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Gli occhi dei bambini: guida alla salute visiva per genitori e cura dei più piccoli

"È difficile che un bimbo ci avverta di non vedere bene, soprattutto in età prescolare, perché è abituato a quella capacità visiva e non sa che potrebbe vedere meglio di così"

COPERTINA-inLa vista è un dono prezioso che ci permette di conoscere il mondo che ci circonda. Eppure, come ogni capacità, la vista non è innata: si sviluppa nei primi 6-8 anni di vita e influenza una serie di funzioni fondamentali, dalla postura all’apprendimento, dall’attenzione alla capacità di lettura, dal rendimento scolastico a quello sportivo.

Cosa accadrebbe se qualcosa ostacolasse questo sviluppo? Come potrebbero accorgersene i genitori? Quando è necessario rivolgersi ad un oculista? E come fare prevenzione?

“Gli occhi dei bambini”, scritto a quattro mani da Enrica Ferrazzi, esperta in comunicazione e madre di una bambina con problemi visivi, e Maria Antonietta Stocchino, oculista, affronta queste e molte altre domande, fornendo una guida completa e autorevole sulla salute visiva dei più piccoli, utile a tutte le persone che vogliono prendersi cura della salute visiva dei bambini.

Il libro si basa su dati allarmanti: il 20% dei bambini esaminati durante gli screening visivi, come quelli del progetto “Sight for Kids”, necessita di un approfondimento oculistico, e il 5% di loro in tempi brevi.

Dieci domande per saperne di più

Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro sulla salute visiva dei bambini?
Dall’attività che la nostra associazione “Progetto Elisa” porta avanti da oltre 15 anni. Il confronto costante coi genitori, i tanti dubbi che ogni giorno ci pongono attraverso email e messaggi sui nostri Social (@occhideibimbi), ci hanno fatto comprendere quanto fosse importante riuscire a trasmettere in maniera semplice concetti importanti per aiutare i genitori a fare prevenzione e occuparsi della salute visiva dei loro figli sin dalla nascita (anzi, anche prima, visto che alcuni comportamenti o problematiche della donna in gravidanza possono avere conseguenze sulla salute visiva del nascituro). In questo manuale abbiamo anche inserito molti esempi concreti, oltre a video-tutorial in grado di essere d’aiuto per affrontare alcune problematiche molto comuni nei bambini: si pensi ad esempio a come pulire gli occhi di un neonato, o come mettere il collirio.

Quali sono i segnali che possono far sospettare un problema di vista in un bambino?
Come si può immaginare, è difficile che un bimbo ci avverta di non vedere bene, soprattutto in età prescolare, perché è abituato a quella capacità visiva e non sa che potrebbe vedere meglio di così. Esistono comunque dei segnali cui prestare attenzione, che possono essere anche ben evidenti:

  • mettere la testa storta, comportamento che si accentua mentre il bambino è intento a osservare qualcosa di suo interesse o disegnare ad esempio,
  • chiudere un occhio,
  • deviazione di uno o entrambi gli occhi,
  • grattarsi ripetutamente gli occhi o strizzarli.

O ancora possono esserci segnali indiretti confondibili con stanchezza o pigrizia, o ancora mal di testa, oppure una sorta di timidezza o introversione: tutti questi atteggiamenti possono nascondere una difficoltà visiva.

Attenzione però, non è detto che ci siano dei segnali! Un difetto visivo può passare assolutamente inosservato.

A che età è consigliabile la prima visita oculistica?
Se non sono presenti condizioni particolari come una prematurità alla nascita o infezioni in gravidanza come la toxoplasmosi, una familiarità per patologie oculari come glaucoma o cataratta congenita, se in famiglia non c’è nessuno con ambliopia (il cosiddetto occhio pigro) e ancora se non notiamo alcuna problematica, la prima visita oculistica va fatta ai 3 anni di età.
Nel frattempo, alla nascita e durante la crescita, il pediatra fa un test, il cosiddetto test del Riflesso Rosso, in cui proietta una luce all’interno dell’occhio per escludere che ci sia qualche ostacolo alla visione; ma nulla vieta di fare una visita oculistica in qualsiasi momento dello sviluppo.

Quali sono i problemi visivi più comuni nei bambini e come si possono curare?
Come il corpo si sviluppa costantemente, così anche gli occhi crescono; non è un caso che il difetto visivo più comune nell’infanzia sia l’ipermetropia, che potremmo definire come un occhio piccolo; l’ipermetropia è infatti determinata da un bulbo oculare piccolo e da una ridotta curvatura della cornea e/o del cristallino dell’occhio. Per entrare un po’ più nello specifico, l’occhio vede in maniera nitida le immagini che osserva quando queste cadono a fuoco sulla retina, il fondo dell’occhio; nel caso dell’ipermetrope, le immagini cadono dietro la retina, e per essere messe a fuoco usiamo un occhiale con una lente positiva (col segno +) convergente che riporta appunto le immagini sulla retina.

Altri difetti comuni nei bambini, così come per gli adulti, possono essere:

  • l’astigmatismo, ossia la presenza di una curvatura irregolare della cornea (la lente presente sulla superficie oculare); questo difetto può determinare la riduzione della qualità visiva sia per lontano che per vicino. Per correggere l’astigmatismo si utilizzano delle lenti cosiddette cilindriche, che correggono esattamente solo l’asse della curvatura corneale irregolare.
  • La miopia, il famoso difetto visivo che non permette una visione nitida a lunghe distanze; può essere determinato da una lunghezza eccessiva del bulbo oculare o da una curvatura accentuata della cornea e/o del cristallino. Nel miope, le immagini cadono davanti alla retina, e per essere messe a fuoco usiamo un occhiale con una lente negativa (col segno -) divergente che riporta le immagini sulla retina.

Gli occhiali sono sempre necessari?
L’oculista valuta se prescrivere o meno l’occhiale in base all’età del bambino, all’entità del difetto visivo e alla presenza o meno di uno strabismo. L’occhiale serve sempre in tutte quelle situazioni in cui l’acuità visiva non è sviluppata appieno (per semplificare, quando l’occhio non vede 10/10) e un difetto refrattivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo) è tale da comportare il rischio che le vie visive non maturino completamente. Per aiutare a capire, immagine che le vie visive siano come dei “i fili elettrici” che portano l’informazione dell’oggetto che stiamo osservando dall’occhio alla corteccia cerebrale: ecco perché la visione non riguarda solo gli occhi ma piuttosto la comunicazione di questi col cervello. Se non viene usata la correzione appropriata, quell’occhio rimarrà “pigro”, in termini precisi “ambliope”.

Quando non è necessario utilizzarli? Ecco qua una serie di situazioni esemplificative, in base al difetto visivo che abbiamo davanti:

  • l’ipermetropia non va sempre corretta, anzi per lo più non c’è bisogno dell’occhiale: l’oculista valuterà l’entità del difetto visivo e la motilità oculare del bambino. Per fare un esempio pratico, davanti ad un bimbo di 3 anni ipermetrope di 2,5 diottrie in entrambi gli occhi e senza alcuno strabismo, non si prescrive nessuna correzione.
  • L’astigmatismo entro 1 diottria è considerato fisiologico, può non essere corretto; richiede la prescrizione dell’occhiale quando supera un valore oltre 1,5 diottrie in un bimbo alla scuola dell’infanzia.
  • Una miopia di -0,75  che viene riscontrata occasionalmente in un bimbo di 4 anni in visita  può non essere corretta, ma se quel bimbo avesse 6 anni e lamentasse di non vedere la lavagna, allora andrebbe prescritto l’occhiale.

In tutte le situazioni in cui il bimbo a scuola riferisce affaticamento visivo, difficoltà o mal di testa, sicuramente è importante un controllo oculistico e una valutazione personalizzata dell’oculista.

Come scegliere gli occhiali giusti per un bambino?
Nel trattamento di un disagio visivo del bambino, è importante la collaborazione tra i professionisti della visione, ossia oculista, ottico/optometrista e ortottista. Nella scelta dell’occhiale più appropriato è fondamentale la preparazione e l’attenzione dell’ottico/optometrista che selezionerà la montatura più leggera, flessibile, e delle dimensioni idonee per il volto in formazione del piccino, consigliando le lenti appropriate per il difetto visivo in relazione anche alla montatura migliore. Il bambino è parte attiva nella scelta per il dettaglio del colore ad esempio, e poi è fondamentale per l’accettazione dei suoi “cristalli magici” che la famiglia manifesti un atteggiamento positivo ed per questa novità. Il bambino comprende subito l’eventuale disagio di uno o entrambi i genitori nei confronti dei suoi occhiali.

Quali sono i rischi associati all’uso eccessivo di dispositivi digitali nei bambini?
Per rispondere in maniera corretta a questa domanda dovremmo valutare tutto il complesso dello sviluppo neurologico del bambino; sono ancora in via di osservazione i cambiamenti nelle funzioni cognitive dei piccini che insorgono con l’utilizzo precoce dei device. In questa sede possiamo limitarci a osservare che è stato appurato come sia consigliato evitare l’utilizzo dei dispositivi digitali prima dei 3 anni di età, e vadano poi utilizzati con parsimonia negli anni successivi. Dal punto di vista prettamente oculare, l’esposizione agli schermi determina anzitutto l’insorgenza dell’astenopia, un insieme di disturbi che possiamo riunire col termine di affaticamento visivo: quindi lacrimazione, fastidio alla luce (fotofobia), bruciore, annebbiamento, mal di testa, visione sdoppiata. È importante che l’illuminazione della stanza sia adeguata, con una luce diffusa che non rifletta sullo schermo, e che il bambino stia ad una distanza adeguata: se stiamo parlando di un cellulare ad esempio, lo schermo deve stare ad almeno 30 cm dagli occhi. Un’altra conseguenza dell’utilizzo eccessivo della vista per distanze ravvicinate, come nel caso di Digital device, è l’insorgenza sempre più precoce della miopia, anche in forme severe. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che entro il 2050 ben il 50% della popolazione mondiale sarà miope; in Italia attualmente lo sono circa 15 milioni di persone. È importante ricordare che la miopia non comporta solo la necessità di un occhiale, di una lente a contatto o di un intervento chirurgico refrattivo per eliminare la lente, ma è una condizione in cui il bulbo oculare si allunga in maniera eccessiva determinando un aumento del rischio di patologie oculari come il distacco di retina.

Come si possono gestire i dispositivi digitali con i bambini in modo sicuro e responsabile?
A fronte delle possibili implicazioni negative dell’utilizzo dei device, è innegabile come i dispositivi digitali abbiano un’incredibile potenzialità, siano degli strumenti preziosi e le nuove generazioni debbano saperli utilizzare.

Si tratta solo di stabilire delle regole. Sicuramente un limite massimo giornaliero: entro i 5 anni di età non superare 1 ora al giorno di esposizione, e fino agli 8 anni evitare di superare le 2 ore al giorno.

Utile anche l’uso di un timer regolato sui 30 minuti per stabilire il termine o una pausa. Un utile regola, valida anche per gli adulti, da applicare per gestire la pausa è quella del 20/20/20: ogni 20 minuti osservare per 20 secondi un oggetto posto alla distanza di 20 piedi (ossia circa 6 metri, o il più lontano possibile se la vista non può spaziare così tanto).

Non dimentichiamo poi che sia gli adulti che i bambini non dovrebbero osservare i device durante le ore notturne o in prossimità della nanna: infatti gli schermi emettono luce blu che contrasta la produzione della melatonina, un ormone che ci prepara al riposo notturno.

Attenzione alla postura e ricordiamoci infine di far indossare al bambino l’occhiale se gli è stato prescritto, così da ridurre l’affaticamento visivo.

Quali consigli possiamo dare ai genitori per la prevenzione dei problemi di vista nei bambini?
Non temete mai di apparire apprensivi, se notate qualcosa che non vi convince nello sguardo del bambino, un’asimmetria oculare, un occhio che devia, chiedete un parere al pediatra. Fate dei controlli regolari della vista, sarà poi l’oculista a dettare la tempistica appropriata a seconda del bambino.

Che ruolo svolge oggi la community @occhideibimbi nel fornire supporto e informazioni ai genitori?
Senza travalicare i limiti legati all’impossibilità di “fare diagnosi” online, cerchiamo di supportare chi ci chiede aiuto in molti modi, ad esempio fornendo consigli generici su cosa fare, e cosa non fare, per proteggere la salute degli occhi dei bambini, oppure indicazioni pratiche su come approcciare il bambino alla prima visita oculistica, o come trovare un centro specializzato per trattare una certa problematica. Abbiamo anche dato vita a una chat gratuita di supporto per i genitori dei bambini che devono fare il bendaggio oculare: in pratica si tratta di bimbi che per anni devono mettere un patch sull’occhio che vede meglio per favorire lo sviluppo delle vie visive anche nell’altro occhietto, quello “pigro” (@ibendagnez). Da non dimenticare l’attività editoriale che si concretizza con quaderni di attività e albi illustrati per aiutare i bambini a superare situazioni di disagio che possono essere legate ad esempio all’uso degli occhiali e/o della bendina sull’occhio, oltre a libretti che cercano di trasmettere ai bambini sin dalla più tenera età alcuni concetti fondamentali in tema di salute visiva (ad esempio la necessità di indossare cappellino e occhiali per proteggersi dal sole, o non strofinare gli occhi con le manine sporche). Sul sito www.occhideibimbi.it si trovano i riferimenti a prodotti editoriali e risorse, anche gratuite.

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