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Come procedono i nuovi accordi internazionali sul commercio?

Pil-in-cadutaCOMUNITA’ EUROPEA – A breve, il 90% della domanda mondiale verrà da paesi extraeuropei. Se l’Europa portasse a buon fine tutte le trattative in corso per accordi commerciali, il PIL potrebbe aumentare di 275 miliardi di euro. Ne deriverebbero 2,2 milioni di posti di lavoro in più in Europa. Un accordo di libero scambio (FTA) ha lo scopo di ridurre le barriere al commercio tra le nazioni, come i dazi all’importazione, che favoriscono i mercati e le industrie locali. Le procedure doganali, i diritti di proprietà intellettuale e le politiche sulla concorrenza sono esempi di barriere non tariffarie tra i diversi mercati. Un accordo di libero scambio punta a ridurre o eliminare entrambi questi tipi di barriere, per una maggiore trasparenza nel commercio. In questo modo per i Paesi aderenti diventa più economico e facile esportare verso i partner commerciali e accedere a nuovi mercati. Per i consumatori significa più prodotti sugli scaffali e prezzi inferiori, grazie alla concorrenza e ai dazi più bassi. Uno svantaggio di questi accordi può essere il rischio, per un’economia debole, di fare più concessioni di quanto le convenga nel lungo periodo. Gli accordi di libero scambio diventano molto importanti nei periodi di crisi economica, quando i Paesi tendono ad adottare politiche protezioniste. Nel 2013, le barriere al commercio sono aumentate, anche rispetto al 2012, ma non va dimenticato che l’Europa ha già accordi in vigore con 50 Paesi, dall’America Centrale e del Sud, all’Africa e all’Asia. Stiamo trattando anche con la Cina, e il TTIP con gli Stati Uniti è oggetto di forti discussioni. Quella tra America ed Europa è la maggiore partnership commerciale al mondo, responsabile della metà del PIL globale e di un terzo del commercio. I dazi sono sotto il 3 per cento, ma le barriere non tariffarie abbondano. Riguardano la sanità pubblica, l’ambiente e molte questioni su cui i governi non vogliono accettare compromessi. Negli ultimi dieci anni, le imprese indiane hanno investito in Europa l’equivalente di 43 miliardi di euro. Di questi, due terzi riguardano fusioni e acquisizioni di società esistenti, il resto l’impianto di nuove attività. L’Unione europea sta negoziando un accordo di libero commercio con l’India dal 2007. Le questioni più controverse riguardano l’agricoltura, gli standard sul lavoro e i farmaci generici. Oltre alle aziende informatiche, i gruppi farmaceutici e automobilistici indiani vedono nell’Europa un grande potenziale di sviluppo. La dimensione del commercio globale è stupefacente, e per quest’anno ci si aspetta una crescita tra il 4 e il 4,5 per cento. Sappiamo che il protezionismo è in aumento, ma il commercio globale, se fatto nel modo giusto, ha la possibilità di creare posti di lavoro e ricchezza.

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