Il risultato elettorale di queste consultazioni europee è meno eccezionale di quanto sembri a prima vista. E i dati “eccezionali” non sono esattamente quelli enfatizzati dai commentatori della prima ora. Per carità, nessuno vuole o può negare la sensibile avanzata del Pd rispetto alle scorse elezioni nazionali, quando il partito aveva toccato ilo suo minimo storico. E’ certamente vero che in queste europee raggiunge livelli percentuali mai toccati in precedenza. Ma si tratta – ci sia consentito, di una mera illusione ottica. La sinistra italiana, nel suo complesso, non supera mai la soglia dei 12 milioni di elettori. Non ci riesce. Storicamente. E non è acccaduto neanche in questo caso, in cui si sono misteriosamente combinati tre elementi che lo avrebbero potuto consentire: la grande – presunta – avanzata del pd; la – altrettanto presunta – affermazione della lista di “sinistra-sinistra” capeggiata da Tsipras; il tonfo – neanche tanto inatteso – delle liste 5 stelle. Ho messo insieme i numeri veri, quelli che riguardano i voti ottenuti, in un paio di semplici tabelline, che spiegano l’impietosa verità e che basterebbero a zittire una decina di commentatori che tentano di vendere la loro merce avariata nei salotti televisivi. L’unico dato vero che riguarda il Pd sta nel dato – inconfutabile – di aver fagocitato la lista Monti. E in particolare di aver ben metabolizzato, all’interno del suo apparato, la grande macchina da voti che si chiama ACLI, figlia legittima della sinistra democristiana orfana della prima repubblica. Con Matteo Renzi – vecchio dc anche lui – al timone della “balena rosa”, il travaso ei voti è nella tabella che segue, chiaro come il sole. Va detto – anzi – che nell’operazione, come spesso accade, s’è perso per strada qualche pezzo. All’appello della somma algebrica di Pd e Scelta civica, al netto dei 197 mila voti presi dai candidati di scelta europea, mancano infatti circa 69 mila voti: segno che qua e là, nel territorio, qualche “pezzo” delle vecchie ACLI ha fatto di testa propria.
Partito | Voti elezioni europee | Voti elezioni nazionali | Differenza |
Pd | 11.203.231 | 8.646.034 | + 2.557.197 |
Scelta europea | 197.942 | 2.823.842 | – 2.625.900 |
Pd+ Scelta europea | 11.401.173 | 11.469.876 | – 68.703 |
Mi permetto di segnalate ai nostri attenti lettori, che nel 2008 Walter Veltroni guidò le liste del Pd alle nazionali, mettendo in cascina 12 milioni e 95 mila voti: Ma, nonostante l’alleanza con L’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, che portò in dote un milione e mezzo di voti, perse il confronto con il Pdl che – allora toccò la vetta dei 17 milioni di voti. Perfino il “vecchio” prof. Romano Prodi, nel 2006, sfiorò il tetto dei 12 milioni di voti, fermandosi a 11 milioni 930 mila, 983 voti. Renzi, insomma, non ha fatto nessun miracolo, non ha raggiunto nessun record. Il suo risultato – anzi – è il meno brillante della serie storica più recente. Ha solo avuto la fortuna di riportare il bottino elettorale “nella media” della sinistra italiana in un momento in cui la percentuale dei votanti ha giocato a suo favore, assegnandogli percentuali che non rispecchiano la consistenza del voto reale. Ma veniamo a 5 stelle, che avevano dato a questa campagna elettorale il significato dell’atto finale della loro sia pur breve epopea di assalto al potere assoluto. Beppe Grillo aveva vestito definitivamente le vesti Robespierre “de noantri” e ha iniziato a promettere processi di piazza, vivisezioni, marce su Roma. Un armamentario di argomenti non proprio politici, che ha fatto il suo effetto: ha definitivamente allontanato dall’avventura grillina un po’ meno di 3 milioni di elettori. Il che è – in sé – una buona cosa. Intanto perché ridimensiona le “pretese” e le ambizioni – mai del tutto chiare – dei suoi leaders. Eppoi perché apre – finalmente – uno squarcio di luce sul movimento. Le defezioni, gli allontanamenti, non erano insomma figli di una somma di tradimenti, ma segni inequivocabili dello scricchiolamento della macchina messa in piedi da Grillo e Casaleggio.
Partito | Voti elezioni europee | Voti elezioni nazionali | Differenza |
5 stelle | 5.807.362 | 8.691.406 | – 2.884.044 |
scostamento | – 2.884.044 |
Affermare di aver perso tre milioni di voti fa certamente più male – anche semanticamente – rispetto ad affermare di aver perso quattro punti e mezzo percentuali. Ed ecoci all’altra “sorpresa” di queste elezioni, la lista Tsipras, che ha incamerato quasi tutti i voti di Sinistra Ecologia e Libertà di Niky Vendola. Senza andare oltre. Anzi, perdendo quasi 20 mila voti della dote della sinistra più verace. Anche in questo caso nulla di nuovo sotto il sole. I più smaliziati avevano pensato che la presentazione di questa lista “transnazionale” fosse un trucco della minoranza interna del pd, della vecchia guardia insomma, per mutilare l’avanzata del nuovo leader. E invece no. Vendola, probabilmente sperava in una evoluzione di questo tipo. Ma nella fretta di chiudere lista e accordi, ha lasciato fuori i Verdi europei, che hanno dovuto costruire una loro lista autonoma, mandato al macero i loro 250 mila voti che non sono bastati neanche a segnare un misero uno per cento nelle tabelle dello scrutinio. La lista Tsipras conferma l’ esistenza in vita della sinistra radicale anche in Italia, che con i suoi tre parlamentari europei consolida anche due certezze: quella di non poter incidere sulla politica europea, ma neanche su quella italiana.
Partito | Voti elezioni europee | Voti elezioni nazionali | Differenza |
tsipras | 1.108.457 | + 1.108.457 | |
sel | 1.089.231 | – 1.089.231 | |
scostamento | -19.226 |
Ed eccoci al centro desta. Le aspettative dei sondaggisti erano di tutt’altro segno: con Forza Italia a brandelli, Il NCD che si era auto- indicato come il legittimo successore e Fratelli d’Italia impegnato a resuscitare Alleanza Nazionale. Per non dire della Lega, a cui ogni previsione aveva negato l’ipotesi di poter confermare la sua rappresentanza al parlamento europeo. A condire questo quadro generale di disgregazione assoluta, avevano contribuito le personali vicende politico-giudiziarie di Silvio Berlusconi, la sua impossibilità di partecipare – alla sua maniera – alla campagna elettorale. Per non dire della altre vicende giudiziarie che hanno riempito le cronache politiche di note che riguardavano arresti, latitanze e inchieste a carico di alcuni dirigenti del partito. Inchieste giunte tutte al loro punto di massima visibilità, giust’appunto in campagna elettorale. Cos’è accaduto invece? E’ accaduto che – tutto sommato – le perdite sono state contenute, e che il raggruppamento ha “tenuto”.
Partito | Voti elezioni europee | Voti elezioni nazionali | Differenza |
Forza Italia | 4.614.364 | 7.332.134 | – 2.717.770 |
Lega nord | 1.688.197 | 1.390.534 | + 297.663 |
Fratelli d’Italia | 1.006.513 | 666.765 | + 339.748 |
La destra | 219.585 | – 219.585 | |
Grande sud | 148.248 | – 148.248 | |
altri | 166.334 | – 166.334 | |
NCD | 1.202.350 | + 1.202.350 | |
8.511.424 | 9.923.600 | – 1.412.176 |
Sì, Forza Italia ha perso due milioni e settecentomila voti rispetto alle nazionali dell’anno scorso. Ma li ha persi a favore della lega nord che a favore di fratelli d’Italia, che incrementano infatti il loro patrimonio elettorale di circa 300 mila voti ciascuno. Eppoi, c’è stata l’emorragia di voti “portati via” da NCD. Partito che recupera un milione e 200 mila preferenze, ma in “condominio” con l’Udc che alle scorse nazionali aveva raccolto poco più di 600 mila voti. E era schierato con Monti, non con il centro destra. I rappresentanti dei partiti che avevano fatto parte della coalizione delle nazionali sono quasi tutti rientrati nelle liste di Forza Italia. Ma il loro apporto “individuale” – inevitabilmente– è rimasto al di sotto dei valori che erano stati raggiunti con liste articolate nel territorio. Non so dire esattamente a quanti voti corrisponda la quota di preferenze che i parlamentari NCD hanno “sottratto” a Forza Italia. Meritoria certamente è stata la loro capacità di far rientrare nel centro destra l’UDC. Ma l’equazione tra dare e avere, alla fine, fa segnare la perdita di un milione e 400 mila voti. Segno che le strategie complessive del centro destra – che è ancora vivo, vegeto e competitivo, debbano essere attentamente riviste. E veniamo al voto all’estero che è stato gestito, in queste elezioni, solo ed esclusivamente dalla neonata struttura dei Club Forza Silvio. Il rapporto tra il centro destra e gli italiani all’estero è un rapporto viscerale, ma contorto e contrastato. Il voto all’estero ha infatti un unico “padre”, Mirko Tremaglia, che a questo passaggio di completamento della Costituzione, dedicò tutta la sua vita. Nel 2006, quando la legge entrò finalmente in vigore, La lista Tremaglia portò a casa un solo deputato. Al popolo della libertà andarono 4 deputati e un senatore. Sei parlamentari sui diciotto eletti all’estero. Un risultato certamente non all’altezza delle aspettative. Andò un po’ meglio alle nazionali del 2008, quando al centro destra andarono 4 deputati e 3 senatori. Ma l’attenzione dei partiti di centro destra, rispetto al voto degli italiani all’estero, non è mai aumentata. La gestione dei rapporti e la tenuta della “macchina” sono sempre state lasciate alla libera interpretazione dei deputati eletti all’estero: una sorta di lascito feudale a chi, in un parlamento di nominati eletti in liste bloccate, si cimenta invece –ogni volta – con preferenze e liste proporzionali… La competizione con le preferenze e le liste bloccate favorisce – in un primo momento – la nascita delle “cordate” elettorali. E poi, infine, mette i candidati uno contro l’altro, rendendoli avversari in competizione. Il risultato finale inevitabile sta nella lotta senza quartiere tra candidati dello stesso partito, pronti a tutto pur di sopravvivere: la democrazia cristiana mori’ di lotte per la sopravvivenza interna. Senza andare molto lontano, l’anno scorso, il Popolo della libertà ha eletto – all’estero – un solo deputato, frutto di liste costruite puntando sulle debolezze dei candidati… Il sistema elettorale delle europee è differente. Non si vota per corrispondenza, ma presso i consolati . Modalità che impedisce una adeguato afflusso alle urne. La “prima volta” del collegio estero europeo, alle elezioni europee, è stata nel 2009. Quella prima volta, nella circoscrizione Europa , i votanti furono 89 mila 842 su un milione e 200 mila di iscritti all’AIRE. E tra centro destra e centro sinistra fu un sostanziale pareggio:
Partito | Voti elezioni europee 2009 |
Pdl | 29.331 |
Udc | 3.692 |
Lega nord | 2.322 |
Destra nazionale | 2.063 |
La destra -MpA | 1.252 |
totale | 38.660 |
Al centro sinistra andò leggermente meglio:
Partito | Voti elezioni europee 2009 |
Pd | 19.021 |
Italia dei valori | 11.393 |
Sinistra e libertà | 6.095 |
Rifondaz. comunista | 3.132 |
totale | 39.641 |
Questa volta, nel 2014, gli iscritti all’AIRE sono aumentati fino a un milione 400 mila. I votanti sono invece diminuiti a 83 mila 254. Gli elettori del centro destra hanno votato così:
Partito | Voti elezioni europee 2009 |
Forza Italia | 9.033 |
NCD | 2.647 |
Lega nord | 1.641 |
Fratelli d’Italia | 2.476 |
Totale | 15.797 |
Il centro sinistra, invece, ha distribuito così i suoi voti:
Partito | Voti elezioni europee 2009 |
Pd | 30.370 |
Tsipras | 5.254 |
Scelta europea | 1.785 |
Totale | 37.409 |
Ai 5 stelle sono andati 14 mila 497 voti.
E anche dallo scenario “estero” arriva quindi la conferma che il Pd e la sinistra hanno solo “mantenuto” i loro voti. Mentre il “pacchetto” di voti del centro destra prende una brutta “botta”, figlia dell’emorragia di voti verso cinque stelle e la voragine dell’astensionismo. Proprio Forza Italia perde 20 mila voti netti. Circa 7 mila verso i partiti “amici”, gli altri verso il nulla. Ma gli stessi 9 mila voti “salvati” sono frutto dell’affezione e del lavoro dei Club. Nessun altro ha lavorato sull’elettorato estero. E gli stessi Club si sono mobilitati solo nelle ultime due settimane. Quando, forse, era addirittura troppo tardi per sperare in un qualsiasi risultato. Ecco lo scenario estero che ci permettiamo di sottoporre all’attenzione degli operatori politici del centro destra. Uno scenario che non è esaltante – in questa parte del campo –, ma solo perché finora non ci sono stati giocatori in campo. Qualsiasi elettorato abbandonato al suo destino, finisce per abbandonare il proprio partito o – addirittura – per rifiutare il voto. Noi ci abbiamo provato, caparbiamente, lanciando un “input” che è stato seguito in tutta Europa: cercare di indirizzare i voti sui capolista, per seguire sì le indicazioni del partito, ma anche per verificare la nostra capacità di guidare i processi politici in un contesto estremamente variegato e difficile. Ebbene, al di là dell’astensione devastante, al di là dei numeri che hanno ampiamente premiato il centro sinistra, possiamo dire che il nostro lavoro ha avuto un senso. Abbiamo fermato l’emorragia, “salvando” più di diecimila voti. E “firmando” questo lavoro, con i capolista delle cinque circoscrizioni che – nello spoglio estero – sono in cima alle preferenze, in ogni circoscrizione. Ecco. Esistiamo. Abbiamo voglia di lavorare. E un buon tasso di incisività politica. Adesso sappiamo da quale base ciascun Club inizia il suo cammino nella sua nazione, nel suo bacino consolare. Ci aspetta un duro lavoro. Ma le soddisfazioni saranno ogni volta maggiori.
Maria Garcia, responsabile “Club Forza Silvio” estero