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Perché la deforestazione dell’Amazzonia è un problema che riguarda anche noi

La denuncia di Greenpeace: con il presidente Bolsonaro la deforestazione in Brasile è aumentata del 75%

Ma se la foresta pluviale più grande del mondo si riduce ancora l’impatto sul clima sarà devastante per tutto il Pianeta.

Deforestazione-Amazzonia-(26-Gennaio)-inDa quando Jair Bolsonaro è diventato Presidente del Brasile, nel 2019, la deforestazione dell’Amazzonia è aumentata del 75,6%. A rivelare questo dato estremamente preoccupante è il rapporto di Greenpeace Dangerous man, dangerous deals, che si basa sui dati raccolti dall’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE).

Un aumento così significativo del tasso di deforestazione si traduce in migliaia di chilometri quadrati di foresta pluviale andati perduti in appena tre anni per favorire l’espansione dell’agricoltura intensiva e del settore estrattivo attraverso il cosiddetto “cambio di uso del suolo”, cioè l’eliminazione della vegetazione autoctona per far spazio a piantagioni e pascoli oppure a miniere e infrastrutture. Spesso il disboscamento avviene mediante incendi appiccati illegalmente e a questo proposito i dati del rapporto di Greenpeace mostrano che rispetto al 2018 gli incendi sono aumentati del 15% nella regione del Cerrado e addirittura del 218% nella zona del Pantanal.

L’Amazzonia è chiamata il “polmone verde” del mondo per la sua capacità di assorbire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera, compensando almeno in parte le emissioni di gas ad effetto serra causate dall’uso di combustibili fossili. Per fare un esempio concreto, la più grande foresta pluviale del mondo assorbe da sola circa la metà delle emissioni di CO2 prodotte in Europa dalle attività antropiche.

La deforestazione, oltre ad avere gravi ripercussioni sulla biodiversità e sulla vita delle popolazioni indigene, interferisce in maniera preoccupante con questa capacità di assorbimento, determinando un calo costante delle emissioni trattenute. Al contempo, il cambiamento nell’utilizzo del suolo lascia spazio ad attività che di per sé sono responsabili del rilascio di grandi quantità di gas ad effetto serra, come nel caso degli allevamenti di bovini. Gli incendi stessi hanno un impatto negativo poiché causano il rilascio di grandi quantità di gas inquinanti. A conferma di queste tendenze, i dati raccolti dal Greenhouse Gas Emissions and Removals Estimating System, un progetto sviluppato dall’Osservatorio sul clima brasiliano, mostrano che le emissioni di CO2 in Brasile sono aumentate di poco meno del 10% dall’entrata in carica di Bolsonaro.

Sulla base di questi fattori, si teme pertanto che il più importante ecosistema del Pianeta in grado di assorbire CO2 si trasformi invece in una sorgente netta di emissioni inquinanti. Anzi, secondo una recente ricerca, che ha visto coinvolti oltre 30 scienziati e che è stata pubblicata sulla rivista Frontiers in Forests and Global Change, non si tratta di un timore ma di una triste realtà: la foresta amazzonica ha già cominciato ad emettere più CO2 di quanto riesca ad assorbire.

Quanto sta accadendo in Amazzonia non dovrebbe quindi allarmare solo le comunità locali, seppur direttamente coinvolte, ma anche noi cittadini europei, poiché negli ultimi anni abbiamo ormai imparato che il cambiamento climatico è un problema globale le cui ripercussioni non risparmiano nessun angolo di mondo. Fermare la deforestazione e ripristinare l’ecosistema pluviale degradato dalla mano dell’uomo diventa quindi cruciale per non perdere un importante alleato di tutti nella lotta al cambiamento climatico.

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