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Il Centro Sperimentale di Cinematografia ricorda Raimondo Vianello, gentleman del cinema italiano

Vianello visto da Walter Molino

Pochi giorni or sono, il Centro Sperimentale di Cinematografia e la Cineteca Nazionale hanno dedicato una retrospettiva di due giorni a Raimondo Vianello, gentleman del cinema italiano, non solo della televisione.

Il comico gentleman si è spento lo scorso 15 aprile. E’ stato l’unico italiano ad utilizzare un humour nero tipicamente all’inglese. Ha attraversato con la sua fisicità, con i suoi toni eleganti, gentili, le sue battute, le sue freddure raffinate ed ironiche, cinquant’anni italiani, insieme all’altrettanto popolare, Sandra Mondaini, o da solo, come anche con Ugo Tognazzi.

Vianello è stato anche un ottimo attore del teatro leggero e del cinema italiano, ma anche sceneggiatore di pellicole brillanti e popolari. Fu l’amico Guglielmo Barnabò, nel dopoguerra, a procurargli una scrittura nella rivista di satira politica, Cantachiaro di Garinei e Giovannini, dove esordì facendosi chiamare Raimondo Viani. Negli anni 1951-1952 iniziò a lavorare con Ugo Tognazzi, costituendo una delle più grandi coppie comiche di sempre. Come scrive giustamente Ernesto G. Laura: «Tognazzi era il finto tonto, di popolaresca furbizia, mentre Vianello l’amico “sofisticato”, sempre un po’ svagato; l’uno sanguigno e impulsivo, l’altro flemmatico ed ironico. La personalità comica di Vianello è appunto contraddistinta da questo distacco che ricorda l’“humour” inglese e che non aveva da noi precedenti. Anche fisicamente, egli si presenta senza trucchi ridicolizzanti, l’alta figura magra impeccabilmente vestita con gusto assai sobrio».

Con Tognazzi raggiungerà un enorme successo grazie al popolare programma del sabato sera Un due tre (1959-60).

Ma la due giorni del C.S.C. è stata dedicata ai film che hanno visto impegnato Vianello. Al cinema ha recitato come caratterista al fianco di Totò, Tina Pica, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, e coprotagonista con Tognazzi, per poi proseguire con altri assi della risata, prima di dedicarsi interamente alla televisione, continuando a lavorare nel cinema soprattutto nel ruolo di sceneggiatore.

Presentate, durante la retrospettiva, alcune pellicole. Iniziamo con “Una domenica d’estate” (1962), di Giulio Petroni (soggetto di Alberto Moravia, Sergio Amidei, Ugo Pirro; sceneggiatura: Ugo Pirro, Bruno Baratti), con Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Jean-Pierre Aumont, Anna Maria Ferrero, Françoise Fabian. Un film popolare che mostra una Roma che, in una domenica d’agosto, si svuota per riversarsi nel vicino lido di Ostia, nel pieno degli anni del “boom economico”. Amori, ingenuità, incidenti, equivoci, personaggi da spiaggia. Fra i personaggi più riusciti del film troviamo proprio Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi, due becchini che lasciano il carro funebre nel tentativo di fare un bagno.

“I maniaci” (1965), di Lucio Fulci (con soggetto di Castellano e Pipolo e sceneggiatura di Vittorio Vighi, Ugo Guerra, Castellano e Pipolo, Lucio Fulci), interpretato da Walter Chiari, Raimondo Vianello, Enrico Maria Salerno, Barbara Steele, Sandra Mondaini, Lisa Gastoni. Un cast di altissimo livello per questo film ad episodi, in cui Raimondo Vianello recita in ben quattro episodi.

“A noi piace freddo” (1961), di Steno (con soggetto e sceneggiatura firmati da Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Steno), vede protagonista la coppia Raimondo Vianello – Ugo Tognazzi, con la compartecipazione del grande Peppino De Filippo. Come ha avuto modo di scrivere Paolo Mereghetti, «comici equivoci nella Roma della seconda guerra mondiale: un borsanerista (Tognazzi) è scambiato per una spia inglese da un’attrice che cerca di dargli una mano nei suoi traffici, ma riesce solo a combinare disastri. Simpatica commediola che non ha nulla a che vedere con il famoso film di Wilder a cui fa il verso nel titolo, se non per Tognazzi che si traveste da donna come Jack Lemmon (…) ma bisogna riconoscere che riesce a farci ridere».

“Il gatto mammone” (1975), regìa di Nando Cicero (soggetto di Francesco Longo e sceneggiatura di Alessandro Continenza e Raimondo Vianello), interpretato da: Lando Buzzanca, Rossana Podestà e Gloria Guida. Si tratta di uno degli esempi di Vianello impegnato non come attore, bensì come sceneggiatore, insieme con il collaboratore di sempre, Continenza. Del film, Giusti scrive che si tratta di un «tentativo non riuscitissimo di combinare i Buzzanca-movies con il cinema delle ragazzine come Gloria Guida, quello di Nando Cicero e la scaltrezza dei copioni di Continenza e Vianello. Ne viene fuori una commedia di buon livello ma non il prodotto straordinario che ci aspettavamo». Alla fine, lo script di Continenza-Vianello appare la cosa migliore.

“Armiamoci e partite!” (1971), ancora per la regìa di Nando Cicero (con soggetto di Guido Scarnicci e Enzo Tarabusi, con la collaborazione di Steno), vede ancora la firma di Raimondo Vianello nella sceneggiatura, insieme con Scarnicci, Cicero, De Bernardi e (concedetemi la nota personale) il mio compianto insegnante Leo Benvenuti. Interpretato da Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Martine Brochard, il film è uno dei migliori Franco&Ciccio-movie (grandi personaggi televisivi, ma certamente ben più modesti sul grande schermo). Il film sembra una vera commedia di guerra, con un gran cast. I due siculi, emigrati in Francia, finiscono arruolati e vengono spediti al fronte nella Grande Guerra. Sceneggiatura scoppiettante.

Ha concluso la due giorni del Centro Sperimentale di Cinematografia, “Il terrore con gli occhi storti” (1972), di Steno (con soggetto e sceneggiatura di Giulio Scarnicci e Raimondo Vianello, con la collaborazione di Steno), interpretato da Enrico Montesano, Alighiero Noschese, Isabella Biagini e Lino Banfi. Tre aspiranti artisti, Mino, Giacinto e Mirella, progettano il falso omicidio di Mirella per diventare famosi ed attirare l’attenzione dei media. Ma nell’appartamento della ragazza un’altra donna viene trovata morta, e loro finiscono con l’essere gli indiziati. Mino e Giacinto capiscono che per evitare il carcere sono costretti a cercare i veri assassini. La coppia Noschese-Montesano, ben supportata da una brillante Isabella Biagini, funziona; il film, purtroppo oramai pressoché introvabile, regala gags e colpi di scena a ripetizione, grazie anche ad un Lino Banfi primissima maniera e quasi sconosciuto.

Un grazie al Centro Sperimentale di Cinematografia ed alla Cineteca Nazionale per questa iniziativa in ricordo del gentleman del piccolo e del grande schermo, Raimondo Vianello.

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