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Merano Wine Festival, I Love you!

Si è conclusa con successo anche la ventottesima edizione del più prestigioso salone dedicato al vino.

Merano Wine Festival - Foto presa da Wikipedia
Merano Wine Festival – Foto presa da Wikipedia

MERANO (BZ) – L’intuizione del celebre patron Helmuth K.O, si degusta da ben ventotto anni, ed è in continua evoluzione pur restando fedele a se stessa e al massimo principio che vuole la qualità e l’eccellenza da mettere in vetrina; ma sa stare al passo con i tempi, con le nuove tecniche e le ricerce nel campo dell’enologia. Non solo, l’attenzione va in modo particolare verso la sensibilità alle tematiche ecologiche ed anche verso i vini naturali o verso quei vignaioli che hanno saputo riappropriarsi delle proprie radici storiche.
Insomma, si attende sempre con piacere il Merano wine festival, perché sa sempre regalarci momenti indimenticabili nei nostri bicchieri, nella splendida cornice del Kuhaus.
L’atmosfera è scintillante, sarà un po per i colori vivi e cristallini dei vini, le sfumature accattivanti dei calici alzati per essere osservati, sarà forse anche per le ammalianti bollicine degli Champagne; ma non possono mancare i vini in anfora, i vini vulcanici, i grandi classici delle regioni italiane, una degustazione di vini con almeno 10 anni in bottiglia, le cantine che hanno saputo fare la storia del nostro vino, e nemmeno i grandi vini stranieri. L’attenzione è rivolta proprio a tutti, ed io non vorrei mai andare via.
Merano Wine Festival, si è aperto l’8 Novembre con il simposio su sostenibilità, naturalità e purezza nel settore wine&food, in cui si è voluto suggerire riflessioni e approfondimenti dedicati sia ai produttori che agli appassionati del settore, attraverso un vivo confronto con gli esperi e gli interpreti del mondo del vino. l’ Hotel Terme Merano ha ospitato la lezione enologica “ Nel segno di Zierock” fra documentazioni, testimonianze e filosofie che hanno contraddistinto una visione del vino pionieristica, anticipatrice di molti temi attuali. “…la sua più grande intuizione fu quella di anticipare l’approccio ambientalista alla viticoltura, attraverso la formulazione del Pentagono. Propose una visione olistica della produzione di vino mediante uno schema che richiama il terroir (clima, suolo, vitigno) e l’uomo: depositario di cultura, tradizione ed etica. Senza questi elementi sarebbe solo un’attività economica senza lo spirito delle origini”, scrive di lui il Professor Attilio Scienza.
Insomma: tanti, tanti vini, tanti produttori, chef rinomati, wild cooching, masterclass, eccellenze del panorama eno-gastronomico, non manca la visione al femminile di questo mondo magio, appassionati, addetti al settore, che sanno cogliere l’anima di questa eccellente manifestazione.
Insomma, bisogna aspettare ancora un altro anno per tornare in questo tempio del gusto; intanto, nell’attesa, spero proprio di riuscire a cogliere un’intervista ad Helmut.

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