Skip to content

I misteri della vita

zzzzzz_i-misteri-del-rosario Liborio Coaccioli è un giurista affermato, nativo di Terni, ma per svolgere la sua professione di Avvocato dello Stato ha vissuto ad Ancona, a Venezia ed a Milano, prima di approdare a Roma, all’Avvocatura Generale dello Stato, nel 2001. Elegante, decenni vissuti da autentico playboy (un centinaio di fidanzate ed una vita vissuta intensamente tra amori, gioco nei principali casinò, vetture elegantissime, abbigliamento tuttora di grande impatto e originale alta eleganza), rappresenta in qualche modo un (piacevole) “mistero della vita”, perché è passato dalla vita così sinteticamente appena accennatavi a tutt’altra vita: da playboy a teologo, “con prove schiaccianti per la fede”, come raccontava a Stefano Lorenzetto, giornalista de “Il Giornale” nel giugno scorso, nel corso di un’intervista nella quale parlava anche della svolta della sua vita, avvenuta casualmente, nel 2004. In quell’intervista affermava cosa avvenne perché accadesse tale svolta: «Sabrina, la mia fidanzata dell’epoca, insistette per farmi sciare fuori pista in Val Senales. M’impiantai nella neve. Frattura del menisco, legamenti danneggiati. Dopo mesi di dolore postoperatorio, mi rivolsi a una riflessologa plantare di Pesaro. Tre sedute da 20 euro l’una ed ero guarito. Mentre armeggiava sul mio ginocchio, la sentivo parlare in vivavoce al telefono di Medjugorje. Scoprii così che organizzava viaggi verso il santuario mariano. Per scommessa, quattro mesi dopo andai con lei». E quel pellegrinaggio, il primo di una lunga serie, cambiò per sempre la sua vita.

Ho voluto garbatamente “giocare” con le parole nel voler intitolare l’articolo “I misteri della vita”, perché un giurista di successo ed un playboy di altrettanto successo, giocatore simpaticamente sfrontato nel gioco dei casinò così come nella vita in generale, sia riuscito a trasformarsi in un raffinato e profondo teologo ed in un credente che prega più volte al giorno e vive la fede, non limitandosi a parlarne, il che rappresenta – come già detto – un piacevolissimo “mistero della vita” in un mondo sempre più individualista, scristianizzato, competitivo, non empatico, egoistico, egocentristico, gaudentistico. Ma, in realtà, il gioco di parole del titolo dell’articolo si riallaccia all’opera letteraria di Liborio Coaccioli, “I misteri del Rosario” (Verdechiaro Edizioni – 2013 – pagg. 253).

Dalla descrizione ufficiale del libro, ampiamente confermata dalla lettura del libro, che avvince come pochi testi di saggistica riescono a fare, piace riportare quanto segue: “Perché Gesù è nato a Betlemme? Che cos’è lo Spirito Santo? L’inferno esiste? Cos’è la comunione dei santi? Esistono peccati che non possono essere perdonati? Cosa c’è oltre la morte? Subiremo tutti un giudizio? Qualcuno ha visto ed è tornato? È vero che da varie ostie è sgorgato sangue? Queste, e molte altre domande, restano, purtroppo, ancora ai margini di certa soporifera e stanca vita cristiana. L’autore si è prefisso non solo di indagare alcune verità fondamentali della fede cattolica, in cui ha visto rispecchiati tutti quei valori eterni espressi da altre culture, ma anche di restituire al messaggio cristiano quell’alone di mistero spesso assente in molte bolse omelie domenicali e poco veicolato da certa ufficialità ecclesiastica. Appare chiaro, quindi, come il rosario sia stato solo, per così dire, un pretesto, un punto di partenza da cui prendere le mosse per compiere, a fianco del lettore, un percorso di profonda spiritualità. Questo libro nasce, infatti, dall’amore per una persona straordinaria che ancora oggi affascina e inquieta: il Signore Gesù. Egli ha costituito, infatti, per l’autore, un sasso d’inciampo e, al tempo stesso, una pietra angolare da cui non ha potuto più prescindere, e ha, pertanto, sentito il bisogno di renderne conto”.

Parola di chi l’ha appena finito di leggere, cioè di chi vi sta scrivendo, il testo è più pragmatico e concreto di mille omelie e più esaustivo di tanti tomi che, più che dare al lettore, si crogiolano nel narcisismo dell’autore, spesso religioso, meno spesso laico. In fondo, negli ultimi anni, ho notato che le parole più pratiche e convincenti sulla fede ci sono giunte da laici sinceri, colti ed appassionati, com’è quel Liborio Coaccioli che ha rivisitato totalmente la propria esistenza, ma non l’elegante ed originale esteriorità che contribuisce a mantenere i tratti ed il fascino del playboy (il che, detto da chi vorrebbe esserlo, dev’essere proprio vero), a dimostrazione del fatto che la curata esteriorità può (e, perché no, deve) andare di pari passo con una straordinaria interiorità (una cosa non può in alcun caso escludere l’altra), resa particolarmente forte ed inattaccabile, non solo per merito di Medjugorje, ma per via di una rivoluzione molto ben ponderata e motivata di vita avvenuta in età non propriamente giovanile, quindi con tutta quella capacità di soppesare le cose e farle proprie in una modalità così autentica e forte che non trova eguali in una blanda fede giovanile “ereditata” passivamente dalla famiglia, e resa ancor più solida e credibile da una vasta cultura messa totalmente a disposizione della teologia e della fede.

Mi piace estrapolare solo pochissimi passaggi dal libro, tra i tanti che mi hanno colpito, e tra quelli per così dire “più semplici”, ma anche assai efficaci, che posso riportare qui senza la necessità di spiegare (spazio non ne avrei) premesse e quant’altro necessario. Ad esempio, ad un certo punto del libro, Coaccioli invita l’uomo di oggi a dedicare “tempo al Padre celeste, rendendolo – in tal modo – sacro, sottratto al fluire diacronico”. Oppure, capitolo stupendo, di altissima teologia (ma, vi assicuro, accessibile a tutti), quando l’autore avvisa il lettore che di fronte al grande mistero di Gesù crocifisso, morto in croce e risorto per noi, ciò “assomiglia a un bicchiere che dovrebbe contenere l’acqua del mare”. Ma Coaccioli non si limita certamente a questa acuta osservazione. Passa, piuttosto, subito a considerazioni per far sì che si possa sviscerare insieme con il lettore questo mistero, in maniera davvero mirabile.

Chapeau, Monsieur Coaccioli, re dei casinò di Montecarlo, Cannes e Saint-Vincent (solo per citarne alcuni) e abile corteggiatore, premiato con un palmarès impressionante di avventure eleganti con splendide donne. La stessa passione con la quale si è dedicato ad ogni elemento della vita (il diritto, il gioco, le donne, etc.) è, ancor più profondamente, ora dedicata pressoché integralmente a Lui.

Farà bene a molti la lettura di questo testo, che ha – tra i tanti pregi – quello di essere stato scritto da un laico e, per di più, ex gaudente. Sono queste le testimonianze che più di tutte possono raggiungere l’attenzione, il cuore e l’anima del lettore più distratto, di quello che non si avvicinerebbe mai ad un analogo testo, ma scritto da un religioso (che, spesso, non saprebbe neanche scriverlo così come ha fatto Coaccioli, perché anche per la fede – a dispetto di quel che si possa pensare – ci vuole alta cultura e tanta esperienza di vita). Insomma, una lettura utile per un approfondimento di chi già ha il dono della fede, ma altamente consigliabile (perché più accettabile e gradita prima ancora di iniziarla) a quei lettori che leggono di tutto, dai romanzi alla saggistica, ma che dribblano per tutta la vita queste tematiche che, invece, donano quel senso alla vita e alla morte (solo terrena), e – quindi – a quelle domande che atterriscono le masse in una società di “gaudenti disperati”, come mirabilmente disse pochi anni or sono il Papa Emerito Benedetto XVI.

© 2006 - 2024 Pressitalia.net by StudioEMPI