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I Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni

Il movimento nasce perché sentivamo e sentiamo forte l’esigenza di identificarci in un centrodestra diverso da quello che si è concretizzato nel Popolo della Libertà ...

Intervista di Paola Pacifici

Giorgia MeloniPresidente perché nasce Fratelli d’Italia e perché questo nome?
Il movimento nasce perché sentivamo e sentiamo forte l’esigenza di identificarci in un centrodestra diverso da quello che si è concretizzato nel Popolo della Libertà, un’aggregazione nella quale speravamo di riuscire a creare una sintesi delle esperienze dell’identitarismo, del liberalismo cattolico e di quello laico. Purtroppo è andata in maniera diversa. La scelta del PdL di rinchiudersi nel Palazzo invece di aprirsi alla partecipazione dei suoi simpatizzanti con decisioni come l’annullamento delle primarie già indette e il perseverare delle liste bloccate, a cui si aggiungono atteggiamenti eticamente discutibili di alcuni suoi importanti esponenti, ci hanno convinto che era il momento di inseguire il sogno di riportare la buona politica al servizio della Nazione. Il nome “Fratelli d’Italia” è stato scelto perché è quello che unisce il nostro popolo, a partire dall’inno di Mameli.

Quanto e come è sentita la politica in Italia ?
Oggi è vista come il male assoluto. Io vado controcorrente e continuo a pensare che sia una delle più nobili attività al servizio della propria comunità. In questi anni ho conosciuto centinaia di giovani che hanno fatto e fanno politica senza ambire ad alcuna carica, lo fanno perchè gli piace e perchè sentono di dare un contributo alla Nazione. Non è la politica ad essere sporca, sono alcuni suoi interpreti ad essere indegni. Comunque non mi piace chi fa del qualunquismo senza autocritica, scaricando le responsabilità solo sugli altri senza assumersi le proprie. Faccio dei piccoli esempi: in molti, purtroppo, cercano scorciatoie, favori e agevolazioni per trarre dei vantaggi, spesso anche ben oltre i limiti della legalità. Penso alle intere famiglie che hanno usato l’esenzione della nonna per ottenere farmaci e prestazioni sanitarie gratuite, penso a chi si tramanda le case popolari per via ereditaria senza averne diritto o senza procedere al riscatto, penso ai falsi invalidi e a tutte quelle piccole e grandi furbizie ampiamente diffuse. Ovviamente condividono la responsabilità di questi malcostume anche le classi dirigenti che li hanno alimentato per interessi personali.

Come è cambiato e in che cosa il modo di fare politica?
Per me non è cambiato nulla, nel senso che continuo a intendere la politica servizio e militanza, esattamente come 20 anni fa. I partiti non sono dogmi ma uno strumento affinchè i cittadini possano impegnarsi in favore della comunità. Il grande errore fatto in questi anni è stato quello di considerare i partiti il fine dell’attività politica. Da questa “interpretazione” sono scaturite tutte le degenerazioni della politica, divenuta autoreferenziale e portatrice di astuzie e ruberie.

L’Italia è europea o europeista?
L’Italia è fortemente europea. La civiltà classica (ellenica e latina) è la culla dell’Europa. Roma è presente ovunque, dal Sud Europa, alla Gran Bretagna all’Europa Orientale. L’europeismo è un misero tentativo di ideologizzazione di un’organizzazione che si spaccia per politica ma che in realtà alla base non ha l’interesse dei popoli bensì quello della burocrazia alleata con la finanza. Le radici dell’Europa unita sono nella Conferenza di Messina del 1955 e del Trattato di Roma del 1957: ancora c’è chi vuole darci lezioni in materia di Europa?

Cosa manca all’Europa per definirsi una comunità o lo è?
La comunità è costituita dalle persone, da quegli europei che per oltre 2 mila anni si sono combattuti ma incontrati, conosciuti, paradossalmente anche grazie ai conflitti. Oggi, per fortuna, gli incontri avvengono grazie ai viaggi di lavoro o di piacere all’interno del continente e si scoprono tracce di storia e cultura inequivocabilmente comuni in qualunque nazione. L’impressione è che i popoli vogliono sentirsi comunità, le elite finanziarie e le burocrazie vogliono sentirsi più ricche e potenti a discapito dei popoli.

Quante le cose che dice Macchiavelli, di cui il prossimo anno ricorre i 500 anni dalla stampa del Principe, secondo te sono politicamente giuste e applicabili?
Innanzitutto l’intuizione che l’Italia doveva essere unita e libera da domini stranieri. Sia pure se in nuce, la sua idea di unità si fondava sulle comuni radici etniche e culturali degli italiani. Se trasliamo il Principe nel concetto di Governo eletto, ne apprezzo l’idea di autorevolezza che esso deve detenere, al contempo apprezzato e rispettato dal popolo proprio per la forza che il popolo stesso gli dà tramite l’investitura a guida della Nazione. E poi mi piace la considerazione circa la responsabilità dell’uomo come centro della vita e delle azioni che ne determinano lo svolgimento.

I giovani e la politica?
Due mondi che cerco da sempre di far incontrare interessando gli uni all’altra. In Italia c’è chi considera i giovani poco capaci un po’ per tutto, non solo per la politica. Ma è chiaramente l’atteggiamento di chi li denigra perché non vuole lasciare spazio alle nuove generazioni e rinunciare ai privilegi. Spingo i ragazzi a impegnarsi affinchè la politica si impegni con e per loro. Ho presentato, da ministro della Gioventù, un disegno di legge sulla equiparazione tra elettorato attivo e passivo a Camera e Senato. Mi dissero che volevo riempire il Parlamento di 18enni. Io voglio che non venga preclusa per legge, come avviene ora, la possibilità per chi è più bravo di dare il suo contributo. Mameli a 20 anni compose il nostro inno nazionale e morì a 22 l’Italia unita; Paolo Borsellino a 23 anni divenne magistrato: nessuno dei due si sarebbe potuto sedere in Parlamento. Ecco, desidero che giovani straordinari come loro possano avere l’opportunità di aiutare la politica e il popolo italiano.

Tu politicamente piaci molto ai giovani , perché?
Perchè li tratto come esseri pensanti, non come “razza” da wwf da includere o escludere dalla vita sociale a seconda della convenienza elettorale.

Parliamo del programma per le elezioni europee di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale?
In Europa a Testa Alta è lo slogan. Scioglimento concordato dell’Eurozona poiché l’Euro è l’unica moneta nella storia emessa in assenza di uno Stato di riferimento e applicata ad aree economiche non omogenee tra loro, motivo per cui risulta una valuta troppo forte per alcuni e un fattore di recessione per quasi tutti gli stati dell’Eurozona, Italia compresa; sospensione della partecipazione dell’Italia al Fiscal Compact e al Fondo Salva-Stati (del quale l’Italia è uno dei principali contribuenti); cooperazione sul problema dell’immigrazione e nelle controversie internazionali di uno Stato membro con le nazioni terze (caso Marò); tutela del made in Italy e reciprocità negli accordi commerciali con paesi terzi; regole europee contro la finanza speculativa e nascita di un’agenzia di rating europea. In poche parole: un’Europa dei popoli fatta di dignità, sovranità, solidarietà.

Nei prossimi sette anni quali sono le cose più urgenti che la Comunità Europea deve risolvere?
Per Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale la priorità numero uno è la riconsiderazione dell’idea di Unione Europea. Noi desideriamo che le radici comuni siano realmente l’asse portante dell’Unione: l’Europa dei castelli e delle cattedrali, dei musei e dell’architettura, dei grandi artisti rinascimentali, delle Università, delle grandi scuole letterarie, della tradizione cristiana portatrice di valori non solo religiosi ma civili. In una parola: noi puntiamo all’Europa politica, quella economico-finanziaria deve essere il passo successivo. Invece sono state invertite le priorità e i passaggi. In questo senso, come già detto, la rinegoziazione di tutti i patti di stabilità, a cominciare dal Fiscal Compact sarebbe solo il primo ma fondamentale passo.

Quali qualità deve avere un politico, donna e uomo, per definirsi “un buon politico”?
Passione e onestà, come per ogni attività umana.

Le tue priorità politiche?
L’Italia e gli italiani.

Che cosa politicamente ti fa arrabbiare di più?
La malafede, la disonestà, la slealtà, il qualunquismo, le generalizzazioni.

Quale personaggio politico, storico, ti piace di più?
Sono diversi. Ne cito tre: Goffredo Mameli, Paolo Borsellino e Jan Palach che considero uno dei padri di quella Europa che ancora non è nata.

C’è una cosa che non hai ancora potuto fare?
Mettere su famiglia perché l’impegno politico assorbe tutto il tempo e le energie.

E il padre dei Fratelli d’Italia chi è?
Il coraggio. Di rinunciare al certo per seguire le proprie idee e chiedere agli italiani di essere scelti, non nominati.

Definizione di Italia e di italiani.
L’Italia è la culla della civiltà occidentale, la bellezza del mondo; gli italiani sono il genio, la perizia, il gusto. Ma stiamo dissipando questo patrimonio culturale e di capacità per colpa di una classe dirigente che ha privilegiato l’egualitarismo ideologico declassando merito e talento a grossi difetti invece che straordinarie virtù.

Noi italiani che viviamo all’estero ci sentiamo trascurati, non si parla mai di noi, anche il Presidente Napolitano si è dimenticato di farci gli auguri per fine anno!!! Vuoi mandare un saluto e una frase di incoraggiamento in questo momento di grandi difficoltà economiche. Grazie.
Non posso che ringraziare tutti quegli italiani che vivono all’estero e che sentono ancora forte il legame con l’Italia perchè contribuiscono comunque al progresso della Nazione, culturale e sociale. Mi auguro solo che possiate tornare al più presto da noi e che la decisione di rimanere fuori dalla Nazione sia una scelta e non un obbligo. Per quanto riguarda i mancati auguri del Presidente della Repubblica non mi dispererei più di tanto. A noi gli auguri li ha fatti e ci ha anche regalato tre governi consecutivi non eletti: Monti, Letta e Renzi che hanno reso l’Italia zerbino dell’Unione Europea. Siete ancora così dispiaciuti? Auguri a tutti e grazie per la vostra cortesia.

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