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In campagna i bambini imparano a conoscere il cibo

Si sta sviluppando il fenomeno Fattorie didattiche, la multifunzionalità dell’azienda agrituristica pensata per i più piccoli.

fattorie_didattiche_aperte1Una media di 1,5 milioni di bambini coinvolti in un anno, circa tremila strutture in Italia riconosciute. Sono i numeri del fenomeno Fattorie didattiche, la multifunzionalità dell’azienda agrituristica pensata per i più piccoli. Numeri in crescita che, potranno a breve coinvolgere ancora più scuole per fasce di età diverse. Di questo e altro si parlerà ancora ad AgrieTour, il Salone nazionale dell’agriturismo e dell’agricoltura multifunzionale (Arezzo Fiere e Congressi, 13-15 novembre 2015), che da diversi anni promuove al suo interno AgrieTour Bimbi, un’area completamente dedicata a questo tipo di attività. Ora che il “il disturbo da deficit di natura” teorizzato e studiato dal noto pedagogo americano Richard Louv è patrimonio acquisito e condiviso tra gli insegnati più attenti ed i dirigenti più al passo con i tempi, proliferano le esperienze didattiche in campagna e all’aria aperta. Un tempo si parlava di “aule distaccate” e le fattorie didattiche lo sono sempre più e sempre più in maniera stabile e continuativa; questa esperienza che nasce nei primi anni 2000 è ormai consolidata. Stando ai dati, sono 2.500 le fattorie che offrono in maniera stabile questo servizio alle scuole. Anche Agrietour bimbi, la parte dedicata alle fattorie didattiche del Salone nazionale dell’agriturismo, si prepara ad affrontare questo tema nell’ambito dei numerosi seminari e Master che caratterizzeranno l’offerta culturale della manifestazione. Tra gli argomenti che saranno discussi: gli adeguamenti strutturali minimi per le aziende agricole che vogliono qualificare l’offerta rivolta alle scuole e alle famiglie, le esperienze di orti urbani e orti scolastici che rappresentano un utile complemento contro la sindrome teorizzata da Louv e le esperienze di differenziazione per intercettare e soddisfare target sempre più attenti e sensibili ai temi della natura, delle produzioni sostenibili e dell’autoproduzione. Il mondo rurale ha finalmente ritrovato la forza e la dignità per dialogare con la città e con i modelli culturali più recenti; da questo mondo, dalle nostre aree interne, da quelle meno inurbate oggi arrivano le risposte più concrete e meglio rispondenti ai limiti che i modelli neo-liberisti hanno manifestato.
Tre le regioni più attive la Sardegna e la Lombardia, così come l’Emilia Romagna (330), il Piemonte (250), la Campania (235) e il Veneto (circa 220).

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