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Lo stupore del mondo nella natura incontaminata dei quadri di Antonella Maranga

Un sogno ad occhi aperti. Guardare i quadri di Antonella è restare senza fiato, stupiti, è entrare nei suoi dipinti, nel suo mondo, nella sua realtà; che poi altro non è che un mondo sognato da tutti. Un mondo reale e immaginato allo stesso tempo, di una natura incontaminata, dove lo spettatore diventa attore in un palco che riesce a travalicare i confini del quadro stesso. Infatti, anche i bordi sono dipinti e non incorniciati, in un invito al più che resta al di fuori. È come osservare, distesi tra l’erba tutto quello che ci circonda e respirarne l’odore, l’odore dei fiori metabolizzato dai colori che usa: fiori viola, odori caldi e sensuali, gialli, per un odore fresco, celesti per la raffinatezza… bianchi ricordo dell’odore del talco. E il cielo, che diffonde la luce, attraverso la quale, il mondo prende realtà. Una realtà che quasi puoi toccare: fiori dai petali delicati come veli, quasi impalpabili; fiori di più spesso seducente velluto. Fiori che bramano il cielo. Chiaroscuri appena percettibili, inganni dell’occhio in un tutt’uno, proprio come nella natura: ti abbassi a sentire l’odore di un fiore, socchiudi gli occhi e… ecco che si susseguono sogni, ricordi, visioni. È lo stupore del mondo. La serenità la piacevolezza, e nello stesso tempo la forza e la prorompenza, creano un equilibrio, un’armonia che ci lascia stupiti ad ogni colpo d’occhio. È come se la brezza ogni volta facesse mutare il quadro, ondeggiare i fiori e farli tornare al loro posto. E così i colori: forti e delicati, riescono ad amalgamarsi e compenetrarsi e dare vita a nuove sfumature di vita. E allora ecco che iniziano nuove visioni, nuovi frammenti di vita che si compongono. Nuovi ricordi dell’anima. Si, perché, come afferma il critico d’arte Bruno Morovich “i quadri di Antonella, ci regalano un mondo possibile, di una natura incorrotta che ci invita a goderne. Il suo Romantico impressionismo è intriso di colori morbidi e robusti, soffici e leggeri. È difficile non pensare a Monet e alla sua donna col parasole”. Sembra vivere il mondo di una natura antica, di quell’età dell’oro incontaminata e incorrotta, quasi il giardino dell’Eden, o gli scorci dei giardini di Babilonia. Una natura che reclama la sua purezza. I tutù attendono le loro ballerine, ma sono trasportati dal vento. E allora ecco che l’anima del tutù vive del ballo e del suo ricordo, vive dell’anima della ballerina che lo aveva indossato poco prima. O forse era una fata? Mi domando io. I tutù si fondono con i fiori, nascono da essi, veli come petali e fiori che si avviluppano ad esso, come due anime concordi. È l’anima di Antonella tra sogno e realtà, tra ricordo e passione. Una donna forte e dolce, dove le due caratteristiche si compenetrano e non contrappongono, dove l’anima umana estrae una donna, che va al di là dei canoni odierni dell’apparire. Ma trova forza nel suo essere. Un essere che ha bisogno del sogno come realtà, come i bambini. Ma il mondo esiste proprio perché sappiamo immaginarlo. E in quel momento l’artista ha il potere magico della creazione. Ma poi il quadro vive una vita sua, grazie ai sentimenti e alle emozioni che riesce a suscitare negli spettatori. E allora ecco mille mondi possibili, mille vite vissute. Lo sguardo privilegiato dell’artista, diviene voce e immagine degli altri. Ecco i privilegi che Antonella ci concede di vivere. Antonella ci dimostra che non è vero che nel mondo non c’è posto per le anime sensibili e sognatrici; ma che esse hanno un posto privilegiato, nel mondo.

 

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