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Massimiliano Fedriga a Expo Dubai 2020

Le Regioni ad Expo Dubai hanno portato la visione di un’Italia dei territori che è un mosaico di saperi.

Massimiliano-Fedriga-inROMA – “E’ il sistema delle Regioni che, nel suo disegno plurale, tiene insieme la geografia della bellezza operosa italiana”. E’ questo il punto di partenza della riflessione del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, intervenuto oggi al Padiglione italiano di Expo 2020 Dubai sul tema “Innovazione, Internazionalizzazione e attrattività dei territori – La bellezza delle Regioni italiane”.

La “bellezza” di cui parliamo oggi – ha spiegato Fedriga – è quella che unisce le persone: una bellezza intesa come “intelligenza collettiva”, “che nasce dall’armonia, dall’integrazione dei territori, dal saper fare, dalla cultura, dagli stili di vita e dalle competenze”.

“Le Regioni ad Expo Dubai hanno portato la visione di un’Italia dei territori che è come un mosaico di saperi, città, grandi filiere e capacità produttiva. Un mosaico composto da tre grandi raffigurazioni: il nostro patrimonio storico-artistico e naturale, la capacità industriale e la sostenibilità in tutte le sue declinazioni. Tre temi il cui trait-d’union è un’idea forte di umanesimo industriale”.

“Qui a Dubai abbiamo rappresentato per la prima volta anche con l’ausilio delle immagini la forza del sistema delle Regioni – ha detto il Presidente Fedriga, a margine del suo intervento – che si candida a dialogare sia con gli investitori internazionali ma soprattutto, a livello nazionale, come interlocutore ineludibile per un’efficace realizzazione degli obiettivi di sviluppo e degli investimenti previsti dal Pnrr”.

Intervento del Presidente Fedriga

Desidero innanzitutto porgere a nome di tutti i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome i miei saluti a tutte le Autorità intervenute e a questa qualificata platea.
Sono veramente lieto di intervenire in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni a questo momento celebrativo delle eccellenze regionali all’EXPO di Dubai.
Ritengo infatti essenziale, prima della conclusione dell’EXPO, rappresentare in maniera unitaria il protagonismo delle Regioni in questo importante palcoscenico internazionale per i nostri territori.
Le regioni italiane hanno portato a Dubai il tema della “Bellezza che unisce le persone”, con una visione che non si ferma certo al solo fatto estetico, ma intende la bellezza come intelligenza collettiva, qualcosa che nasce dall’armonia, dall’integrazione dei territori, del saper fare, della cultura, degli stili di vita e delle competenze. Come rapporto fertile tra storia e contemporaneità.

Come diceva un grande storico, la bellezza italiana nasce dal saper produrre “all’ombra dei campanili e nelle cento città cose belle che piacciono al mondo”.
Oggi, aggiungerei, una bellezza che nasce dal saper produrre cose che sono anche utili oltre che belle, per una società umana che a livello globale necessita di ripensare il proprio equilibrio con l’ambiente.
Le regioni sono venute ad Expo portando la visione di un’Italia dei territori che è come un mosaico di saperi, città, grandi filiere e capacità produttiva. Noi sappiamo che nel mosaico le tessere esprimono il meglio proprio quando tutte insieme compongono il disegno unitario.
Quello presentato qui a Dubai dalle regioni italiane è un mosaico composto da tre grandi raffigurazioni: primo, il nostro patrimonio storico-artistico e naturale, intrecciato però con la capacità industriale di una nazione di produttori, e infine attraversato dalla sostenibilità in tutte le sue declinazioni, dalle energie alle economie circolari.
Sono tre temi il cui trait-d’union culturale è una idea forte di umanesimo industriale, una attitudine ad interpretare la potenza della tecnica attraverso la bellezza, che da sempre caratterizza l’Italia, almeno dal Rinascimento fino ad oggi. E’ questo, io ritengo, il contributo che l’talia può dare al mondo, utile ad interpretare un’epoca di enorme salto tecnologico come quella che viviamo.
Una cultura di umanesimo industriale che in Italia ha nei territori il suo humus, ma che si esprime anche nella capacità  tipica del nostro paese di praticare quelle che definirei politiche di globalizzazione a medio raggio, tra Europa e Mediterraneo. Politiche capaci di gettare ponti tra culture.
Gli Expo, lo sappiamo, sono occasioni importanti per sviluppare relazioni, per scambiare conoscenze e per sviluppare attrattività  reciproca tra i paesi. Le regioni italiane sono a Dubai per presentare al mondo il nostro modello di sviluppo. Un modello di cui le regioni stesse sono protagoniste e fondato su due pilastri.
Il primo pilastro è un sistema industriale e manifatturiero che compete nel mondo più che per singole imprese per filiere produttive interconnesse, organizzate in grandi piattaforme territoriali d’area vasta, le nostre smart lands, che funzionano come fabbriche a cielo aperto, dove chi investe può trovare, oltre a cultura e paesaggio, un tessuto forte di piccole e medie imprese, ricerca scientifica e sapere artigianale, capacità produttiva e reti logistiche.
La trama di queste piattaforme alimenta (e si alimenta) di un secondo pilastro i “campioni nazionali”, ovvero gruppi e cluster industriali grandi e medio-grandi, che cuciono legami tra le piattaforme e il mondo, e rappresentano la capacità italiana di gestire con creatività e imprenditorialità le grandi sfide tecnologiche e le filiere produttive lunghe che oggi stanno cambiando lo scenario dell’umanità.
E’ dall’intreccio tra cluster e piattaforme, mediato dalle politiche regionali, che emergono le potenzialità attrattive del nostro paese. Un modello italiano articolato per grandi sistemi territoriali interconnessi, la cui mappa disegna il volto di un’Italia futura aperta al mondo. E se proviamo a percorrere velocemente questa mappa, troviamo la filiera delle industrie ad alta tecnologia proiettate ad esplorare campi nuovi del vivere umano e sociale.
Parlo ad esempio dell’aerospazio, rete lunga che unisce la grande tradizione dell’industria pubblica con le filiere globali, e connette in un’unica piattaforma organizzata come una rete produttiva aperta, Piemonte, Lazio, Campania e Puglia e i rispettivi cluster regionali. Superando per molti versi le storiche divisioni tra Nord e Sud.
Poi la rete lunga delle scienze della vita che connette il ruolo delle grandi aree metropolitane come Milano o Roma, o le città medie dotate di reti scientifiche e di ricerca come in Friuli Venezia Giulia, alle piattaforme produttive nei territori, come nel Lazio. Anche qui con un ruolo di connessione delle politiche regionali, nell’accompagnare il rapporto tra big players e distretti produttivi.
Altro punto di eccellenza internazionale del nostro paese, è il cluster delle nuove energie e lo sviluppo del paradigma dell’economia circolare. Il ruolo dei grandi operatori, una governance pubblico-privato, e le peculiarità regionali disegnano una rete di innovazione diffusa che va dall’idroelettrico nei contesti alpini del Nord fino alle posizioni di vertice raggiunte da regioni come Basilicata, Campania, Puglia nel fotovoltaico, piuttosto che l’eolico in Sardegna o il geotermico in Toscana e la comunità di ricerca del Cluster Tecnologico Nazionale con i progetti sullo stoccaggio delle energie rinnovabili.
Quarta grande filiera è la rete digitale, ovvero le reti per la transizione delle piattaforme territoriali, fondamentale per proiettare città e cluster produttivi nell’economia dei dati. Il sistema delle regioni lavora già con i grandi players delle reti per realizzare processi di modernizzazione del nostro capitalismo intermedio manifatturiero verso l’economia dei dati e l’innovazione di processi e prodotti: il caso dell’Emilia Romagna, qui oggi, è emblematico.
Così come altrettanto importante è la presenza a Dubai della filiera dell’automotive e del design industriale, in transizione verso un nuovo assetto di industria della mobilità sostenibile e complessa. Una piattaforma nazionale articolata nei territori con la dimensione della grande fabbrica dal Piemonte al Lazio fino alla Campania e alla Basilicata, oppure con le filiere della componentistica globale, che connettono il Nord delle piattaforme dal Piemonte alla Lombardia e al Veneto fino alle “Motor Valley” dell’Emilia Romagna fino al progetto della gigafactory sulle batterie in Abruzzo.
Per un paese esportatore come l’Italia, importante è anche la filiera della grande logistica e della portualità, asset fondamentale che connette la grande portualità tirrenica di destino dalla Liguria fino alla Campania con la filiera del transhipment in Sardegna e Calabria, e poi il corridoio Adriatico dalla Puglia fino al nodo di Trieste in Friuli V.G. a servire la Mitteleuropa. Infine, lasciatemi concludere con un’altra piattaforma che le regioni italiane hanno rappresentato a Dubai, il grande capitale del patrimonio artistico e naturale, la biodiversità  dei saperi del fare, del patrimonio storico-archeologico e di quel grande bacino antropologico rappresentato dal cibo e dalle sue culture.
Una piattaforma che connette il capitalismo dolce dell’Italia storica delle cento città  dalla Toscana all’Umbria alle Marche, con i borghi e le grandi città  d’arte, insieme con le piccole regioni del cuore verde dell’Italia come Umbria e Molise. E che si articola nei territori con il made in Italy del bello nell’Italia dei distretti industriali della moda, dell’arredo di design, del cibo, e con i territori dal grande capitale naturale e storico, nella piattaforma alpina dalla Valle D’Aosta alle due Province autonome di Trento e Bolzano, capaci di unire paesaggio a ricerca e innovazione sostenibile. Con le culture del cibo e della Dieta Mediterranea ad unire anche qui la biodiversità  del paese, dal Nord alle regioni del Sud e delle Isole, dalla Calabria alla Sicilia fino alla Sardegna, connettendo heritage e food.
Una piattaforma fondamentale nell’accogliere il rilancio dei flussi turistici internazionali a cui tutti stiamo lavorando e che può sviluppare grandi potenzialità  aprendosi e connettendosi con le piattaforme e filiere industriali e tecnologiche che qui oggi si confrontano nelle tavole rotonde.
Abbiamo voluto rappresentare tutto questo in un video che a nostro avviso dà  il senso profondo alle parole che a volte rischiano di sfuggire.
Spero di condividere con voi le stesse emozioni che ho provato nel guardarlo. Grazie a tutti

 

FONTE: Ufficio Stampa Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

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