Escultórico rappresenta un capitolo importante di questo paesaggio in divenire e, a dispetto (o forse grazie a essa) della fissità scultorea della sua immagine, stabilisce un punto d’incontro tra passato e futuro, a cavallo tra la grande vicenda della costruzione della Città Universitaria e l’evolversi di una coscienza ecologica del suo campus, “paesaggio di resistenza” più che pacifico e rassicurante scenario di una comunità per alcuni aspetti privilegiata.

Risulta oggi significativo il metodo e il processo costruttivo scelto per l’Espacio Escultórico, quello di convocare sei artisti della Escuela Nacional de Artes Plásticas – Helen Escobedo, Manuel Felguérez, Mathias Goeritz, Hersúa, Sebastián e Federico Silva – per realizzare un’opera collettiva, dunque priva di carattere monoautoriale, totalmente tesa all’interazione con il paesaggio presente e con la sua eredità storica, e che assume un significato più vasto – oggi diremmo “non antropocentrico” –, aperto alle istanze ecologiche che sarebbero emerse a breve, e che lì, nel Pedregal, proprio il lavoro di questo gruppo di artisti contribuisce a far emergere. La stagione successiva alla costruzione dell’Espacio Escultórico sarà infatti improntata alla difesa di ciò che rimane del Pedregal, della protesta rispetto alla sua progressiva distruzione, e della presa di coscienza da parte della comunità scientifica e studentesca del suo valore, con la creazione ufficiale, nel 1983, della Reserva Ecológica del Pedregal de San Ángel (repsa), voluta dall’unam.

Del valore dell’opera si è scritto molto e molte sono le sue interpretazioni. Nella visione del Premio Carlo Scarpa, l’Espacio Escultórico è un luogo di meditazione personale e insieme di azione collettiva: la sua storia ci porta a riflettere sul rapporto tra gesto artistico e coscienza ecologica; la dimensione corale della sua concezione ci invita a ragionare sull’impegno individuale nel campo del paesaggio, a stabilire nuove coordinate e nuovi compiti progettuali.

I principali momenti pubblici del Premio Carlo Scarpa 2023-2024 si svolgeranno, a Treviso, nel mese di aprile 2024:

venerdì 12 aprile, ore 18, Ca’ Scarpa:
inaugurazione della mostra dedicata all’Espacio Escultórico e al suo contesto, che sarà aperta al pubblico fino a domenica 30 giugno

sabato 13 aprile, ore 10-13, auditorium della Fondazione Benetton in Palazzo Bomben:
presentazione del libro e del film documentario dedicati al luogo e ai temi di questa edizione del Premio, preceduta da una conferenza di Louise Noelle

sabato 13 aprile, ore 17, Chiesa di San Teonisto:
cerimonia pubblica con la consegna del sigillo simbolo del Premio a Leonardo Lomelí Vanegas, rettore dell’Universidad Nacional Autónoma de México, segnalando, nel contesto della stessa unam, altre due figure che esprimono il senso della cura di questo luogo, Silke Cram e Louise Noelle, entrambe impegnate negli organismi di gestione e tutela del luogo premiato.

Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino – così intitolato in onore di Carlo Scarpa (1906-1978), architetto e inventore di giardini – è un progetto di ricerca e di cura dedicato a un luogo, ideato e realizzato, dal 1990, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche. Un progetto che ogni volta prende avvio da approfondimenti ed esplorazioni indirizzati a luoghi e culture diversi.

Comitato scientifico della Fondazione e coordinamento del Premio

Luigi Latini, architetto, Università Iuav di Venezia (presidente);

Giuseppe Barbera, agronomo, Università di Palermo;

Hervé Brunon, storico del giardino, Centro André Chastel, Parigi, CNRS;

Thilo Folkerts, architetto paesaggista, 100Landschaftsarchitektur, Berlino;

Anna Lambertini, architetto e paesaggista, Università di Firenze;

Monique Mosser, storica dell’arte, Scuola superiore di architettura di Versailles, CNRS;

Joan Nogué, geografo, Università di Girona;

Juan Manuel Palerm, architetto, Università di Las Palmas, Gran Canaria;

José Tito Rojo, botanico, Università di Granada.

Carmen Añón, paesaggista, Università di Madrid, membro onorario dal 2011;

Domenico Luciani, architetto, ideatore e responsabile del Premio dal 1990 al 2014, membro onorario dal 2015.

Le attività del Premio Carlo Scarpa sono curate e coordinate da

Patrizia Boschiero, responsabile delle Edizioni della Fondazione, e

Luigi Latini, presidente del Comitato scientifico e direttore della Fondazione.

Iniziativa culturale con il patrocinio di:

UNISCAPE, Ministero della Cultura, Regione del Veneto, Città di Treviso.

FONTE: Studio ESSECI.

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