Presidente, il Consorzio VINIVERI è?
Al momento il Consorzio Viniveri conta 24 produttori uniti da una comune visione di una viticoltura realmente sostenibile, a salvaguardia e tutela dell’ambiente e della biodiversità, testimoni dell’identità territoriale e della civiltà contadina. Durante la manifestazione Viniveri i produttori che aderiscono con i loro vini – tutti sottoposti a un rigido controllo preventivo dal comitato organizzatore – diventano oltre un centinaio e provengono, oltre che dall’Italia, da molti Paesi europei. Seguiamo una “Regola”, che potete trovare per esteso sul nostro sito (viniveri.net), che indica le azioni che permettono a una produzione di esprimersi pienamente e raggiungere l’obbiettivo di ottenere vini in assenza di accellerazioni e stabilizzazioni, recuperando il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e i cilci della natura.
Avete organizzato a Cerea la XVII edizione di VINIVERI?
Finalmente dopo due anni di emergenza pandemica, ad aprile scorso, siamo riusciti a ritrovarci tutti assieme in presenza a Cerea per portare avanti il nostro concetto di sostenibilità, rispetto del territorio ed etica del lavoro. Sono stati due anni in cui i produttori del Consorzio hanno risposto con creatività alle difficoltà e all’impossibilità di organizzare grandi eventi in un’unica sede, dando vita all’edizione virtuale sulle piattaforme social di ViniVeri Assisi 2021, e ai due tour diffusi sul territorio che hanno portato i vignaioli in decine di ristoranti in tutt’Italia. Ma ritrovarsi dal vivo era un’esigenza divenuta ormai prioritaria, sia da parte di consumatori e winelovers, che delle aziende produttrici. Tutti noi vignaioli del Consorzio abbiamo tenacemente voluto tornare a Cerea per dare un forte, concreto segno di ripartenza e ritrovata normalità.
Il tema principale di questo importante evento è stato sostenibilità ambientale, economica ed etica sia nella vigna che in cantina?
A Viniveri è stato possibile conoscere, ascoltare le storie, assaggiare i vini frutto del lavoro rispettoso dei cicli naturali, dei protagonisti della tre giorni. Hanno partecipato oltre 100 produttori provenienti da tutta Italia, Austria, Francia, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna e, per la prima volta, abbiamo avuto un produttore dal Cile. Tutti vignaioli legati proprio dai concetti di sostenibilità ed etica, in vigna e in cantina. Erano presenti centinaia di etichette profondamente territoriali e identitarie, espressione della ricchezza e complessità dei terroir, alcune difficili da reperire e assaggiare in qualsiasi altro luogo. Ed è la loro unicità a garantirci la chiave economica per una efficace difesa del territorio e dell’unicità dei vitigni autoctoni.
Durante l’evento c’era “Enoteca VINIVERI”?
Sì, non poteva mancare. Come ogni anno quasi tutti i produttori presenti a VIniveri portano alla nostra enoteca interna alcune bottiglie che vanno letteralmente a ruba! In effetti è un’occasione per comprare a prezzi di cantina alcune bottiglie a volte introvabili e nello stesso tempo, la nostra enoteca, offre la possibilità agli appassionati che ci fanno visita di acquistare subito un vino appena assaggiato.
Presidente, alla fine della manifestazione insieme a Sandro Sangiorgi, ha presentato il manifesto “La forma e la sostanza, le luci e le ombre”?
E’ stato un momento d’importante riflessione sul mondo del vino naturale, su certe mode e strade intraprese, sulla necessità di competenza, preparazione e qualità. Il Consorzio porta avanti questo concetto da oltre vent’anni ed ora, che è più attuale che mai, abbiamo voluto organizzare una Degustazione-Manifesto di alcuni vini di nostri produttori, accompagnata da Sandro Sangiorgi e dalla sottoscrizione di un testo che sottolineasse queste necessità. Una degustazione che ha voluto centrare il discorso sulla qualità dei vini, dove naturale significa anche corretto, piacevole e buono.
100 Produttori di Paesi provenienti dall’Italia, Austria, Francia, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna e per la prima volta il Cile, avvalorano quanto la produzione del vino sia sempre più importante per l’economia di un Paese.
L’afflusso costante alla fiera, il sold out degli eventi, dalla degustazione di Sandro Sangiorgi alle due cene degli chef Andrea Irsara e Giulio Gigli, l’abbraccio simbolico ricevuto dai tanti visitatori e addetti al settore che nei tre giorni della manifestazione hanno riempito l’Area Exp di Cerea sono stati la risposta più incoraggiante che potevamo ricevere e il nostro successo più grande. Questi dati sono stati senz’altro un valido indicatore di quanto la crescita dei consumi ma soprattutto l’attenzione a un vino di qualità siano importanti per l’economia del mondo vitivinicolo che difende la terra e rifiuta l’uso di chimica in vigna come in cantina: un mondo che sotto il profilo economico affronta una serie di rischi d’impresa non trascurabili. Non dobbiamo infatti dimenticare che, per i viticoltori naturali, è molto più alto il prezzo di grandinate, gelate ed eventuali malattie che possono limitare la produzione. E negli ultimi mesi si è aggiunto il peso dei nuovi aumenti di energia, carburanti e materie prime che inciderà sulle future annate.
Ognuno di loro ha vini con diverse tipologie e diversi problemi. Quali sono?
Le nostre sono piccole produzioni artigianali, che vanno a reinterpretare il modo di fare vino, e non è sempre automatico capirle e apprezzarle. Anche per questo abbiamo voluto, attraverso il manifesto “La Forma e la Sostanza”, ribadire che il vino naturale, ottenuto senza additivi né chimica in vigna e in cantina, deve essere prima di tutto buono; non si possono spacciare per vini di qualità dei prodotti con problemi evidenti.
L’Italia è indubbiamente la nazione più conosciuta e apprezzata al mondo dei vini. Quanto vino produciamo, chi sono i nostri migliori clienti?
Il Consorzio racchiude anche alcuni piccoli produttori. La nostra è una produzione di nicchia i cui vini provengono solo da produttori indipendenti con vigne di proprietà e a volte con basse rese. E’ quindi difficile rapportare la nostra produzione alla grande produzione di vino in Italia. Ciò nonostante, i nostri vini sono molto apprezzati e distribuiti sia in Asia che negli Stati Uniti, come dimostrato dalla forte presenza di buyer internazionali a Viniveri.
Ogni regione, un vino, di ogni vino “un mondo” di sapori, di odori e di cultura. Quale regione ha la tradizione più antica per coltivare, lavorare e produrre?
Non c’è una regione più avanti delle altre in termini di tradizioni enoiche. Abbiamo esempi di viticoltura antica in tutta la penisola: potremmo citare le vigne a piede franco della Sardegna come quelle eroiche del Carso, le prime viti della Magna Grecia come gli affreschi con l’uva nelle tombe etrusche. Certo, ci sono – invece – regioni che sono rimaste più legate alla viticoltura tradizionale e hanno dato meno spazio all’industrializzazione del vino.
In Italia ci sono i “vini da taglio”, cioè?
Sappiamo di molte realtà del passato ma ora per noi è fondamentale offrire l’opportunità a giovani aziende che investono sulla qualità, sul territorio e sulla sostenibilità del lavoro di farsi conoscere.
Un buon vino è quello che …..?
E’ un vino che emoziona, che fa parlare il territorio. Che piace, fa bene e non mostra difetti evidenti: occorre smetterla di accettare vini mal fatti.
Molte cose nella nostra vita sono cambiate. “Anche la terra è cambiata”.
Purtroppo la nostra terra è cambiata in peggio: l’abuso di chimica in agricoltura e non soltanto nel settore vitivinicolo ha distrutto o compromesso tanti terroir. Dunque è sempre più importante l’opera di conservazione e tutela che i vignaioli del Consorzio Viniveri portano avanti con tenacia.