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Leonardo e il Fuoco del Sol Levante: la visione che anticipa la bioarchitettura

Nel Codice Madrid II, Leonardo descrive la carbonizzazione del legno: una tecnica giapponese documentata solo due secoli dopo. Una scoperta che riscrive la storia dei materiali.

Leonardo_-_Madrid_II_-_157r-inNel cuore del Rinascimento, tra le fitte e visionarie pagine del Codice Madrid II, Leonardo da Vinci lasciò un appunto che oggi potrebbe riscrivere la storia della tecnologia dei materiali. Sul foglio 87r, scrisse:

“Saranno meglio conservate se scortecciate e bruciate in superficie che in ogni altro modo.”

Una frase breve, quasi nascosta, dal potenziale esplosivo. Ciò che Leonardo descrive, ovvero la carbonizzazione superficiale del legno, anticipa di oltre due secoli una tecnica giapponese nota come Shou Sugi Ban (o Yakisugi), documentata solo a partire dal XVIII secolo. Un metodo che ha recentemente ritrovato popolarità nell’architettura sostenibile, ma che Leonardo aveva già intuito.

Il Codice Madrid II, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Spagna, è uno dei manoscritti più tecnici e meno noti di Leonardo. Raccoglie studi di meccanica, ingegneria, architettura e scienza dei materiali. Qui, Leonardo analizza il legno in tutte le sue forme: come struttura, come suono, come resistenza. Sul foglio 87r, la sua nota sulla bruciatura superficiale non è un’osservazione casuale. È il risultato di un pensiero sistemico che unisce la sapienza antica, l’osservazione empirica e una visione futuristica della materia.

Questa intuizione è stata portata alla luce da tre illustri studiosi italiani:

  • Annalisa Di Maria, esperta d’arte rinascimentale e una delle massime autorità mondiali su Leonardo da Vinci, membro del gruppo di esperti di arte e letteratura del Club UNESCO di Firenze.
  • Andrea da Montefeltro, biologo molecolare e scultore internazionale, specializzato nell’analisi comparata scientifica e figurativa, anch’egli membro del Club UNESCO di Firenze.
  • Lucica Bianchi, storica dell’arte ed esperta in ricerca storica e documentaria.

Il loro lavoro ha intrecciato la filologia, la scienza dei materiali e la storia dell’arte, svelando una connessione inaspettata tra il pensiero rinascimentale e la tradizione giapponese.

La tecnica Shou Sugi Ban prevede la bruciatura della superficie del legno per renderlo più resistente. Oggi, sappiamo che questo processo produce tre effetti fondamentali:

  1. Impermeabilizzazione: Il calore sigilla i pori del legno ed elimina l’umidità, creando una barriera contro pioggia e umidità.
  2. Resistenza al fuoco: Il legno già carbonizzato in superficie brucia più lentamente, poiché lo strato di carbonio agisce come isolante.
  3. Protezione biologica: Il calore distrugge zuccheri e nutrienti, rendendo il legno inospitale per insetti e funghi.

Leonardo aveva anticipato tutto questo con la sua annotazione, e lo fece in un’epoca in cui la conservazione del legno si basava su metodi passivi, come l’immersione sott’acqua dei pali veneziani.

Leonardo non era un inventore isolato. Era un lettore instancabile, capace di confrontarsi con i grandi autori dell’antichità:

  • Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, descrisse le proprietà dei materiali naturali.
  • Vitruvio, nel De Architectura, offrì consigli sui tempi e metodi di taglio del legname.
  • Palladio, un agronomo romano, scrisse sulla coltivazione e conservazione dei boschi.

Ma Leonardo non si limitava ad assorbire il sapere: lo interrogava, lo sperimentava e lo sintetizzava. L’idea della bruciatura superficiale non compare in nessuno di questi testi.

Gli studiosi escludono che Leonardo potesse aver conosciuto le pratiche giapponesi: il Giappone del XV secolo era isolato e lo Yakisugi non era ancora documentato. Tuttavia, ci si interroga se le rotte marittime aperte da navigatori portoghesi e spagnoli nel XVI secolo possano aver portato indirettamente tracce delle idee di Leonardo verso Oriente. È un’ipotesi affascinante che apre nuovi scenari di scambio culturale ancora da esplorare.

Nel Codice Madrid II, Leonardo analizza il legno in ogni sua dimensione:

  • Scelta delle specie: rovere e castagno per la resistenza; frassino e tiglio per la flessibilità; ontano e salice per l’uso subacqueo.
  • Stagionatura naturale: lasciando i tronchi “sopra le radici” per far scolare la linfa.
  • Uso architettonico: castagno e faggio per i rinforzi strutturali.
  • Musica e acustica: acero e tiglio per gli strumenti musicali, dove la qualità del suono dipende dalla fibra e dalla stagionatura.

Oggi, la carbonizzazione superficiale è tornata in auge grazie alla bioarchitettura. Architetti e designer la utilizzano per rivestimenti ecologici, facciate durevoli e soluzioni sostenibili. E Leonardo, con la sua intuizione, si dimostra ancora una volta un pensatore avanti nel tempo.

La riscoperta di questa annotazione, grazie al lavoro di Di Maria, da Montefeltro e Bianchi, non è solo una curiosità erudita. È una lezione di modernità. Dimostra che il pensiero di Leonardo – radicato nella tradizione eppure proiettato nel futuro – continua a insegnarci che innovazione e memoria storica non sono opposti, ma alleati.

Foto fornita da Dr. Andrea da Montefeltro – Membro esperti di Arte e Cultura Club Unesco di Firenze

FONTE: Dr. Andrea da Montefeltro – Membro esperti di Arte e Cultura Club Unesco di Firenze.

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