
Durante la 47ª sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale tenutasi a Parigi, l’Italia ha festeggiato un nuovo traguardo il 12 luglio con l’inserimento delle “Tradizioni funerarie nella Preistoria della Sardegna: le domus de janas” come suo 61° sito nel prestigioso elenco dell’UNESCO. La presente notizia non solo ribadisce l’Italia come leader mondiale per siti UNESCO, ma rivela anche dettagli intriganti sulle pratiche funerarie e culturali delle comunità sarde del neolitico.
Le domus de janas rappresentano eccezionali strutture funerarie scavate nella roccia che risalgono al Neolitico Medio I (circa V millennio a.C.) e sono letteralmente tradotte come “case delle fate”. Le nostre strutture architettoniche fungono da silenti testi comunicativi mediante i quali gli antenati trasmettevano le loro credenze religiose e pratiche funerarie. Ogni domus de janas si erge come un’entità distinta con intricati sistemi planimetrici e decorazioni simboliche che riflettono il progresso sociale e spirituale degli antichi abitanti dell’isola..
Le necropoli dove queste tombe appaiono raggruppate forniscono una visione delle dinamiche sociali e culturali dei villaggi circostanti. Indagini accademiche recenti attestano che queste strutture non servivano esclusivamente nel loro periodo originario d’uso ma vennero modificate e rinnovate nel tempo, dimostrando la loro rilevanza nelle pratiche funebri e nelle credenze dell’aldilà.
L’approvazione dell’UNESCO evidenzia l’universalità del valore eccezionale attribuito alle domus de janas. Il loro studio rappresenta un portale irripetibile verso una tradizione culturale estinta che consente ai ricercatori di investigare le intricate credenze spirituali delle popolazioni preistoriche sarde. Le tombe ipogee rappresentano un documento unico per lo studio dell’organizzazione sociale e delle pratiche rituali nonché delle concezioni spirituali di queste antiche comunità, mostrando continuità e trasformazioni culturali che perdurano fino agli albori dell’Età del Bronzo.
L’isola presenta una distribuzione variegata di componenti del sito, con una densità notevole nella regione centro-settentrionale della Sardegna. Il complesso insieme di tombe rupestri rappresenta la più grande espressione di architettura funeraria sotterranea nel Mediterraneo occidentale.
L’Associazione CeSIM Sardegna insieme alla Rete dei Comuni delle domus de janas hanno sostenuto la candidatura con il Comune di Alghero come protagonista principale. La proposta si è basata sul criterio III della Convenzione del 1972, richiamando l’attenzione sull’unicità delle tradizioni funerarie sarde. La Regione Sardegna ha fornito un supporto finanziario essenziale al progetto che ha facilitato il cammino verso il riconoscimento UNESCO.
La vittoria della candidatura emerse come prodotto di interazioni sinergiche tra diversi ministeri inclusi il Ministero della Cultura e il Ministero degli Affari Esteri. La sinergia delle risorse italiane ha nuovamente permesso il raggiungimento di questo ambizioso traguardo mentre rafforza l’interconnessione tra patrimonio culturale e identità nazionale.
L’inclusione delle domus de janas nella lista dei patrimoni mondiali dell’UNESCO rappresenta per l’Italia un motivo di orgoglio straordinario e costituisce un invito esplorativo verso un patrimonio storico-artistico di bellezza ineguagliabile. Queste tombe emergono come testimoni silenziosi delle nostre origini che ci spingono a riconoscere quanto sia fondamentale mantenere viva la memoria delle tradizioni e culture antecedenti. La necessità di perpetuare la protezione e la valorizzazione di queste testimonianze emerge come un imperativo, affinché possano narrare alle generazioni future le storie delle antiche comunità sarde. Il riconoscimento e la valorizzazione del patrimonio mondiale rappresentano non solo un dovere collettivo, ma anche una chance per preservare la nostra cronaca comune.
