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L’energia vitale di Antonella Maranga

I fiori sono il soggetto principe della pittura di Antonella Maranga.

MARANGA-FULL-SIZE-RENDERIl fiore è certamente uno dei soggetti più cari alla pittura di tutti i tempi, nessun artista vi si è sottratto attribuendo ad esso nel tempo, valenze particolari e caratteristiche. Affonda le sue origini nel mito allorché Zefiro, vento di primavera, s’innamora di Flora la rapisce e si unisce con lei in matrimonio facendole come dono d’amore il regno sui campi e sui giardini coltivati. Rappresentazioni floreali che in ogni epoca hanno rappresentato il concetto della vita breve e della bellezza, anch’essa effimera. Un tema che viene sviluppandosi nel corso del XVII sec. e che  nell’iconologia classica, tramandataci da Cesare Ripa, si manifesta nella Logica (che regge un mazzo di fiori) e nella Speranza (dove il fiore evoca la nascita del frutto). Dal Medioevo al Rinascimento dai pittori olandesi (le nature morte di fiori  -Bruegel, Bosschaert -) agli impressionisti (Monet, Van Gogh) fino ai contemporanei (Morandi e Warhol) il fiore si è offerto all’occhio di chi lo guarda nei suoi mirabili effetti cromatici e variazioni di tono, rivelandosi metafora ed allegoria del vivere dell’uomo. Non è un mistero che la stessa “Primavera” del Botticelli, che vanta un gran numero di interpretazioni sia di ordine botanico che mitologico, celasse un intento politico come rivelato dal prof. Guidoni dell’Università di Roma, che ipotizzava che il dipinto celasse un disegno del magnifico per unificare l’Italia. Si è tenuta presso la “Passepartout Corniceria” di Alessandro Antonini a S. Mariano la personale di Antonella Maranga. Ed i fiori sono il soggetto principe della pittura di Antonella Maranga, delicata interprete della natura agreste ed incorrotta. L’artista nativa di Gubbio, si è avvicinata alla pittura sin da giovane esprimendosi in maniera figurativa ed in seguito si è trasferita a New York dove ha vissuto per parecchi anni, affinando le sue doti artistiche alla Parson University, incontrando artisti informali che le indicano la strada verso una ricerca pittorica  caratterizzata da atmosfere misteriose e romantiche. Ritornata in Italia, l’incontro con l’artista Fausto Minestrini diviene per lei fondamentale in quanto inizia a sperimentare nuove tecniche che danno ai suoi quadri  quel singolare movimento capace di aprire il nostro inconscio immaginario. Con i suoi dipinti, l’artista ci fa entrare in un mondo fatto di “frame”, laddove regala  scorci di campi, squarci di fiori palpitanti e cangianti cieli. Fiori che ella coglie con lo sguardo d’attorno la sua campagna, fiori spontanei che si esaltano confondendosi con rose, magnolie (simbolo di dignità e perseveranza), ranuncoli (dalla bellezza sobria e malinconica) ed alte zolle e verdi arbusti. L’ artista eugubina tratta i soggetti floreali con rispetto, direi lo stesso che ha per se stessa, non sottraendoli comunque alla forza della natura. Proprio perché selvaggi e spontanei, i lunghi steli s’allungano, s’avviluppano in una danza sinuosa e tormentata,stagliandosi in primo piano, catturati, in un gioco di empiree luminescenze. Sì, da dar luogo ad un abbraccio, tra fiori e cielo, che si manifesta in un amplesso tra atmosfere e terra. La giustapposizione delle tinte, penetra nell’occhio dello spettatore, che non si sottrae al consensuale rapimento che mira a fondere entrambe le anime. Ed è a questo punto che nasce l’alchemico rapimento. Quando Lella Maranga dipinge lo fa attraverso una canalizzazione energetica che le permette di entrare in dimensioni più sottili in modo che emerga l’aspetto multidimensionale del nostro essere, aspetto che la banalità dei condizionamenti di tutti i giorni ci ha fatto dimenticare costringendoci a vivere solo la parte materiale della nostra esistenza.  Quando la coscienza individuale è stabile crea una coscienza collettiva. Così come usiamo internet, il nostro DNA è in grado di trasmettere informazioni e stabilire un contatto con altre persone connesse. I quadri di Antonella trasmettono vibrazioni altissime che vengono percepite da chi li osserva come sensazioni di benessere . È come se attraverso l’osservazione dei quadri si riconquistasse la perduta armonia con l’energia universale. I quadri della pittrice hanno oserei dire un potere terapeutico , questo non significa essere tecnicamente capaci ma semplicemente essere abili per l’ipercomunicazione. Ma, per quanto possa apparire pacata e serena l’opera dell’artista, essa esplode con fragore, non riuscendo a sottacere appieno i contenuti dell’anima. I suoi dipinti sono accarezzati dal vento, espresso con impalpabili ed intangibili pennellate, che scompiglia l’ancestrale quiete dei suoi paesaggi; ma per quanto sia un  alito lieve ed incorporeo, esso è carico di una perenne inquietudine,di una costante ricerca di sé – caratteristica generale dell’artista – dell’essere donna, forte e delicata, fustigata come i suoi fiori ma mai doma alle avversità. Antonella Maranga ben si rappresenta,nella semplicità di ciò che configura: il fiore che guarda ed il fiore che è in lei e che diviene dono per tutti noi.

 

 

 

 

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