Skip to content

Border – Creature di confine

Presentato ieri a Roma, presso la splendida sala di proiezione dell'ANICA, Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche e Audiovisive, il film "BORDER - CREATURE DI CONFINE" (Svezia/Danimarca, 2018).

Border_PosterUfficialeROMA – Il film, diretto da Ali Abbasi, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 28 marzo. Quasi un anno fa, il film si è aggiudicato il premio per il ‘Miglior Film’ nella sezione ‘Un Certain Regard’ del Festival di Cannes.
Secondo lungometraggio del regista svedese, di chiare origini iraniane, Ali Abbasi, “Border – Creature di confine” è tratto dal racconto “Gräns” dello scrittore John Ajvide Lindqvist, definito lo ‘Stephen King scandinavo’, già autore del fortunato best seller horror “Lasciami entrare”, edito in Italia da Marsilio.
In “Border”, Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova. Tina sente che Vore nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta e la storia d’amore con lui le farà scoprire la sua vera identità. Con Vore, infatti, Tina condivide una natura segreta. Tutta la sua esistenza non è stata che una menzogna e ora dovrà scegliere se continuare a vivere una bugia o accettare la sconvolgente verità che le ha offerto Vore.
Interpretato da Eva Melander (Tina), Eero Milonoff (Vore), Jörgen Thorsson (Roland), Ann Petrén (Agneta), Sten Ljunggren (padre di Tina), Kjell Wilhelmsen (Daniel), Rakel Wärmländer (Therese), Andreas Kundler (Robert), Matti Boustedt (Tomas), il film è stato sceneggiato dal regista Ali Abbasi, dall’autore del romanzo dal quale la pellicola è tratta, John Ajvide Lindqvist, e da Isabella Eklöf. Ci piace segnalare, perché particolarmente apprezzabili, la fotografia di Nadim Carlsen e la scenografia di Frida Hoas.
L’Ufficio Stampa del film, P&V, ci ha fatto pervenire le dichiarazioni del regista: «Parlare di genere è molto complicato. Non ho mai parlato di “Border” in termini di mescolanza di generi, anche se buona parte del mio lavoro è mescolare e bilanciare elementi eterogenei per ricavarne un insieme coerente. Piuttosto che mettere un’etichetta al mio lavoro preferisco dire che si tratta di un vero film europeo; una versione americana o giapponese sarebbe stata totalmente diversa. Provengo dalla letteratura e il mio cervello ragiona ancora come quello di uno scrittore. Ho imparato a raccontare storie prima di interessarmi al cinema. Da giovane pensavo persino che guardare un film fosse un passatempo per persone che non avevano niente di meglio da fare! Solo più tardi ho cambiato prospettiva: il mio interesse è sempre stato quello di osservare la società attraverso un universo parallelo e penso che il cinema sia il mezzo perfetto per farlo. Piuttosto che mettere in scena i miei drammi personali, preferisco percepire i pensieri e le esperienze attraverso un altro corpo e un altro mondo rispetto al mio. Mi interessa tutto quello che va oltre la superficie e che è in grado di influenzare in modi alternativi le persone. […] Per me il film non parla della contrapposizione ‘Noi / Loro’, ma di una persona che può e deve appropriarsi della sua vera identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di scegliere chi essere. Nonostante non sia interessato a discutere di questioni razziali, sin dalla mia infanzia so cosa si prova ad essere una minoranza. Per me non significa avere un colore diverso della pelle, ma essere una persona diversa. Io sono una minoranza in Iran tanto quanto a Copenhagen. Ancora oggi ci sono elementi che mi derivano dalla cultura iraniana. Noi siamo più interessati a ciò che non vediamo. Siamo ossessionati dal pensiero della morte e della vita ultraterrena. Percepiamo continuamente significati nascosti. Può sembrare paranoico, ma è anche poetico. Sono cresciuto in questo modo, percependo ciò che gli altri non vedono. E paradossalmente, i film possono essere il mezzo migliore per mostrare l’invisibile. […] Il primo contatto con le storie di John Ajvide Lindqvist è avvenuto attraverso il film “Lasciami entrare” (“Let the Right One In”), mentre ho letto il libro solo in un secondo momento. Il film è stato una vera scoperta perché ha dato vita al ‘realismo Scandinavo’, che ha rappresentato una ventata di aria fresca per il cinema svedese. Ammetto che non mi sarei mai aspettato che un genere come questo venisse alla luce in Svezia ed è per questa ragione che l’universo di John è stata una grande scoperta. Una cosa che amo della sua scrittura è che si mette allo stesso livello dei suoi lettori. Non c’è bisogno di essere un letterato per apprezzarla, ma allo stesso tempo non si tratta di semplice narrativa popolare. John è in grado di costruire un ponte tra realtà e fantasia e un continuo rimando tra queste due dimensioni, facendo allo stesso tempo emergere alcuni aspetti della società contemporanea. Sono andato più a fondo nella sua scrittura e questo mi ha condotto a “Border”. […] “Border” aveva tutti gli ingredienti per rendere la storia interessante, ma volevamo che ci fosse più di un semplice retroscena dark. Per questo, quando ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura insieme a John e a Isabella Eklof, abbiamo deciso di apportare dei cambiamenti. Ad esempio, alla storia originale è stata aggiunta la parte investigativa, che rappresenta un sub-plot completamente nuovo».
Ali Abbasi è nato in Iran nel 1981, ha scritto diversi racconti pubblicati in patria. Nel 2002 ha abbandonato gli studi all’Università di Teheran e si è trasferito a Stoccolma dove ha studiato architettura. Laureatosi nel 2007, ha studiato regia alla National Film School in Danimarca. “Shelley”, la sua opera prima, è stata presentata in anteprima nel 2016 al Festival del Cinema di Berlino.
Fortunatamente, per chi ama il buon cinema, non siamo in presenza di storie di vampiri che viaggiano su astronavi intergalattiche. Se di questo, o di qualcosa di simile a ciò, si fosse trattato, di certo il film non avrebbe avuto i riscontri ricevuti a Cannes nel maggio 2018. Sia l’autore del romanzo breve, Lindqvist, sia il regista, si sono impegnati nel rendere tutto credibile e – per quanto possibile – riconoscibile per qualsiasi spettatore. La sfida è stata quella di riuscire a far accettare (al lettore prima, allo spettatore poi) e addirittura parteggiare per creature che non si vorrebbero mai incontrare nella propria vita di tutti i giorni. Apprezzabile il fatto che in questa tipologia di racconto (editoriale e cinematografico) si sia riusciti a sacrificare un certo ritmo spesso forsennato, optando per personaggi che tendono a pensare molto, mettendo in intelligente discussione le loro stesse azioni. Si tratta di un film che potrebbe mettere almeno parzialmente d’accordo gli appassionati del ‘fantasy’ (dovendo generalizzare ed assegnare un’etichetta, cosa alquanto difficile in questo caso specifico) e quelli del ‘cinema d’autore’. Potremmo chiudere qui, ma credo sia giusto presentare i due protagonisti al pubblico italiano che non può conoscerli. Eva Melander (Tina), è nata in Svezia nel 1974, è riconosciuta come una delle più talentuose attrici svedesi della sua generazione, sia per il teatro che per il cinema. Attualmente è protagonista dell’opera “Riccardo III” presso il Teatro di Uppsala. A livello cinematografico, ma anche televisivo, ha ottenuto importanti riconoscimenti in Svezia. Ha recitato, tra gli altri, nel film “The Hipnotist”, di Lasse Hallstrom. Invece, il protagonista maschile, Eero Milonoff (Vore), è un noto attore finlandese, nato nel 1980, anche se da parte del padre le origini sono tedesche, russe e svedesi. Altrettanto preparato e talentuoso della co-protagonista, ha lavorato molto in televisione ed a teatro. Per il cinema ha all’attivo la partecipazione a circa quindici film, ma principalmente in Finlandia. Nel 2016 ha recitato nel film “La vera storia di Olli Mäki”, di Juho Kuosmanen, vincitore (proprio come “Border” nel 2018!) della sezione ‘Un Certain Regard’ del Festival di Cannes.

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMME