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Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto. La Forma e il Simbolo

Un viaggio nell’arte del Novecento al Museo Statale delle Arti del Karakalpakstan.

IMG_7810-copDopo lo straordinario consenso di pubblico e critica delle due mostre aperte in Italia in primavera, a Palazzo Pitti a Firenze e a Ca’ Foscari Esposizioni, a Venezia, “Uzbekistan: Avant-Garde in the Desert” riapre a Nukus nel Museo Statale delle Arti del Karakalpakstan, intitolato a I.V. Savickij, grazie alla rielaborazione del progetto espositivo realizzata dal team cafoscarino.

Il nuovo allestimento, frutto della fusione delle due mostre, diventa in questa nuova veste il più importante museo sull’arte del Novecento di tutto il Centro Asia. La qualità delle opere presenti, le suggestioni visive nel loro accostamento, gli ampi apparati didattici, l’aggiornato uso delle moderne tecnologie multimediali, ne fanno un progetto di grande valore culturale, fissando uno standard avanzato, che segna un passo avanti rispetto alle precedenti modalità di esposizione.

Come per le due mostre veneziana e fiorentina, il progetto di Nukus è stato diretto e curato dalla prof.ssa Silvia Burini e dal prof. Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa (CSAR) dell’Ateneo, in collaborazione con Zelfira Tregulova, già direttrice della Galleria Tret’jakovskaja di Mosca e con la dott.ssa Maria Redaelli, ricercatrice nel Progetto CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society. L’architetto Massimiliano Bigarello ha progettato e coordinato il rinnovamento dell’impianto. L’iniziativa è stata promossa e sostenuta dalla Fondazione per lo Sviluppo Artistico e Culturale dell’Uzbekistan.

La nuova e importante esposizione, inaugurata venerdì 4 ottobre, riunisce le opere già esposte nelle due tappe italiane, arricchendosi tuttavia di ulteriori opere, tra cui alcuni eccezionali inediti, e offre così una visione ampliata e più completa dell’Avanguardia Orientalis che caratterizza una delle pagine più significative e affascinanti della vicenda artistica internazionale della prima metà del XX sec.

Per la prima volta a Nukus, le opere della collezione Savickij vengono infatti messe in dialogo con quelle dell’altra grande collezione di Avanguardia russa dell’Uzbekistan, custodita al Museo Statale delle Arti di Tashkent. Questa sinergia non solo spalanca una nuova prospettiva sulla fruizione delle opere, ma segna anche un importante passo verso l’internazionalizzazione del museo di Nukus, che accoglie ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Apparati descrittivi in quattro lingue e installazioni multimediali, tra cui una interattiva, accompagnano il visitatore alla scoperta degli artisti dell’Avanguardia Orientalis e gli consentono di percepire e approfondire in tempo reale le tematiche su cui si basa l’intero progetto.

FONTE: Ufficio Stampa STUDIO ESSECI di Sergio Campagnolo.

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